Bad Movie - Deadpool 2, di David Leitch

Il Bad Movie della settimana è l'ottimo sequel di Deadpool. La travagliata lavorazione non ha impedito a Ryan Reynolds di fare suo il franchise

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Spoiler Alert

Attore/Autore

È il trionfo di Ryan Reynolds. Ormai lui è Deadpool e viceversa. L'attore canadese difende nel film la sua patria (da battuta cattiva di T.J. Miller), accusa Hugh Jackman/Wolverine di averlo imitato con un superhero movie per adulti ("Prima copia il mio successo col bollino rosso"), ricorda i record del primo Deadpool ("C'è La Passione Di Cristo e poi ci sono io!"; il film del 2016, effettivamente, è il secondo maggiore incasso Usa di sempre rated R dopo Mel Gibson), mette insieme la sua squadra di Avengers modello Tony Stark (X-Force: un gruppo di dozzinali supereroi, più il borghese pauroso Peter, presto decimato eccezion fatta per la divina Domino di Zazie Beetz), scrive la sceneggiatura di Deadpool 2 (spesso commentandone l'intrinseca debolezza), manda via il regista del primo successone (Tim Miller non era d'accordo con lui circa alcune scelte del copione), cerca la morte bella prima dei crediti finali (l'ha fatto Wolverine e lui no?) e forse anticipa di un anno un escamotage che potrebbe essere usato il 3 maggio 2019 in quello che oggi chiamiamo Untitled Avengers Film per risolvere una certa strage mondiale. Quante altre star abbiamo visto in questi anni entrare in possesso di un franchise come sta facendo Reynolds con Deadpool? Nessuna oltre in piccola parte Tom Cruise con Mission: Impossible e in scala più enorme Vin Diesel con Fast & Furious anche se Vin e Tom, a differenza di Reynolds, non possono continuamente giocare con l'autobiografismo vista la natura meno metacinematografica delle loro saghe.
A sentire quello che dice il nostro mercenario chiacchierone sempre frustrato, non poco sfigato e spesso picchiato e/o torturato è necessario essere: "tanto elastici da portare avanti il franchise per altri 12 anni".
Il Signor Pool lo sa bene. Tutto ciò sarebbe potuto diventare antipatico, borioso o come dicevano i greci ricco di...

Hybris

E invece Deadpool 2 non lo è nemmeno un po'. Il rischio di cantarsela e suonarsela da soli poteva essere enorme visto il successo del primo capitolo e conseguente potere di Reynolds dentro la saga. Si poteva diventare presuntuosi e autoreferenziali tanto da essere puniti da addetti ai lavori e pubblico come accadde a Kevin Costner per Waterworld (1995) o L'Uomo Del Giorno Dopo (1997) oppure come andò al Bruce Willis di Hudson Hawk (1991). Perché invece Deadpool 2 è una bomba? Perché Reynolds e Leitch mescolano benissimo action (girata a dei livelli superiori rispetto al primo grazie al regista del formidabile John Wick), emozione (primi piani strappalacrime di Deadpool, Cable, Vanessa e Russell/Firefist), humour per iniziati ("Chi sei tu?" "Sono Batman"; sussurrato alla Keaton per Burton e non urlato alla Bale per Nolan per far felice il Seth Rogen di Cattivi Vicini) e senso dell'umorismo scurrile ("Quella chi cazzo del cazzo è?"; questo è il modo di porsi delle domande da parte del nostro supereroe). Deadpool è sempre prima di tutto Wade Wilson, un ragazzaccio dalla bocca sporca ma dal cuore d'oro che voleva essere padre prima di vedere la compagna morire sotto i suoi occhi (da lì l'associazione col piccolo Bruce Wayne del Batman di Burton e Batman v. Superman), cercarla tre volte in un aldilà dove si sente Take On Me degli A-Ha in versione lenta per poi capire che dovrà salvare un x-boy mutante adolescente (tre termini che significano la stessa cosa) da sé stesso per potersi ricongiungere con Vanessa fuori dalla dolorosa realtà terrena. Deadpool 2 ci racconta dell'eterno duello tipico della tragedia greca tra certezza della predestinazione (quella in cui crede il padre traumatizzato che viene dal futuro Cable) o fiducia nel libero arbitrio (quello in cui pongono le loro speranze i genitori di domani Vanessa & Wade).

Autodistruzione

Un'altra caratteristica per niente scontata del personaggio di Deadpool non è la sua autoironia bensì una cosa più difficile da ottenere ovvero la sua costante presa in giro da parte del film, dei co-protagonisti e quindi anche del suo alter ego Ryan Reynolds. Deadpool ci piace da morire perché è sempre prima un fan che un punk (quando vede Juggernaut/Fenomeno è tutto contento sciorinando le apparizioni di quel personaggio nella bibliografia Marvel) nonché una esilarante contraddizione vivente: si diverte un mondo ad essere sarcastico ma poi è uno schiavo terribile del progressismo politicamente corretto, quasi da radical chic per ricordare l'inventore del termine ora scomparso Tom Wolfe. In poche parole: è sempre paranoicamente concentrato su possibili minacce di presenza nel SUO testo sacro Deadpool 2 di sessismo (annoiando a morte l'unica signora della X-Force), razzismo (accusando Cable di spregevolezze anti-indiane che Cable non prova minimamente), bullismo e attacchi alle libertà del movimento LGBT (facendo venire il latte alle ginocchia alla presunta lesbica Testata Mutante Negasonica). Deadpool, in fondo, cos'è? Un adolescente polemico degli anni '90 (inizia lì la sua avventura fumettara per mano dei papà Nicieza e Liefeld) che prende in giro l'arcaicità dei fumetti Marvel accusandoli di essere simboli di una società nordamericana più arretrata rispetto al momento in cui vive lui ma di cui, allo stesso tempo, vorrebbe disperatamente far parte perché quelli sono i "genitori" che non ha mai avuto (nel film lo sentiremo dire a Vanessa: "Quel pezzo di merda di mio padre ci ha lasciati"). Wolverine è dunque il padre che ha sempre cercato di uccidere (letteralmente, ma molto malamente, in X-Men: Le Origini - Wolverine) ora, e probabilmente anche domani, sostituito da Cable mentre Colosso è quel fratellone maggiore (in tutti i sensi e dimensioni) più ligio al dovere degli X-Men con cui litigare in continuazione ma del cui abbraccio Wade non può e non vuole fare a meno. Avevamo amato l'umanità e le ridicolaggini di questo sinistrorso snob retorico già nel primo Deadpool. In questo capitolo 2 è tutto ancora più riuscito.

Conclusioni

Mission accomplished? Yes. E non alla George W. Bush (una delle battute più divertenti del film per chi ricorda una delle gaffe più famose del terzultimo Presidente Usa). L'attore/autore/dominatore Reynolds vince su tutta la linea arrivando addirittura a spararsi alle spalle nei panni di Deadpool nel momento passato in cui un Ryan di 7-8 anni fa leggeva tutto contento il copione del futuro flop Lanterna Verde autocongratulandosi: "Benvenuto in serie A, ragazzo" (quindi, dopo questo omicidio, nel nuovo futuro di Deadpool non esisterà più né il film di Martin Campbell né quella che all'epoca era ritenuta un eterna quasi star canadese più che altro ex coniuge di Scarlett Johansson).
L'impatto nel film di Zazie Beetz come Domino è pari a quello di Pam Grier in Coffy (1973), cult movie blaxploitation dei '70.
Black Panther... non possiede una panterona nera come è Zazie in Deadpool 2. Spin-off in arrivo per lei?
L'attrice germano-statunitense con chiare origini afro per parte di mamma è una bomba erotica che ti eccita e diverte come nessuna delle signore del Wakanda del successone Marvel con primo supereroe nero.
Ci voleva il secondo film di e con Wade Wilson per far venir fuori la vera prima black wonder woman.
Ma non vorremmo esaltarci troppo. Altrimenti arriva quel trombone di Deadpool per rimproverarci circa l'inadeguatezza di certe espressioni sessiste & razziste. Già lo sentiamo bussare istericamente alla porta.

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