Bad Movie - Ant-Man, di Peyton Reed

Il Bad Movie della settimana è la piacevolissima sorpresa Ant-Man di Peyton Reed con Paul Rudd, Michael Douglas ed Evangeline Lilly. Poteva essere un flop

Condividi

Periferia del Marvel Cinematic Universe

Mentre Iron Man è arrivato al tre, Thor, Captain America e gli Avengers al due e i Guardiani della Galassia hanno sì un solo episodio al loro attivo ma in una dimensione da space opera tutta loro e quindi iperspecifica e iperprotetta... ecco arrivare un nuovo supereroe piccolo come una formica che sembra abitare la periferia del Marvel Cinematic Universe. E' lontano dal centro l'eroe riluttante perché i suoi due mentori sono una sorta di rinnegati e ribelli del Sistema pronti a dare un bel cazzotto in faccia allo S.H.I.E.L.D. già al quarto minuto di film. Gli Avengers? L'eroe riluttante è un loro grande ammiratore ma i Vendicatori sono lontani e sempre fuori casa lasciando il loro quartier generale quasi incustodito come le celebrità losangeline di The Bling Ring. L'eroe riluttante si chiama Scott Lang ed è appena uscito di prigione. I suoi mentori sono Hank Pym e Hope van Dyne. Un padre e una figlia miliardari, geniali e letali in lite tra loro da circa 30 anni. I Pym /Van Dyne sono alternativi agli Avengers da decenni. Hanno le finanze, l'acume e la disciplina di farsi tranquillamente gli affari loro lontani da Tony Stark & Co. mentre osservano con sospetto cosa vuole fare il pericoloso ex discepolo di Hank Darren Cross, ossessionato dal replicare una vecchia formula del maestro. Ant-Man di Peyton Reed, dodicesima pellicola dell'Universo interconnesso voluto con forza da Kevin Feige e ultimo capitolo della Fase 2, è come la villa vittoriana di Hank Pym: fuori dal centro di San Francisco e apparentemente di basso profilo. Ci racconterà di una coppia divorziata che si vuole ancora bene, di amici ladri ignoranti ma di buon cuore, di un padre e una figlia sui generis e di un ladro appena uscito di prigione costretto suo malgrado a diventare super indossando una... "tuta da motociclista" che lo rende piccolo come una formica e in grado di comunicare con i laboriosi insetti (per il lato Giant Man della faccenda fumettistica... c'è tempo; per questo film si è scelto, giustamente, solo la piccola taglia). Il fascino della pellicola risiede nella proposta di ambienti sociali alternativi alle star del MCU come se tutti gli strampalati personaggi di questo film affabile e intelligente rivendicassero l'appartenenza a una zona satellitare e subordinata al centro che potremmo chiamare periferia o superhero movie di serie B. Sottovalutati, ignorati e calpestati come le formiche, lontano dagli Avengers vivono migliaia di creature brulicanti in cerca di amore, potere, denaro, vendetta o l'abbraccio di una figlia. Ant-Man è il superhero movie degli sfigati? Forse sì. Ma di tutti gli sfigati, compresi villain, scienziati e personaggi secondari. E forse proprio per questa identità perdente... Ant-Man vince su tutta la linea.

Il Falco e la Volpe

Il segreto del successo di Ant-Man è nello scontro di classi e poi nell'alleanza di classi alla Una Poltrona Per Due

Appurato che ci troviamo in periferia, il segreto del successo di Ant-Man è nello scontro di classi e poi nell'alleanza di classi alla Una Poltrona Per Due. Se è vero che il genere di riferimento è l'heist-movie, è anche vero che il segreto della riuscita di una pellicola molto ben riuscita è nel collegare il mondo vittoriano, esclusivo, straniero (non sembra la casa di un occultista europeo quella calda villa scricchiolante?), sotterraneo, esclusivo e profondamente traumatizzato della famiglia Pym con quello suburbano, realistico, appariscente (nelle prime inquadrature di Scott durante la scazzottata in prigione c'è una luce quasi divina puntata su di lui) e profondamente disorganizzato di Mr. Lang. Ma la bravura è stata quella di inserire dei "ponti" nel casting che potessero permettere quel contatto generazionale e collegamento che dà al film lo slancio per affrontare una seconda parte in cui Hank-Scott-Hope diventano una cosa sola, con tanto di love story tra i due giovani. Spesso il cinema pop si comporta in modo ottimale quando mischia sapientemente il superficiale con il subliminale. In un film che parla di rapporto tra dimensioni fisiche e mondi a sé stanti incastrati l'uno dentro l'altro (1: realtà condivisa da tutti 2: realtà microscopica in cui Scott precipita quando preme il pulsante della tuta e diventa Ant-Man 3: mondo subatomico in cui Scott entra se preme la borchia del cinturone) è sorprendente come la produzione abbia lavorato su questo concetto a livello subliminale con il casting. Il premio Oscar Michael Douglas è un figlio d'arte, un aristocratico di Hollywood ed è stato ricco (Wall Street), avventuriero (All'Inseguimento della Pietra Verde), sessualmente scatenato (Basic Instinct, Attrazione Fatale), istituzionale (Il Presidente - Una Storia d'amore), dipendente da marijuana (Wonder Boys). E' chiaro che il suo Hank Pym non sarà uno scienziato vecchietto in gilet qualsiasi ma un uomo che credibilmente è stato un supersoldato in miniatura negli anni '60 senza aver mai avuto una grande simpatia per Howard Stark. Scott Lang chi è? Un ladruncolo ma sui generis. Si muove come un ninja, ha delle convinzioni politiche (è una sorta di Robin Hood che ha rubato alle multinazionali per dare ai bisognosi), è bravo più di MacGyver ad improvvisare delle soluzioni tecniche (la scena dell'apertura della cassaforte Carbondale 1910 a casa di Pym), è colto ("Ho un master in ingegneria elettronica" gli sentiremo dire ad inizio film) e intuitivo (se non fosse per la sua voglia di armeggiare con il regolatore della tuta, non gli sarebbe mai venuta in mente l'idea di usare dei dischi allarganti di Pym per tirarsi fuori dal mondo subatomico). Ci voleva un attore eclettico ma sempre vincente come Douglas per azzeccare il Lang giusto e Paul Rudd è stato la scelta perfetta. Egli sa essere demenziale (Anchorman), realistico (Questi sono i 40, 40 anni vergine), sofisticato (The Shape of Things), naïf (Quell'Idiota di Nostro Fratello) e popolano (Prince Avalanche). Rudd è poliedrico: sa essere credibile quando vuole fare il sarcastico sul nome Ant-Man davanti a Falcon (una scena divertentissima dove Scott vorrebbe essere più gentile di quello che sarà costretto ad essere), quando si allarga in un irresistibile sorrisone dopo aver regalato un inquietante coniglio di peluche alla figlia (quel sorrisone è CHIAVE) e quando serve tutto agitato e redento la battuta per la controbattuta più divertente di tutto il film affidata a Douglas. I due sembrano un vecchio falco (Douglas) e una giovane volpe (Rudd) pronti ad allearsi.
Non potevano scegliere due attori più indicati per le parti.

Ant-Man

Bug's Life

Si poteva fare di più? Le volevate di più? Sì. Probabilmente sì. Si ha una percezione netta: che le formiche facciano schifo. Tutta la produzione si è concentrata su questo aspetto che poi è anche il punto di vista di Scott e la base della sua riluttanza a diventare Ant-Man per quasi tre quarti di film. Le razze vengono esposte troppo brevemente e le identità specifiche non marcate da un punto di vista fisico (sempre fondamentale al cinema). Forse non basta per noi spettatori chiamare una formica Anthony se poi non regali ad Anthony dello screen time e/o una scena cardine magari riferita a un aspetto del suo corpo che enfatizzi in primo piano collegandolo a delle emozioni di Scott. Bisognava provare più tristezza nel momento in cui quell'ala di Anthony cade nel cielo. Tutti i momenti dedicati al mondo delle formiche e al loro bestiario sono frettolosi e anche Hank Pym (errore) non sembra fare tanta distinzione all'interno del suo formidabile esercito (quella formica è 247 o 248?). Insomma... ci saremmo aspettati un po' più di amore alla Phenomena per queste creature che si fanno il mazzo, sono sempre disponibili a lottare e morire e sono fondamentali per il proseguimento dell'avventura. Paradossalmente... era meglio eliminare la formica gigante che diventerà il pet di Cassie nel finale (buffa la coincidenza con un momento del bruttissimo fantasy di Garrone Il Racconto dei Racconti) perché stona assai e accentua la sensazione che la produzione abbia erroneamente puntato sull'orrore e ribrezzo piuttosto che sull'eroismo e simpatia legato al mondo delle formiche. Speriamo si modifichi il tiro in futuro.

Villain

Sì è vero. Corey Stoll non è il massimo come Darren Cross/Calabrone ma ciò che salva il film è che Scott Lang ha alcuni villain sostitutivi lungo tutto il film che ci permettono di dimenticarci come sia scialbo il personaggio di Darren e poco incisiva la fisicità del buon Corey (sembra Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo). I villain sostitutivi sono gli elementi del mondo che Scott incontra nella realtà da Ant-Man come i tacchi delle scarpe in una discoteca, i flutti di un rubinetto di una vasca, un topo. Il regista e la sua squadra di collaboratori vfx sono stati così bravi a realizzare delle sequenze incalzanti quando Scott è Ant-Man (leggermente grandangolari e con i pulviscoli d'aria gravitanti in cielo; interessante) che ti dimentichi letteralmente di Cross/Calabrone fino allo scontro finale. Scott può incontrare parecchi problemi anche prima di fronteggiare quello psicopatico. Per esempio... c'è anche un umanissimo e concreto Bobby Cannavale nei panni del rivale Paxton (per la seconda volta bravissimo Cannavale ad essere contro il protagonista dopo il suo laido esperto di media nel musical Annie) come funzionante villain da commedia adulta visto che è il fidanzato dell'ex moglie di Scott Maggie (Judy Greer, non lontanissima dalla sua moglie in crisi di Jurassic World) con più di qualche dubbio sull'affidabilità di Scott come padre.

Adulti

Il film di Reed è parecchio interessante perché propone delle situazioni non manichee nella vita dei suoi personaggi

Il film di Reed è parecchio interessante perché propone delle situazioni non manichee nella vita dei suoi personaggi. C'è molta complessità in questa pellicola e, anche in questo caso, la bellezza del film è che questa complessità ti appare davanti agli occhi dietro l'amabilità di un quadro più ampio che non nasconde mai le difficoltà senza impedirsi di volerle superare. Hope litigò con il papà e lo tradì prendendo le parti di Darren Cross in passato (Darren fa una battutaccia al vecchio Pym che lascia intendere come l'intesa tra lui e la figlia dell'ex mentore fosse anche di natura sessuale). Hank non stima gli Avengers (battuta sarcastica su The Avengers: Age of Ultron) e, come dicevamo, non mostra particolare affetto per Howard Stark (scena iniziale ambientata nel 1989). Scott ha una ex moglie che non lo rivuole indietro come amante (pare che Paxton le vada benissimo) ma che vuole assolutamente che Scott possa essere un padre presente per la piccola Cassie, a patto che metta la testa a posto. Paxton vorrebbe Scott in prigione e Hope lo denuncerà addirittura alla polizia. Ma alla fine del film... le cose possono cambiare e tu hai la sensazione che con Ant-Man ti trovi di fronte a tanti personaggi segnati dalla vita e quindi in grado di affrontare la realtà che li circonda con una elasticità mentale superiore alla media.

Mondo Subatomico e Mondo Peña

E' sconvolgente pensare che questa grande trovata visiva (ma che bella quella sequenza in cui Scott affonda nelle misteriose profondità quantiche che intrappolarono la moglie di Hank) non fosse contenuta nei copioni di Edgar Wright e Joe Cornish. Il viaggio di Scott nel mondo subatomico (quantum realm) è la ciliegina sulla torta di un terzo atto che avrebbe risentito assai dell'uscita allo scoperto come unico villain del debole Cross (con conseguente calo di tensione in noi spettatori) per non parlare di come quel tuffo di Scott rappresenti una momentanea soluzione al grande tormento della Famiglia Pym (papà e figlia potrebbero tornare lì in futuro per cercare mamma? Beh... basta vedere una delle due scene post-credits) con relativo rimando ai capitoli successivi. E Peña? Parlando con Peyton Reed abbiamo scoperto che anche il sollievo comico di un superhero movie già molto pervaso dalla commedia nei suoi due leader Rudd-Douglas (sanno far ridere: lo sappiamo) è frutto della farina del sacco della Fase 2 di Ant-Man ovvero quando sono usciti Wright-Cornish e sono entrati in sceneggiatura Adam McKay e lo stesso Paul Rudd. Stiamo parlando dei monologhi fantastici in cui l'ex compagno di cella di Scott Luis (Peña) si lancia in questi racconti divertenti quanto prolissi (che bella l'idea dei vari personaggi che ricalcano con il labiale la voce narrante dell'ex compagno di cella di Scott Lang; occhio a Stan Lee) spesso decisivi per le sorti del protagonista. Questo strano uomo con la camicia sempre abbottonata fino al collo ispirato a un vecchissimo conoscente dell'attore di Chicago (occhio alla nostra videointervista per saperne di più) è incline ad avere un sorriso leggermente maniacale stampato in faccia qualsiasi cosa dica ed avrà addirittura l'onore di chiudere Ant-Man. Ci sembra incredibile venire a sapere che oltre al meraviglioso mondo subatomico del finale di Tre Millimetri al Giorno di Richard Matheson (è quel romanzo del '56 che ispirò Stan Lee per la creazione di Ant-Man nel 1962?) anche i suoi monologhi prolissi non fossero presenti nelle sceneggiature di Wright-Cornish (anche perché sembra proprio il loro stile). E' l'ulteriore prova del fatto che non solo Ant-Man alla fine non si è rivelato il disastro dell'estate 2015 che molti temevano dentro il Marvel Cinematic Universe ma che Peyton Reed (lontano dalla regia da ben otto anni), sottovalutato come pochi al momento della notizia della sostituzione di Wright alla regia, abbia portato dei cambiamenti dentro il film che si sono rivelati assolutamente perfetti.
Anche Mr. Reed ha sfruttato l'effetto underdog di Ant-Man.
Nessuno si aspettava molto da lui e invece... la montagna ha partorito una formica dannatamente divertente.

Riuscirà Ant-Man a mantenere la sua fiera identità periferica quando lo vedremo tra i giganti di Captain America: Civil War (2016)? E' questa la domanda che sta frullando nella testa dei tanti nuovi fan di questo piccolo grande film Marvel.

Continua a leggere su BadTaste