Bad Movie - American Ultra, di Nima Nourizadeh
Il Bad Movie della settimana è l'interessante ma squilibrato stoner spy comedy thriller American Ultra con Jesse Eisenberg e Kristen Stewart
Soluzione al 15%
È quanto è stato cambiato il copione di American Ultra dello sceneggiatore Max Landis da parte della produzione attraverso le parole stesse del figlio del regista dei Blues Brothers nell'interessante intervista video cercata da Landis Jr. presso i tipi di Red Letter Media al fine di commentare, dal suo punto di vista, i non esaltanti risultati del film al botteghino e non solo. È l'ennesimo script da parte dell'enfant prodige (32 anni ad agosto) figlio d'arte che floppa dopo il successone Chronicle (2012) e dopo il non esaltante esordio alla regia Me Him Her + altra sceneggiatura con amore & pericolo intitolata Mr. Right + revisionismo horror Victor: La storia segreta del dottor Frankenstein.
Tre sceneggiature + una regia non redditizie o proficue presso il mitologico duo Pubblico & Critica.
Facciamo chiarezza nella cronologia degli eventi.
Mad Max
5 giugno 2015: la commedia Me Him Her, scritta e diretta da Landis, viene presentata al Seattle International Film Festival senza destare interesse. Uscirà in pochi schermi l'11 marzo 2016. Budget: 5 milioni di dollari.
21 agosto 2015: American Ultra esce in sala. Floppone per lo stoner spy movie con Jesse Eisenberg e Kristen Stewart. Budget: 28 milioni di dollari.
18 settembre 2015: la commedia d'azione Mr. Right viene presentata al Toronto International Film Festival. Nessuno pare innamorarsene nonostante Sam Rockwell e Anna Kendrick come protagonisti.
Distribuzione in 35 schermi Usa l'8 aprile 2016. Nessuno lo vede.
25 novembre 2015: il revisionismo horror Victor: La Storia Segreta Del Dottor Frankenstein arriva in ben 2800 cinema Usa. Flop terrificante con James McAvoy e Daniel Radcliffe nel cast. Budget: 40 milioni di dollari.
Non è stato dunque un 2015-2016 felicissimo per il nostro Max. Cos'è andato storto in American Ultra?
Amore Tossico
Perché Jesse Eisenberg non sembra uno sballato? Perché non è uno sballato. Nei modi, nel viso, negli occhi.
Prendiamo a prestito qualcosa da Andrea Pazienza per digitare... se devi rappresentare un amore tossico tra Jesse Eisenberg e Kristen Stewart (per la terza volta insieme dopo Adventureland e prima dell'uscita in sala per noi italiani di Café Society di Woody Allen), anche se il tuo stoner ha a che fare con la meno mortifera marijuana al posto della più letale e sgradevole eroina di Amore Tossico o Trainspotting, devi comunque farmelo vedere un po' più strafatto e meno perbenino e lucido. Invece sia Eisenberg che Stewart (perché mettere loro la stessa camicia e renderli quasi indistinguibili per taglio di capelli? Perché farli sembrare dei ragazzini?) paiono sempre più sobri di quello che dovrebbero sembrare. Anche prima che lui scopra di essere un Jason Bourne in letargo.
Liman Town
Se il papà John aveva la grande passione di coinvolgere colleghi registi in simpatici camei nei suoi film (il nostro preferito rimane sempre quello di Steven Spielberg come impiegato del fisco in ignara pausa panino alla fine dei Blues Brothers), anche il figlio Max non scherza in fatto di coinvolgimento meta di nomi che sono già significato. Questo strano stoner spy movie con invadente anima da romantic comedy vedrà un super agente Cia diventato strafatto recuperare la memoria marziale come il Jason Bourne di Matto Damon lanciato al cinema dal regista un tempo indie e arthouse Doug Liman? Ecco allora che l'avventura di American Ultra comincerà presso la sonnolenta cittadina di Liman, West Virginia, dove lo stoner Mike (Jesse Eisenberg) è un irreprensibile clerk dalla casa bellissima (?) presso lo store Max Goods (questa autocitazione è presuntuosetta) in attesa di dichiararsi con la sua pazienta fidanzata Phoebie (Kristen Stewart).
Poi, improvvisamente, ucciderà due energumeni con un cucchiaino.
Pineapple Express
È il miglior stoner movie degli ultimi anni. Sottogenere di grande tradizione negli Usa, dai film con Cheech & Chong a quelli con Harold & Kumar, alla prima mitica regia non completata di Tarantino (My Best Friend's Birthday) nonché tutto il segmento di Vincent Vega & Mia Wallace in Pulp Fiction (1994). Finalmente li cominciamo a fare pure noi: Smetto Quando Voglio (2014) ha tanti momenti da puro stoner movie. Quello che funzionava alla grande nel 2008 in Pineapple Express (da noi arrivato come Strafumati) era il convincente stato di alterazione attraverso cui, e grazie al quale, Seth Rogen & James Franco riuscivano ad affrontare truculente sparatorie e scontri splatter nella casuale avventura nella quale sarebbero stati violentemente catapultati. Qui il regista Nima Nourizadeh (bellissimo fu il suo Project X) e lo sceneggiatore Max Landis (soprattutto se per l'85% il suo copione non è stato alterato) risultano assai meno brillanti. Mike, una volta attivato dall'agente Cia mamma protettiva Lasseter (il riferimento al guru Pixar è legato al fatto che Max era il suo cucciolo o puppy o toy), diventa più solenne, efficace e serioso del suo doppio Jason Bourne. Mai un momento di credibile spaesamento o crisi dopo i tanti anni da placido impiegato strafatto di provincia. Non ci permetteremmo mai di essere così banali e infantili da spiegare i motivi di un flop (per Landis Jr è tutta una questione di marketing sbagliato come spiega a Red Letter Media nella sua passionale difesa-intervista) con i difetti che ci pare di ravvisare in un film perché le due cose non sempre, dal nostro punto di vista, vanno o sono mai andate troppo a braccetto. Ma American Ultra pare abitare una terra di nessuno: troppo scemo e superficiale per inquietare circa una Cia composta da bambini più dispettosi che minacciosi senza alcun tipo di profondità geopolitica ma, allo stesso tempo, troppo serioso e patriottico per esaltare i fan dello stoner movie. Stona molto in uno stoner movie l'immediato senso di appartenenza che Mike sentirà con la Cia in vista di una troppo esibita volontà di trasformare l'operazione in franchise. Della serie: qualche dubbio sovversivo, casomai, lo faremo venire al nostro Mike nel numero 2 o 3 della Ultra Saga. Questa, come in un comic hero movie, è l'origine della sua storia. Ma siamo sicuri che un approccio così cinico in chiave produttiva, e governativo in ottica drammaturgica, si integri bene con l'identità dello stoner movie? Non erano degli sballati come Mike... ma chissà come mai pensiamo che la diffidenza e i travagli interiori di Xander Cage (troppo nichilista per accettare al volo l'invito dell'Agente Augustus Gibbons), Wolverine (troppo ferito e incazzato per provare fiducia o perdonare i simpatici ideatori del Weapon X Project) e dello stesso Jason Bourne nei confronti dell'establishment... fossero molto più convincenti della paziente amabilità di un Mike che, nonostante sia stato un puppy da laboratorio per anni, non ci mette niente a sposare in pieno le istanze della Cia dei buoni, una volta incontrata sul suo cammino mamma Lasseter.
Conclusioni
Come tutte le sceneggiature di Max Landis... c'era un enorme potenziale. E come nel caso anche di precedenti lavori... si sente la linea di sangue con quella geniale mescolanza di generi ante litteram (e ante Coen Bros e Tarantino) che papà John sperimentò da pioniere tra fine '70 e inizio '80 con Animal House (1978), The Blues Brothers (1980) e il suo capolavoro definitivo Un Lupo Mannaro Americano a Londra (1981). Lì l'amore, l'horror, l'azione, il dramma, la satira, l'erotismo e la violenza si fondevano sempre con una naturalezza entusiasmante. Nel caso del figlio Max... abbiamo ritrovato quella stessa magia nella sua sceneggiatura di Chronicle.
Ma nel caso di questi ultimi film troviamo più calcolo, più marketing e più falsità rispetto all'approccio del papà.
Sono cambiati i tempi e Landis Junior pare convincente quando racconta a Red Letter Media la sua costante difficoltà e frustrazione nel voler proporre ai produttori qualcosa di originale dentro il cinema mainstream.
American Ultra è stato l'ennesimo tentativo andato a finire male per lui in questi ultimi 18 mesi ultranegativi.