Bad Movie - A Quiet Place: Un Posto Tranquillo, di John Krasinski

Il Bad Movie della settimana è il divertente sci-fi movie A Quiet Place, terza regia di John Krasinski anche protagonista a fianco della moglie Emily Blunt

Condividi
Spoiler Alert
Medium

"I'm delighted with it, because it used to be that we in films were the lowest form of art. Now we have something to look down on". (Billy Wilder).

La frase del regista di A Qualcuno Piace Caldo non solo è molto divertente ma anche lucida nella sua cattiveria. Proviamo a tradurla liberamente: "La adoro perché un tempo noi cineasti eravamo considerati gli autori della più infima forma d'arte. Adesso c'è qualcuno che ci batte". A cosa si riferiva il maestro americano? Ma alla televisione naturalmente. Nuove classificazioni estetiche nel corso del '900 quando, a metà del secolo, quel piccolo elettrodomestico cominciò a portare nelle nostre case prodotti audiovisivi infinitamente meno qualitativi rispetto a ciò che si poteva trovare in luoghi chiamati sale cinematografiche. Passa mezzo secolo e tutto cambia. La qualità? La trovi in tv. Lo zeitgeist? Pure. Al cinema non si può più provocare con sesso o politica perché il medium è diventato, specie a Hollywood, per bambini e pochi produttori se la sentono di rischiare. In tv, invece, arrivano temi adulti e complessi nonché azzardi stilistici. Vi sembra un caso che sia il Denis Villeneuve di Blade Runner 2049 che l'Alexander Payne di Downsizing citino uno show tv come Black Mirror come modello da imitare se non vera e propria fonte di ispirazione riguardo il modus operandi (specie nel caso di Payne)? E allora eccolo ancora una volta il cinema di oggi che si aggrappa alla tv nel caso di due b-movie considerati in realtà gemme chic come Scappa - Get Out di Jordan Peele e A Quiet Place: Un Posto Tranquillo di John Krasinski.
Entrambi i film ricordano un episodio lungo di una serie tv.
Quella di Scappa - Get Out potrebbe essere proprio Black Mirror o meglio ancora Ai Confini Della Realtà.
Quella di Krasinski qualcosa di più sci-fi e invasivo come Falling Skies.

Giorno 89
È l'inizio temporale del film con ellissi forte a Giorno 472 dopo il prologo dall'epilogo tragico. Il numero 89 è un giorno preciso dall'arrivo degli alieni o da quando questa famiglia si è trasferita a vivere da sola in una fattoria in mezzo al niente? Sono rimasti al mondo solo i cinque Abbott (mamma, papà, due figli maschi + una figlia sordomuta) oppure c'è anche qualcun altro? Krasinski, coadiuvato in sceneggiatura da Bryan Woods e Scott Beck (autori del soggetto iniziale risalente al 2013), è bravo a non darci troppe informazioni confezionando un intrigante action sci-fi dove vedremo gli Abbott difendersi silenziosamente da bestiacce belle grosse con zampone da cavallette e testone dentate alla Alien di Ridley Scott. Drugstore ed altri esercizi commerciali sono deserti e ancora pieni di alimenti da prelevare in libertà (come in Zombi di Romero) ma non bisogna fare rumore perché gli extraterrestri non hanno né vista né olfatto ma dal punto di vista acustico sono più intuitivi del nano Gustavus de Le Avventure Del Barone Di Münchausen di Terry Gilliam. Il regista è estremamente arbitrario dal punto di vista acustico specie in due zone del film decisive. 1) Punto di vista... anzi meglio di udito: c'è un sonoro oggettivo in terza persona (i rumori del mondo-film A Quiet Place) e poi c'è quello che sente, o meglio non sente o sente pochissimo, la figlia sordomuta Regan Abbott interpretata con la tigna giusta da Millicent Simmonds, attrice sedicenne capace di recitare senza voce nella tradizione della collega sordomuta premiata con l'Oscar per Figli Di Un Dio Minore (1986) Marlee Matlin. Quando il film assume il punto di udito di Regan o Krasinski crea un vuoto sonoro facilmente distinguibile rispetto al punto di udito oggettivo oppure crea un faticoso miscuglio di rumori visto che il papà di Regan le sta cercando di costruire un apparecchio che possa aiutarla a sentire qualcosa del mondo esterno 2) Udito degli Alieni: come mai questi antipaticissimi visitatori sanno distinguere perfettamente i rumori della natura da quelli emessi da noi umani? Perché, quando si accende un giocattolo preso dal figlio più piccolo degli Abbott al drugstore iniziale, gli alieni sono convinti al 100% che vicino a quell'aggeggio rumoroso ci sia carne fresca da trucidare seduta stante provocando grandi cambiamenti necessari al plot del film soprattutto legati al senso di colpa della nostra tignosa Regan (è stata lei a permettere al fratellino di prendersi quel giocattolo nonostante il divieto)?

Mars Attacks!
Ecco dunque che A Quiet Place assume ben presto la sua giusta identità: è un film che va vissuto e non troppo pensato. Più lo scandagli, più alcuni punti della sceneggiatura (siamo così convinti che non portare scarpe sia più sicuro che portarle? Specie camminando in un bosco che potrebbe far urlare dal dolore se si pesta qualcosa di doloroso?) potrebbero irritare lo spettatore più esigente e meno b-movie lover. È un film bello ruspante dove l'originalità è che è quasi muto (il rumore di una cascata può coprire le urla di noi esseri umani; è lì che papà Abbott porta i figli a sfogarsi quando non ce la fanno più a stare zitti), con poche location, pochissimi attori, qualche foglio di giornale appeso alla parete per contestualizzare l'invasione aliena, un misto di effetti in cgi più scenografie casalinghe da survival movie e home invasion, momenti parossistici ai limiti del ridicolo in cui una donna partorisce da sola senza troppi problemi (al corpo, alla psiche e al look) con chicca finale quasi autoparodica: l'apparecchio acustico costruito da papà si rivelerà un'arma potentissima per sconfiggere alieni fino a quel momento invincibili a livello mondiale dopo che fior fior di scienziati e militari non ci hanno capito niente dall'America alla Cina.
Se ridacchiamo un po' pensando al finale di Mars Attacks! di Tim Burton... sbagliamo troppo?

Conclusioni
Oltre alla indubitabile simpatia, il film di John Krasinski (non un regista di genere puro visto che veniva da un piccolo film indy tratto da David Foster Wallace seguito da una dramedy familiare di campagna) pare aver fatto gonfiare il petto di orgoglio alla critica Usa (film muto nel nuovo millennio? L'avevano fatto i francesi sbancando agli Oscar con The Artist!) apprestandosi a dominare questo primo weekend di programmazione partito il 6 aprile anche grazie all'appeal dei protagonisti adulti anche coppia nella vita privata John Krasinski ed Emily Blunt. Sono loro papà e mamma Abbott. Si potrebbe quindi leggere l'opera come una metafora della paura genitoriale degli amabili John & Emily circa il futuro su un Pianeta Terra sempre più destinato a una brutta fine dal punto di vista ecologico per le loro due figlie rispettivamente di 4 e 2 anni (associazione nella pellicola tra pile e pallottole; ogni oggetto elettronico va "scaricato" delle sue pile). Oppure si può leggere A Quiet Place solo ed esclusivamente per quello che è: uno snello sci-fi movie di 90 minuti dal budget contenuto (17 milioni) ma dall'ideona high concept degna del produttore Michael Bay. Non è affatto poco per noi che amiamo il cinema di serie b.
Compreso un finale perfetto per un sequel superfemminista che la Hollywood di oggi non potrà non volere realizzare al più presto specie dopo gli ottimi incassi che si stanno prefigurando alla fine di un primo weekend che dovrebbe già duplicare il budget.
Anche questa astuzia da saga ci piace assai. Tipica del cinema di genere più puro. E della tv.            

Continua a leggere su BadTaste