Bad Movie - 12 Soldiers, di Nicolai Fuglsig

Il Bad Movie della settimana è il sobrio war movie prodotto da Jerry Bruckheimer 12 Soldiers, con un inedito Chris Hemsworth in versione capitano dei Berretti Verdi

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Spoiler Alert
Afghanistan

Roger Corman produsse al volo per un giovane regista russo Escape From Afghanistan. Il nome del ragazzino da svezzare dopo Scorsese, Coppola, Demme, Bogdanovich, Cameron e Dante era stavolta Timur Bekmambetov. Quello era il suo periodo di formazione presso il Re dell'Exploitation quando Corman gli chiedeva di realizzare un film simile a Il Gladiatore con signore discinte al posto di Russell Crowe e un pozzo 4x4 al posto della replica del Colosseo costruita a Malta. Il titolo era The Arena oppure Gladiatrix. Ma torniamo all'Afghanistan. Quello di Corman fu il primo film prodotto sfruttando ("exploitation" significa proprio questo) la I guerra internazionale del II millennio scoppiata a ridosso dell'attentato alle Torri Gemelle quando volarono verso Kabul inizialmente solo Usa, Gran Bretagna e Canada per poi essere appoggiati da altre 40 nazioni ovvero tutta la NATO. Bisognava andare a sconfiggere i talebani, vero e proprio braccio armato dell'organizzatore dell'attentato alle Torri Gemelle: Osama Bin Laden. La Guerra in Afghanistan inizia il 7 ottobre 2001. Il 25 giugno 2002 Escape From Afghanistan di Bekmambetov è già pronto per essere noleggiato in videoteca. A ottobre di questo 2018 saranno passati ben 17 anni dallo scoppio di quel conflitto. Quanti e quali film sull'argomento si sono fatti notare nel tempo? Tre ottimi documentari a partire dal 2010 (Armadillo e il dittico Restrepo-Korengal) + una porzione di Leoni Per Agnelli (2007) di Robert Redford dove recita Peter BergLone Survivor (2013) diretto da Peter Berg (sempre lui), War Machine (2017) di David Michod con Brad Pitt (esclusiva Netflix) e, dulcis in fundo, questo sobrio e per niente grossolano 12 Soldiers, tratto da una storia vera diventata best-seller (Horse Soldiers di Doug Stanton) diretto da un ex fotoreporter danese (Nicolai Fuglsig) e prodotto non da Roger Corman ma da Jerry Bruckheimer, un signore che in passato ha "montato" cinematograficamente cosettine come Top Gun (1986) e la saga Pirati dei Caraibi (2003-2017). Il suo ultimo film di guerra prima di 12 Soldiers era stato Black Hawk Down (2001), uscito nelle sale Usa pochi giorni dopo quell'attentato alle Torri Gemelle di New York che avrebbe causato l'inizio della nuova Guerra in Afghanistan. Non potrebbero esserci due war movie più diversi che quel film del 2001 diretto da Ridley Scott e questa pellicola del 2018 firmata Nicolai Fuglsig.

War Machines

In Black Hawk Dawn gli Usa perdevano in Africa ma sembrava che avessero vinto, quantomeno umanamente, vista la semplicità del film di Scott che dipingeva la Battaglia di Mogadiscio del 1993 come un vero e proprio inferno dove i soldati Usa erano gli angeli sacrificatisi per la causa del Bene e l'enorme massa "black" dell'esercito sconfinato del signore della guerra Mohamed Farrah Aidid un lampante esempio di Male assoluto. In 12 Soldiers di Fuglsig si racconta invece di una piccola grande vittoria dell'esercito Usa durante i primi giorni della Guerra in Afghanistan del 2001 (la presa della roccaforte dei talebani Mazar-i-Sharif) ma con una sobrietà e un basso profilo propagandistico che la dicono lunga sui differenti periodi di produzione e realizzazione di queste due opere agli antipodi nella concezione cinematografica a partire dal budget (quasi 100 milioni per uno Scott reduce dal successone de Il Gladiatore; solo 35 milioni per il quasi debuttante Fuglsig).
In questo interessante dramma bellico troviamo il Thor dell'Universo Marvel Chris Hemsworth nei panni del capitano del contingente di Berretti Verde Oda 595. Si chiama Mitch Nelson. Dopo avergli ricordato che in Afghanistan essere astuti è più importante che essere supereroi (ammiccamento evidente degli sceneggiatori Ted Tally e Peter Craig allo status superomistico che Hemsworth rivendica con simpatia da ormai 7 anni), lo vedremo insieme ad altri 11 soldati atterrare in Afghanistan a ridosso dell'11 settembre al solo scopo di affiancare il signore della guerra locale Abdul Rashid Dostum (ottimo l'iraniano Navid Negahban) per aiutarlo a conquistare Mazar-i-Sharif in mano al mullah Razzan, interpretato tenebrosamente sì ma con una notevole dignità dal turco Numan Acar. Tutto il centro del film è nel rapporto tra Dostum e Nelson.

Buddy War Movie

Dostum, parola di una spia della Cia che se ne va in giro a piedi per l'Afghanistan con un cappellino da baseball al contrario (gran personaggio purtroppo fulmineo), pare impenetrabile. E invece, miracolosamente, instaura con Nelson un rapporto subito molto vivo e interessante non perché gli stia simpatico ma perché è scandalizzato che i giganteschi Stati Uniti gli abbiano mandato quell'imberbe militare senza esperienza sul campo. Lo sfotterà perché Nelson parla solo il russo (che per un militare nordamericano è già tantissimo) mentre lui padroneggia tutte le lingue della regione e anche l'inglese (colpo di scena). Reputerà l'anglosassone troppo giovane per essere un capo e, cosa gravissima, senza gli "occhi dell'assassino". Lo deriderà perché il Berretto Verde si definisce un "soldato" mentre Dostum preferisce la parola "guerriero" e gli spiegherà -dialogo più bello di tutto il film- che i talebani sono tosti da sconfiggere perché, a differenza degli occidentali, non sono per niente spaventati dalla morte anzi... sono convinti che la vera pacchia partirà una volta tirate le cuoia per conto di Allah. Che cosa fa il semidivino Hemsworth di fronte a tutte queste lezioni di vita? Abbozza e impara. Forse Dostum ha due o tre cose da spiegargli circa una regione non a caso chiamata il cimitero degli imperi dove sia Gengis Khan che l'Armata Rossa di sovietica memoria hanno preso parecchie mazzate nel passato. Dostum, oltre a essere molto paternalista con l'americano, è pure incontrollabile dal punto di vista strategico visto che rende la vita impossibile a Nelson, il quale ha il compito di avvertire i B-52 che volano sopra le loro teste circa dei bombardamenti mirati (l'afghano ovviamente farà dell'ironia circa il fatto che lui dell'aiuto americano se ne frega tranne che per le bombe). Voi vi chiederete: se Nelson è praticamente prigioniero di un buddy war movie con il signore della guerra afghano che lo prende in giro in continuazione... dove sono gli altri 11 uomini che fanno parte del titolo italiano (in originale è il più epico 12 Strong)? Alcuni (6) dopo l'arrivo in Afghanistan sono rimasti in un avamposto denominato Alamo (tanto per rimanere ottimisti circa il futuro della missione) mentre l'altra metà di quella pulita dozzina ha seguito i leader Nelson & Dostum. Tra loro spiccano due ottimi Michael Shannon (vice di Nelson e suo migliore amico) e Michael Peña (la testa calda del gruppo che scopriremo essere stato in passato un professore di Storia con la S maiuscola). Non sarebbe un film hollywoodiano, e bruckheimeriano, se questi ragazzoni dell'ODA 595 non avessero anche loro qualcosa da insegnare a Dostum & Co. ed effettivamente il nostro signore della guerra afghano nel film un difettuccio ce l'ha: è refrattario ad allearsi con altri suoi pari e soprattutto non sembra accettare l'idea che il suo "collega" Atta Muhammad possa conquistare la cruciale Mazar-i-Sharif prima di lui. Quando Nelson sente finalmente la possibilità di poterlo, per una volta, cazziare lui... ecco Chris Hemsworth lanciarsi in una vibrante protesta con il sapore del piagnisteo quasi infantile. È impossibile non assistere alla scena senza sorridere un pochino. 12 Soldiers, grazie allo script di Tally e Craig, è un film di guerra anche volutamente ironico senza mai perdere di vista la serietà della faccenda.

Conclusioni

Siete pronti per un film dove Thor viene costantemente "martellato" in testa da un barbuto sovrappeso che però sa sparare benissimo con un lanciarazzi (grande momento action in cui Dostum fa capire perché due o tre afghani sarebbero disposti a morire per lui)? È questo il war movie dell'era Trump in cui bisogna riavvicinarsi a Putin (infatti Nelson sa parlare solo il russo come lingua straniera) e cercare di rimediare a 16 anni di guerra non proprio produttiva? Attraverso i paradossi che adoriamo del cinema ecco un film ambientato nel 2001 che sembra molto figlio della sensibilità geopolitica del 2018 quando sappiamo da fonte BBC che in Afghanistan i talebani hanno, ad oggi, recuperato il 70% del controllo del paese (leggi: si è persa la guerra). Ci troviamo davanti agli occhi un war movie non enfatico in cui una vittoria viene fatta vedere in tutta la sua difficoltà e confusione relativa alla divisione interna di un paese da sempre refrattario alla presenza straniera. Le didascalie finali ci dicono però che Dostum e Nelson sono tutt'ora grandi amici.
Almeno il buddy war movie... è stato totalmente vinto dall'alleanza iraniana-australiana rappresentata sullo schermo dalla coppia Navid Negahban-Chris Hemsworth.

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