Bad Memories - The Legend of Zelda: Link's Awakening

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La serie di Link entra finalmente nella nostra rubrica. E lo fa con un titolo inaspettato...

Era solo questione di tempo prima che un titolo appartenente alla gloriosa saga di The Legend of Zelda varcasse le soglie di Bad Memories. Il seminale franchise Nintendo è talmente tanto impresso nella memoria collettiva che citarlo in una rubrica di retrogaming sembra quasi un esercizio di stile fine a se stesso.
Ma questo è Bad Memories. Non ci limitiamo a nominare in modo sterile titoli del passato con puro fine documentaristico, piuttosto ci poniamo l’obiettivo di farvi riscoprire esperienze di gioco preziose e dimenticate.
Quale modo migliore di introdurre la serie di Link, quindi, se non citare lo (spesso sottovalutato) capitolo “Link’s Awakening” sul primo Game Boy?

 

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Link’s Awakening va, prima di tutto, contestualizzato. Per una macchina portatile dallo schermo a cristalli liquidi dove il gioco più avanzato era Super Mario Land 2, il nuovo The Legend of Zelda rappresentava una vera e propria rivoluzione.
Figlio del successo di A Link to the Past, Awakening si proponeva di riportare l’amata formula dello Zelda isometrico in una macchina da gioco (sulla carta) estremamente limitata.
Con 160x144 pixel a disposizione, deve essere stata una vera sfida rendere giustizia in modo dignitoso all’isola di Koholint, teatro dell'avventura. Stipare tutti gli otto dungeon, le quest, i dialoghi e le musiche del gioco nella limitata cartuccia Game Boy ha sicuramente richiesto creatività e pensiero laterale.

Il team incaricato di compiere l’impresa era capitanato dai poco popolari ma cionondimeno illuminati Takashi Tezuka (comprimario Miyamoto nello sviluppo di diversi titoli di punta), e Yoshiaki Koizumi (“sceneggiatore”, tra gli altri, di Ocarina of Time e Super Mario Galaxy)
L’assenza totale del vate, se non come supervisore creativo, ha creato un clima di sviluppo videoludico incredibilmente fecondo, in cui si proponevano idee nuove e mai esplorate prima.
Sarebbe sicuramente una grave mancanza non citare il coinvolgimento Kazumi Totaka per quanto concerne il comparto sonoro. Il leggendario sound designer (qui potete trovare tutto il suo portfolio) è riuscito anche qui, con poche stringhe in loop, a creare una identità musicale forte e memorabile.
 

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Forse per la prima volta, The Legend of Zelda viene supportato da una narrativa profonda e ricca di suggestioni e sottotesti tematici. In una trama che ricorda molto Alice nel Paese delle Meraviglie ci si troverà a interpretare un Link naufrago in una terra onirica, espressione concreta del sogno di una creatura ancestrale. L’avventura del protagonista consisterà nella cerca di otto manufatti musicali, nascosti in altrettanti dungeon. Il protagonista dovra spostarsi in un mondo surreale e simbolico, risolvendo i puzzle che incontrerà sul suo cammino.
La meccanica action-puzzle degli Zelda a visuale isometrica è qui perfettamente riproposta, arricchita da qualche esperimento sidescrolling, in cui (come nel primo titolo su NES) osserveremo Link di profilo.

Ad affiancare il protagonista vedremo una serie di comprimari e personaggi secondari dal character design allusivo e allegorico. Non è un caso infatti che l’isola del sogno sia popolata da creature simili a Kirby (Kirby's Dream Land era uscito un anno prima) Mario e Luigi. Tra i figuranti troveremo anche tutto il cast di Super Mario Bros. 2 (anch’esso, ricorderete, ambientato in sogno), comprensivo di Shy Guy e del boss Wart.
Con molti di questi npg Link potrà interagire completando piccole quest basate sullo scambio degli oggetti. Questa meccanica, insieme a piccoli minigiochi come quello della pesca, verrà importata tre anni dopo nel seminale Ocarina of Time, ad opera dello stesso Miyamoto.

Gli sprite rappresentano adeguatamente personaggi ed elementi di gioco e non ci capiterà mai di interrogarci sull'identità di una determinata macchia di colore. La riedizione a colori per Game Boy Color potenzierà ulteriormente la componente grafica, e va vista come la versione di riferimento per il neofita (complice anche un dungeon aggiuntivo).
 

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E’ incredibile come un piccolo gioco come questo possa aver esercitato una così grande influenza su una saga che conta decine di titoli ambiziosi e dagli alti valori produttivi.
Ancora oggi Link’s Awakening gode di un particolare status all’interno della saga. Con (tante) pecore bianche e (poche) pecore nere, Awakening è una stramba piccola pecora color ottarino, che si distingue da tutto il gregge.

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