Bad Memories - Space Station Silicon Valley

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Rendiamo onore a un titolo ingiustamente dimenticato...

La storia dei videogame è segnata da alcuni gravi casi di negligenza e abbandono.
Son numerosi i giochi che, incomprensibilmente, sono scomparsi dalla memoria collettiva senza ricevere i dovuti riconoscimenti ed elogi.

 

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Space Station Silicon Valley è forse l’esempio più fulgido della situazione in esame. Pur avendo tutte le carte in recola per diventare un classico senza tempo, non si vide mai tributare gli onori dovuti.
Un vero e proprio atto criminoso che cercheremo di emendare oggi.

Il titolo nasce nel 1998 dal duro lavoro di DMA Design, sedicesima fatica della piccola casa scozzese resa famosa da Lemmins e Grand Theft Auto.
Rilasciato su N64, conquistò immediatamente tutti coloro che furono tanto fortunati da provarlo.
Gioco dal gameplay fresco e geniale, fu presto dimenticato a causa di una copertura mediatica non adeguata.
 

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Siamo nell’anno 3000. In un delirante futuro che ricorda tanto l’universo di Douglas Adams, due mercenari (un robot e un umano) devono salvare il pianeta Terra da una minaccia incombente.
Una stazione spaziale zoologica, lanciata nel 2001 e successivamente scomparsa, è adesso in rotta di collisione con la terra.

Approcciare il pannello di controllo per modificare l’orbita dell'astronave è complicato: anche ammesso di riuscire a bypassare l’intelligenza artificiale che governa il laboratorio, bisogna superare l’ostacolo fisico rappresentato dalle centinaia di animali mutanti che popolano la stazione. Creature distorte da mille anni di cattività spaziale, fuse con le apparecchiature in silicio della nave. Uno strano bestiario di curiosi esseri-macchina: cani su ruote, volpi a razzo, orsi su monociclo, husky a reazione, ippopotami a vapore e quant’altro.

 

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Dopo essersi schiantati sull’astronave, i due-eroi-a-pagamento sono costretti a sfruttare la fauna locale per spostarsi di modulo in modulo e giungere alla sezione di controllo.
Per compiere la missione bisognerà sfruttare tutte le capacità dell’androide del gruppo, un robot in grado di controllare i cyborg-animali tramite microchip.
Sono oltre 40 le creature che sarà possibile possedere durante l’avventura. Ogni bestia sarà dotata di propri punti di forza e di un set unico di abilità.
Per superare ognuno dei 35 livelli il giocatore dovrà imparare a conoscere le caratteristiche di ogni corpo ospite, saltando alla bisogna da un organismo all’altro. Gli animali controllati dal computer e rispondono in modo differente a ogni creatura, e per avanzare bisognerà interagire in modo intelligente con gli ambienti di gioco.
L'esperienza di gioco che scaturisce da questo gameplay così peculiare si rivela divertentissima e stimolante. Il titolo fa genere a sé, rivelandosi una sorta di ibrido action-puzzle game, con tinte di platform.

Dal punto di vista grafico, il titolo soffre un po’ dell’invecchiamento precoce tanto presente nei primi titoli poligonali. I volumi degli oggetti forse appaiono troppo spigolosi per i palati odierni, ma la direzione artistica del gioco è talmente stilizzata che si può facilmente passare sopra questo dettaglio.
Gran parte del comparto musicale è rappresentato dai pezzi ambientali sparati dagli speaker della stazione spaziale. Melodie rilassanti, da ascensore, che aumenteranno in volume man mano che ci si avvicinerà agli altoparlanti della navetta (un effetto abbastanza avanzato per l’epoca).
 

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In conclusione, non vi è alcun motivo per cui Space Station Silicon Valley non debba ottenere gli allori dell’olimpo videoludico. Amato dalla critica "blasonata" e dal giocatore occasionale, il titolo deve diventare assolutamente una preziosa reliquia da custodire, riscoprire, condividere.

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