Bad Memories - Castlevania: Symphony of the Night

Bad Memories: quando per ammazzare un vampiro, ci vuole un altro vampiro, nasce il miglior capitolo della saga

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Meglio Metal Gear Solid o Metal Gear Solid 3? Ocarina of Time o A Link to the Past? Final Fantasy VII o Final Fantasy VIII? Ogni saga che si rispetti vanta le sue contrastanti correnti di fan, pronte a scannarsi per decretarne il miglior episodio di tutti. Una lotta praticamente infinita quando la qualità è tale da far sbilanciare il giudizio dei singoli in base a fattori per lo più extra-videoludici (affettivi o biografici che siano).

Per Castlevania tutto ciò non vale. La risposta è unanime. Le uniche voci fuori dal coro, sono tali perché, per loro immensa sfortuna, non hanno mai avuto il piacere di cimentarsi nell’epopea, romantica e insieme tragica, del malinconico Alucard. Symphony of the Night non è solo un gioco straordinario: è un’opera densa di significati e suggestioni, artisticamente magnifica, impreziosita da un gameplay, se non originale, semplicemente perfetto.

[caption id="attachment_139913" align="aligncenter" width="600"]Castlevania: Symphony of the Night screenshot Castlevania: Symphony of the Night - screenshot[/caption]

La fonte d’ispirazione, il modello di riferimento, del resto, non è mai stato un mistero: Metroid. Come per la protagonista della saga di Nintendo, Alucard, lentamente ma senza indugi, può esplorare il gigantesco maniero di Dracula a patto di riacquisire le abilità strappategli dalla Morte in persona durante le primissime battute dell’avventura. Se la Morfosfera permetteva a Samus Aran di appallottolarsi e scorrere in strettissimi cunicoli, Alucard con il doppio salto poteva raggiungere passaggi sopraelevati. Trasformandosi in pipistrello volava sulle trappole mortali. Assumendo le sembianze di una nuvola di vapore attraversava le grate.

C’è un motivo, tuttavia, se oggi ci riferiamo a un certo tipo di videogiochi, appartenenti al genere action/platform bidimensionali, usando il termine Metroidvania. Lungi dall’affermare che l’allievo abbia superato il maestro, innegabilmente ha saputo fare altrettanto bene, rappresentando una vera e propria svolta per la saga che avrebbe riproposto un gameplay estremamente simile anche in futuro: la trilogia per Nintendo DS (Dawn of Sorrow, Portrait of Ruin e Order of Ecclesia) parla da sola in questo senso.

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Buona parte del fascino di Symphony of the Night lo si deve soprattutto all’intrigante rapporto che lega e incatena tra loro i personaggi principali della vicenda. Alucard ha perso l’affetto della persona a lui più cara, la madre, che lo ha cresciuto sottraendolo all’influenza demoniaca del padre che ora è chiamato ad uccidere per difendere l’umanità. Dracula combatte il proprio figlio accecato dalla sete di potere. Richter Belmont da eroe del capitolo precedente della saga, si tramuta in marionetta al soldo dell’oscuro signore. Il coraggio di presentare un incipit pregno di tematiche e protagonisti controversi e interiormente lacerati (in una parola: romantici), non si consuma nel corso dell’avventura, ma anzi: ha nei suoi finali un ulteriore picco. Finali, al plurale, perché solo esplorando e venendo a capo del piccolo enigma nascosto nello pseudo-scontro finale si può accedere al vero castello di Dracula e al vero (e consolante) epilogo.

In tutto questo, naturalmente, non si può tacere sullo strepitoso art design che non si limita a dipingere scenari meravigliosi, caratterizzati da fondali incantevoli: regala ad ogni personaggio e creatura delle animazioni superbe. L’elegante incedere di Alucard, solo per fare un esempio, caratterizza l’eroe ben più di qualsiasi scena d’intermezzo o dialogo.
Symphony of the Night può ritenersi un gioco fatto di rifrazioni e riflessi. Alucard, non è altro che il contrario, in tutti i sensi, di Dracula. Per salvare l’anima di Belmont è necessaria una lente speciale. La seconda parte dell’avventura è ambientata in un castello speculare rispetto a quello esplorabile nella prima.

[caption id="attachment_139911" align="aligncenter" width="600"]Castlevania: Symphony of the Night screenshot Castlevania: Symphony of the Night - screenshot[/caption]

Giocarlo oggi, ci ha emozionato quanto ieri. Un gameplay del genere e un comparto grafico-sonoro così ispirato non sentiranno il peso degli anni neanche tra un secolo. Se siete vittime di attacchi di nostalgia, riprendete tranquillamente questo capolavoro Konami datato 1997: i vostri ricordi resteranno inalterati e vi sarete concessi una seconda, meravigliosa, scampagnata nel castello di Dracula. I neofiti, appassionati di “archeologia”, resteranno sorpresi nello scoprire quanto i moderni Guacamelee! e Shovel Knight siano enormemente in debito con questo titolo.

Come rigiocarlo: chi non è in possesso di una copia originale per PlayStation o SEGA Saturn non disperi. Castlevania: Symphony of the Night è facilmente acquistabile sui cataloghi digitali di Xbox 360, PlayStation 3 e PS Vita. Per l’occasione ci siamo rigustati l’epopea di Alucard sulla piccola di casa Sony: godersi gli scorci del castello di Dracula in piena notte, sotto le coperte, non ha prezzo.

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