Bad Memories - Age of Empires
Bad Memories: quella volta che Ensemble Studios ci insegnò a conquistare il mondo con Age of Empires
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Age of Empires non si è inventato praticamente nulla: ha ereditato un concept partorito su altri lidi, riciclato idee già viste, adattato meccaniche note. Eppure ha rivoluzionato il modo di intendere e fruire gli strategici in tempo reale. Non solo: ha sdoganato il genere, rendendolo attraente, commestibile e comprensibile ad una larga fascia di pubblico, riesumando e revitalizzando sbiadite nozioni apprese in noiose lezioni scolastiche e titillando adolescenziali smanie d’onnipotenza mai completamente sopite. Riassumeva secoli di rincorsa tecnologica, di sanguinosi e continue guerre, di ambizioni, desideri, sogni. Un “bignami” sulla nostra specie, l’unica capace di dare vita a giganteschi imperi al prezzo di cadaveri e scheletri che lentamente si decompongono e scompaiono sul terreno di gioco: vanto e testimonianze della propria supremazia, quando si vestono i panni del vincitore, un severo monito a fare di meglio, se si è incappati in una cocente e sonora sconfitta.
Ricostruire l’ascesa dei faraoni egiziani, guidare i babilonesi nella conquista della Mesopotamia, assistere all’affermazione della dinastia Yamato, attraversare le guerre intestine della Grecia antica significava rivivere in prima persona alcuni dei più famosi snodi storici che hanno modellato il nostro mondo. Fu proprio l’inedita fusione di fatti realmente accaduti con le possibilità strategiche offerte dal gameplay a sancire la fortuna della creatura di Ensemble Studios. Al videogiocatore, nei panni dell’imperatore onnipresente e onnipotente, un ampio ventaglio strategico con cui guidare il popolo alla gloria eterna sia in corpose campagne in cui incontrare e controllare famosi eroi, sia in schermaglie off e soprattutto online: un plus che, da solo, seppe mandare in brodo di giuggiole gli amanti degli RTS.
Persino oggi, Age of Empires non sembra invecchiato di un giorno, segno che il suo stile è universale: adatto a qualsiasi palato, approccio ludico, livello d’esperienza dell’utente. Qualcuno lamenterà la mancanza di qualche opzione ormai “di serie”, qualcun altro troverà fin troppo retrò le schermate dei menù, ma quell’atavica e incontrollabile frenesia di darsi da fare, posti fronte allo sparuto gruppo di inermi esseri umani raccolti attorno al centro città, ci spingerà a riaffrontare le pagine della storia e a riscoprire le sfumature di un RTS ancora soddisfacente, divertente, ammaliante.
[caption id="attachment_141442" align="aligncenter" width="508"] All'epoca non c'erano i cancelli (gradita introduzione di Age of Empires II), ma era comunque possibile costruire città ben difese.[/caption]
Come è stato (ri)giocato: Mentre il sequel, Age of Empires II: Age of Kings, è disponibile un po’ ovunque in tutte le salse, sia tramite riedizioni in HD che in formato digitale sugli store online come Steam, il capostipite non ha goduto dello stesso trattamento. L’unico modo per rigiocare la creatura dell’estinta Ensemble Studios è recuperare un disco di gioco originale.