Babylon: Hollywood degli anni ’20 era veramente come l’ha filmata Damien Chazelle?

Cosa c'è di vero in Babylon di Damien Chazelle? Le luci e le ombre della splendente Hollywood degli anni '20 sono ispirate a fatti veri?

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La Hollywood degli anni ’20 non era come si ama raccontarla e immaginarsela. Babylon, il nuovo film di Damien Chazelle è impostato come un film d’altri tempi. Ambizioso, lunghissimo, pieno di star, musica e coreografie esplora la golden age di Hollywood. Un decennio leggendario in cui il cinema aveva appena trovato la sua forma narrativa, si era diffuso capillarmente in tutta la popolazione, e faceva un sacco di soldi. 

Babylon è una storia di finzione, basata su “leggende vere”. Con la sua messa in scena esagerata cerca di catturare lo spirito, senza essere letterale, di un momento in cui il cinema prometteva di essere tutto. Uno strumento di evasione e insieme il perfetto ascensore sociale che portava gli attori e le attrici a sbarcare il lunario, a diventare star, divi, e personalità più grandi dello schermo che le ospitava.

Questi anni ruggenti, di scoperta e di piacere, furono in continua lotta con il proibizionismo. L’intrattenimento spaventava per i suoi contenuti. Mentre il sonoro stava per cambiare tutto, le storie sul grande schermo diventavano più licenziose, gli intrecci più graffianti e, soprattutto, un’ondata di scandali minò l’immagine di Hollywood agli occhi della politica. 

Hollywood era come viene mostrata in Babylon?

La storica del cinema Hilary A. Hallett ha spiegato su Slate che parte dell’atmosfera disinibita raccontata nel film è plausibile. Con l’evidente differenza che, rispetto a quanto mostrato nel film, il clima lascivo non si era diffuso capillarmente in tutta Hollywood. L’industria non sarebbe sopravvissuta a un tal proliferare di droghe, alcol e crimini. Il proibizionismo non servì comunque ad arginarlo. Negli studi cinematografici era diffuso l’uso dell’oppio. Eroina, morfina e cocaina circolavano incontrollate prima dell’Harrison Narcotics Tax Act nel 1914. Nonostante la creazione di un sistema di controllo, le sostanze negli anni ’20 erano ancora facilmente reperibili in maniera illegale. La Famous Players (che diventò poi Paramount Pictures) dovette addirittura inviare agenti federali per bloccare la circolazione nei teatri di posa.

Nel frattempo però l’industria si era affermata come una macchina di successo. Lo sviluppo tecnologico andava di pari passo con la creazione di sale cinematografiche e di un metodo di produzione rigoroso. Il cinema era diventato business.

Con l’arrivo del sonoro, ha spiegato Chazelle, si è aperta anche una piccola finestra di opportunità per i performer neri come Duke Ellington, Louis Armstrong, Ethel Waters e Bessie Smith. Sul finire dell’epoca del muto le donne avevano accesso a ruoli importanti, anche di regia, come non accadde più fino all’epoca recente. Le attrici erano potentissime e le coppie più celebri (come Mary Pickford e Douglas Fairbanks) potevano vivere nello sfarzo più assoluto. Sebbene non in ruoli di primo piano, ci fu anche l’ingresso di attori di origini asiatiche. 

Prima del codice di autoregolamentazione, che puntò esplicitamente il dito vietandola tra le perversioni, l’omosessualità era tollerata all’interno del settore, a patto che non venisse sbandierata pubblicamente. William Haines ad esempio, star di punta della MGM, era dichiaratamente omosessuale e conviveva con l’assistente di studio Jimmy Shields. Nel 1933 il clima cambiò rapidamente. Haines sorpreso insieme ad un uomo fu arrestato. Louis B. Mayer gli impose un matrimonio di facciata. Rifiutata la proposta, Haines fu sostituito da Robert Montgomery mettendo fine alla sua carriera.

L’ispirazione di Babylon: Hollywood Babilonia

Chazelle parte dal libro raccolta di scandali Hollywood Babilonia, scritto da Kenneth Anger nel 1959. I due volumi di cui si compone l’opera sono considerati fortemente inattendibili e basati sul sentito dire. È stato però la fonte di molte leggende metropolitane, ma fu anche una forte rilettura cinica e disillusa di un’epoca. Racconta gli eccessi, l’abuso di sostanze, di potere, il sesso e gli omicidi (!) intercorsi nello star system dell’epoca. 

Hollywood Babilonia lega le sue cronache anche all’avvento del codice Hays, scritto nel 1930 e applicato dal 1933. Conteneva i principi a cui le produzioni dovevano attenersi per evitare tagli. Fu un modo, secondo Anger, per ripulire la reputazione ad Hollywood inserendo anche clausole di moralità nei contratti.

Il cantante di Jazz, il primo film contenente delle sequenze sonore, fu un successo clamoroso che costò la vita a Sam Warner, fratello di Jack. Lavorando notte e giorno alla sincronizzazione del film trascurò diverse infezioni che lo portarono alla morte il giorno prima della premiere. L’avvento del sonoro cambiò realmente il modo in cui si facevano i film, l’organizzazione dei set e le gerarchie delle star. Fu una rivoluzione discussa, attesa, odiata e cavalcata dagli studio. Nacquero nuovi generi, con la conseguente preoccupazione morale ora non più solo per le immagini ma anche per i dialoghi.

I personaggi sono veri?

No ma sono ispirati a persone realmente esistite. Nellie LaRoy di Margot Robbie è ispirata alla “it girl” Clara Bow. L’attrice ebbe un’infanzia durissima. Cresciuta nelle case popolari fatiscenti di Brooklyn ebbe un padre alcolizzato e una madre schizofrenica che provò ad ucciderla. I due genitori non la registrarono all’anagrafe perché avevano già perso due figli ed erano convinti che lei non avrebbe mai superato l’infanzia. Bow spiegò la ragione del suo talento drammatico spiegando che per piangere in maniera convincente le bastava “pensare a casa”.

Elinor St. John, interpretata da Jean Smart, nasce da un mix tra le figure della giornalista Adela Rogers St. Johns ed Elinor Glyn, la scrittrice che coniò il concetto di “It girl”. Due persone che, senza successo, hanno fatto da mentori di Clara Bow. 

Brad Pitt interpreta Jack Conrad, basato John Gilbert. Spesso nei ruoli di un seducente uomo, Gilbert aveva una reputazione di rubacuori anche fuori dallo schermo. Proprio come Conrad non riuscì ad adattarsi all’arrivo del suono e morì a 38 anni nel 1936. 

Diego Calva è Manny Torres, un immigrato messicano che sogna di avere successo nell’industria del cinema. Damien Chazelle ha spiegato che il suo personaggio è basato su molti attori con storie simili, tra cui Rene Cardona che riuscì a diventare un importante attore, regista e produttore per il cinema messicano. 

Fonte: Hollywood Reporter, Time, BBC

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