Baaria escluso dagli Oscar, arrivano i piagnoni

Si sperava che almeno quest'anno si evitassero le lamentele per l'esclusione del candidato italiano, invece i quotidianisti nostrani fanno a gara a stracciarsi le vesti, ovviamente con i soliti errori...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

Non c'è dubbio che, appena si parla di Oscar, escono fuori tutte le approssimazioni del giornalismo italiano, poco attento a informarsi sui regolamenti e sempre portato a urlare ai complotti. Ovviamente, la mancata inclusione di Baaria nella shortlist per l'Oscar al miglior film straniero ha scatenato i nostri commentatori e ci ha regalato tante perle interessanti.

Iniziamo dagli errori più banali. Il Messaggero, La stampa, La Repubblica e il Mattinolamentano, assieme all'esclusione di Tornatore, anche quella di Almodovar e del suo Gli abbracci spezzati. Evidentemente non sanno che non era il candidato ufficiale spagnolo e quindi i membri dell'Academy non potevano fare nulla in questa categoria (nulla vieta invece di vederlo nominato altrove, penso per esempio alla sceneggiatura). Il mattino, già che c'è, sostiene che l'anno scorso invece Gomorra era entrato nella shortlist dei nove titoli in lizza (falso).

Ha le idee veramente confuse Libero, che sostiene che l'Oscar abbia aumentato a nove i candidati all'Oscar come miglior film straniero, non comprendendo che in realtà si tratta di una shortlist da cui verranno fuori i cinque canonici nominati. D'altronde, visto che si parla de Il nastro bianco come vincitore sicuro, è evidente che non si segue molto la questione. Magari Haneke poi vincerà veramente, ma chiunque segua questo riconoscimento sa bene che è impossibile parlare di favoriti (e il trionfatore dell'anno scorso, il giapponese Departures, è un esempio perfetto di questo stato di cose).

Molti poi si lamentano perché il film era candidato ai Golden Globes e non qui, non comprendendo che la giuria ristretta di giornalisti stranieri dei Globes non ha nulla a che fare con quella dell'Academy, che peraltro vede impegnati solo un numero limitato di giurati (comunque, qualche centinaio) che devono aver visto tutti i film in lizza. Si arriva anche, come fa La Stampa, a ipotizzare strane teorie sul fatto che l'Academy voglia dare un segnale contro i kolossal stranieri, preferendo invece film più piccoli. Ipotesi interessante, peccato che sia sempre stato così, anche per il semplice fatto che di Paesi stranieri in grado di dar vita a dei kolossal ce ne sono pochi. E non parliamo di chi (Il Corriere) mette in discussione la presenza di un film kazaco, come se questo fosse un reato di lesa maestà: dove sta scritto che una pellicola kazaca non possa essere meglio di una italiana?

Lascia perplessi anche l'articolo di commento di Mereghetti, che, dopo aver ammesso di non aver visto tutti i film che sono entrati nella shortlist (un classico), ci racconta le ragioni per cui a suo avviso certi titoli (come Winter in Wartime) non merivano la candidatura. Perché li aveva visti ed erano brutti? No, perché magari erano passati a Roma in sezioni collaterali e non in concorso. Ergo, se i selezionatori di Roma non li hanno considerati molto, allora l'Academy sbaglia a nobilitarli. "Risulta proprio difficile spiegare l'esclusione di Baaria. Com'era stata inspiegabile l'anno scorso quella di Gomorra", scrive Mereghetti. Inspiegabile? Why? I membri dell'Academy semplicemente hanno un gusto diverso da quello dei Festival e dei critici in generale. L'Italietta che tanto si lamenta è anche il Paese che, negli ultimi vent'anni, ha vinto tre volte (Nuovo cinema paradiso, Mediterraneo, La vita è bella), record in questo periodo. Ma allora il gusto dell'Academy era ottimo (così come lo era quando candidò una pellicola brutta come La bestia nel cuore) e ora invece è"inspiegabile".

Che dovrebbe dire allora la Francia, che è dai tempi di Indocina che non vince, nonostante lo stato di salute del loro cinema sia decisamente migliore del nostro? Non sarebbe meglio trovare criteri più oggettivi per vedere se facciamo un buon cinema o meno delle scelte dei membri dell'Academy, che non possono, giudicando un solo film, dare un parere (positivo o negativo) su tutta la filmografia nazionale di un anno? Peraltro, se non riusciamo a far vincere nulla a Baaria al Festival di Venezia (dove addirittura per premiare Il grande sogno Jasmine Trinca è stata considerata una 'promessa'), perché ci si aspetta che l'Academy porti in palmo di mano la pellicola?

In tutto questo, non posso che fare i complimenti a Maurizio Cabona de Il giornale, che nonostante i rapporti tra proprietari del quotidiano e la casa di distribuzione Medusa, critica ferocemente il film (compresa la decisione di non ridurre il minutaggio) e soprattutto i piagnistei di casa nostra, che indicano come si giudichi obbligatorio per l'Academy candidarci sempre e comunque. Curioso (e ammirevole) che da chi avrebbe interesse a sostenere Baaria arrivi l'unico commento veramente intelligente e onesto alla vicenda...

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