Ayo: A Rain Tale, Bury me, my Love e gli altri: l'espressione di una cultura nel videogioco
Antiche tradizioni e civilità o semplicemente culture lontane possono essere presentate in maniera ottima dal medium videoludico
[caption id="attachment_192448" align="aligncenter" width="1920"] Candle[/caption]
Così ritroviamo sprazzi di cultura e storia (più o meno) antica in alcuni franchise a tripla A, che sfornano episodi con una certa costanza, come la lunghe serie di Assassin’s Creed, Tomb Raider, Syberia o le classiche Age of Empires, Civilization e simili. Si tratta dunque di videogiochi che, in maniera più o meno esplicita, sfruttano i tratti culturali per arricchire una trama altrimenti più povera. I personaggi che andiamo a guidare possono entrare a contatto con queste alterità culturali, in una sorta di incontro-scontro, nel caso di eroine archeologhe o esploratrici alle prese con scoperte di tesori e tombe antiche. In un secondo caso, i personaggi sono veri e propri figli del tempo narrativo, presentandosi sin dagli esordi integrati attivamente in società e mondi, le cui tradizioni sono state ormai nascoste dalla polvere del tempo. Difficilmente però le grandi produzioni sviscerano a dovere la ricchezza e analizzano con dovizia di particolari le sfumature che davvero caratterizzano questi tratti, lontani dalla quotidianità che siamo abituati ad avere di fronte a noi. Come spesso accade, sono i titoli indipendenti ad avere la meglio su questo fronte, immergendoci in atmosfere, colori e suoni ben diversi, a partire da giochi come Candle o Ayo: A Rain Tale, che in modi diversi e originali presentano, sotto le spoglie di un platform 2,5D diverse caratteristiche di antichi culti e civiltà, dal sapore delle mille e una notte.
[caption id="attachment_192449" align="aligncenter" width="1920"] Bury me, my Love[/caption]
Non si tratta sicuramente dell’unico gioco che sa parlare della guerra, ma è il tema, unito alla modalità unica di gameplay, tra sms, messaggi e geolocalizzazioni che riesce a rendere il tutto in maniera parecchio realistica e quotidiana, in un corollario di abitudini, tradizioni e realtà lontane dalle nostre. Una lancia viene dunque spezzata a favore di quanto ci raccontano i videogiochi, dicendo molto più di quanto sembra e avvicinando il giocatore a questioni trattate in un linguaggio forse più leggero e comprensibile, ma non per questo sminuente. Piccole stelle nell’universo videoludico, collegate in una costellazione unica e pregna di senso, che fanno brillare il valore culturale del medium.