Avatar censurato in Cina? Ma per carità...

Per i mass media italiani non c'è dubbio, il film di James Cameron sarebbe vittima di una censura e di una proibizione. Ovviamente, come solito si esagera e si scrivono cavolate...

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Rubrica a cura di ColinMckenzie

"Cina: Proibito Avatar, troppi echi politici", titola Il Secolo XIX. "La Cina proibisce il film Avatar", per il Tgcom. "La Cina censura Avatar, Meglio Confucio", per il Corriere della Sera. Insomma, nessun dubbio, la solita Cina limita la libertà di espressione. Ma è proprio così?

C'è da dubitarne, almeno a studiare un po' meglio la vicenda. Prendiamo l'articolo del Los Angeles Times, che spiega bene le ragioni più probabili. Intanto, va ricordato che stiamo parlando di un Paese che accetta soltanto 20 pellicole straniere nei suoi cinema (che peraltro sono solo 4.000 in tutta la nazione, pochissimi considerata la popolazione), tanto che Avatar ha dovuto attendere gennaio perché il programma del 2009 era già completo. Insomma, già di base, non proprio la rappresentazione del libero mercato indicato da Adam Smith.

E siamo in un periodo consacrato ai film cinesi, come capita in diversi momenti dell'anno. Per esempio, l'anno scorso, per festeggiare i 60 anni della Repubblica popolare cinese sono stati tolti dai cinema i film stranieri, così come nel 2006 è stato improvvisamente eliminato Il Codice Da Vinci (non certo una pellicola che può preoccupare i censori cinesi), nonostante gli ottimi incassi. E ora siamo alla vigilia dell'uscita di Confucio, un kolossal locale con la star Chow Yun Fat, che evidentemente gli alti vertici cercano di spingere.

D'altra parte, se le autorità volevano censurare Avatarper i suoi contenuti (si parla di somiglianze tra il popolo Na'vi che viene estromesso dalle proprie terre e alcune popolazioni locali cinesi che hanno dovuto spostarsi per ordine del governo), non sembrerebbe proprio che sia stato fatto un buon lavoro. La pellicola nelle prime due settimane ha incassato oltre 75 milioni di dollari, un record assoluto per questo Paese. E, nonostante la forte diminuzione di schermi 2-D tradizionali, rimarrà comunque presente in quasi 900 sale 3-D, un formato che ha dato vita al 64% dell'incasso del film in Cina. Insomma, i 'censori' sarebbero stati disattenti prima e poco efficaci ora. Ma stiamo parlando delle stesse persone che condannano blogger a 10 anni di galera per quello che scrivono? Cerchiamo di essere seri.

D'altra parte, la metafora chiarissima di Avatar è legata alla guerra in Iraq e/o, se vogliamo, ai nativi americani (d'altronde, c'è chi ha parlato di Pocahontas nello Spazio), temi che francamente non dovrebbero preoccupare troppo il governo cinese. Ma evidentemente interessano molto ai quotidiani nostrani, sempre pronti a parlare di censura di film, un po' meno attenti ai veri problemi politici di nazioni come l'Iran o la Cina, tanto da evitare (quasi) sempre di porre l'attenzione sulle tante aziende nostrane che appoggiano con il loro lavoro questi regimi.

Ma ovviamente un articolo su Avatarcrea meno problemi...

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