Avatar, a 10 anni dall'uscita, è il fallimento di maggior successo di sempre

Per un anno non si parlò d'altro, poi uscì e tutti (o quasi) lo amarono, in tutto il mondo. E poi fu dimenticato. La storia strana di Avatar

Critico e giornalista cinematografico


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AVATAR USCIVA NEI CINEMA ITALIANI IL 15 GENNAIO 2010

Avatar nasceva per cambiare il cinema e ad oggi ha fallito tutto quello che si era proposto. Eppure rimane uno dei film di maggiore incasso di sempre nel nostro pianeta e, all’epoca dell’uscita, uno dei più amati.

Il suo arrivo in sala fu un momento di incredibile concentrazione dell’interesse, fu l’apice della carriera di James Cameron, che già aveva toccato vette di catalizzazione dell’attenzione incredibili con Terminator 2 e poi ancora di più con Titanic. Lo stesso riuscì a battersi. Eppure già dall’anno successivo di Avatar c’era scarsa memoria. Ad oggi anche la sua influenza “industriale”, quella cioè non relativa alla trama e al linguaggio ma all’uso del 3D e i passi avanti tecnologici, sembra, in un certo senso, quasi nulla.

Il dettaglio incredibile tuttavia è che tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 Avatar riuscì realmente a conquistare il pubblico. Il suo exploit fu frutto di una delle campagne marketing più ossessive, potenti, giganti e grandiose mai viste (aprì con un possente incasso di 77 milioni di dollari, ancora il record se si considerano solo i film “originali”), ma la sua tenitura senza precedenti che all’epoca fissò il record di incasso per ogni settimana di sfruttamento non sarebbe mai stata possibile con il solo hype, quello si sgonfia presto. Dopo i 77 milioni del primo weekend nel secondo segnò 75 milioni, quasi la stessa cifra! Incassare in tutto il mondo, raggiungendo luoghi come la Mongolia interna della Cina e trovando pure lì grande fortuna, non è qualcosa che si ottiene con il marketing. Avatar era piaciuto, non poco e non a pochi livelli.

Il pubblico era con il film e buona parte della critica, incluso il sottoscritto, lo era. Perché era effettivamente un grande spettacolo cinematografico, basato su un mito antichissimo (il buon selvaggio) e su archetipi narrativi ancora più di ferro (gli stessi sfruttati a suo tempo da Balla coi lupi e Pocahontas per un successo nemmeno paragonabile) che scorreva liscio e mostrava effettivamente qualcosa di mai visto. Fondeva tantissime mitologie diverse, tutte molto note e familiari al pubblico, in un melange armonioso. La scrittura non era stata un’opera creativa ma una di puro mestiere, da narratore esperto. In più c’era un motion capture umanoide capace di scavalcare la vallata dell’incredulità (quell’avvallamento nel tasso di credibilità degli effetti visivi che si incontra quando ci si avvicina al fotorealismo) e poi una profondità tridimensionale studiatissima.

Non solo. Conteneva anche un’interessante idea di metacinema relativa alla visione. In Avatar gli occhi sono sovrapresenti, vedere è sempre un’esperienza importante e “Io ti vedo” è un modo di manifestare i sentimenti. Un film su personaggi che guardano un mondo meravigliati e con occhi nuovi tramite una nuova tecnologia di immedesimazione in un corpo alieno, visto da un pubblico che guarda un film che propone qualcosa che lo meraviglia e gli fa vedere il cinema con un altro sguardo e altri occhi (e occhiali) tramite una nuova tecnologia di immedesimazione nei personaggi. Era già l’idea di Jurassic Park, ovviamente, la mise in abyme dello stupore: spettatori stupiti che guardano personaggi stupiti, tutti davanti a qualcosa di mai visto, proprio alle prese con una nuova frontiera del visibile.

Lo stesso, nessun film che abbia catalizzato l’attenzione dei media e del pubblico in questa maniera è poi stato così dimenticato. Avengers: Endgame ha battuto Avatar in tutto il mondo e Il Risveglio della Forza pure (ma solo in patria), tuttavia non furono al tempo presenti tanto quanto quel film nell’ecosistema mediatico. Non sono stati, a un certo punto, un fenomeno di costume. Hanno incassato perché hanno portato al culmine (o ripreso clamorosamente) qualcosa di noto e amato. Avatar invece è stato come costruire una città intera da zero, non aveva nessuna mitologia dietro di sé, nessun universo già costruito. Insomma riuscire in tutto questo non era scontato né era facile, eppure è successo.

Avatar piacque. O per dirla in maniera anche migliore: 10 anni fa il mondo si innamorò di Avatar come Cameron gli aveva ordinato di fare. L’Academy pure lo premiò (il film, non Cameron) e una nuova era sembrava aperta.

Invece se qualcosa ha dimostrato, lo possiamo dire con certezza ora con dieci anni di prospettiva, è che un'industria che fa film del genere con una tecnologia del genere e una preparazione del genere non è economicamente conveniente né sostenibile. Troppo tempo, per troppi soldi e troppo sforzo. Doveva essere un esempio per tutti gli studios e in realtà la sua lezione fu totalmente disattesa: i cinema furono riempiti di film in 3D gonfiato, posticcio, inutile e pretenzioso. Talmente poco è stato poi effettivamente redditizio lo sfruttamento di Avatar che la 20th Century Fox dieci anni dopo sarebbe stata venduta a un altro studio.

Ma non solo: ora che sono passati dieci anni possiamo dire che il 3D non ce l’ha fatta (per l’ennesima volta), il motion capture si è evoluto ma del resto la sua era una corsa partita ad inizio anni 2000 con Il Signore Degli Anelli, lo stesso Avatar è diventato un franchise solo dieci anni dopo, con grandissimo ritardo e chissà quali esiti. Di fatto nessuno ha ripreso quelle storie, nessuno ha copiato quel linguaggio, nessuno lo ha citato. Forse solo la Disney con John Carter (e mal glie ne incolse).

Si dice nel settore che ci vogliano almeno 10 anni per capire se un film sia un capolavoro o no. Bisogna valutarne l’impatto, la visione in prospettiva storica, la capacità di reggere il tempo e l’influenza che ha poi avuto sul resto del cinema. Avatar da questo punto di vista non è niente. Titanic sicuramente gli è superiore, per non dire Terminator 2. Eppure c’è qualcosa in quel film che catturò lo zeitgeist del 2010 come non era scontato che succedesse. Il desiderio di fuga in un altro pianeta, la prospettiva ecologista molto semplice, la filosofia new age degli anni ‘90 diluita fino a essere buona per tutti in tutto il mondo e soprattutto l’amore interrazziale.

Rivisto oggi Avatar è un film piacevole e scorrevole esattamente come dieci anni fa, non impressiona ovviamente, ma non pare assolutamente invecchiato e anche il suo comparto di effetti digitali non lo è. Il che non è scontato. Film della sua stessa era, come Iron Man, magari non sono invecchiati ma non osavano tanto quanto Avatar, non si spingevano in un territorio inedito. Cameron lo fece, fu premiato e poi dimenticato.

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