Avarat, di Leo Ortolani | Comics Reloaded
Nel 2010, Leo Ortolani realizza Avarat, una parodia a fumetti del film Avatar, di James Cameron, da leggere con degli speciali occhialini 3D
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Il protagonista della vicenda, però, non è il super eroe in calzamaglia gialla e nemmeno – perdonate il gioco di parole – il suo avatar sfruttato in precedenza per raccontare storie ambientate in universi fantasy, in una galassia lontana lontana o nell'antica Sparta.
Avarat si distingue innanzitutto per il formato: due albi orizzontali che riprendono le dimensioni della ristampa in volume di 299+1, pubblicata l'anno precedente; ma la caratteristica più straordinaria è l'effetto tridimensionale, ottenuto grazie alla lettura con gli occhialini rossi e blu in allegato, simili a quelli divenuti popolari negli anni '50/'80 e ricordati con nostalgia da Ortolani.
Il primo numero sembra una parodia simpatica e poco più, con una trama esile che ricalca le situazioni della controparte cinematografica. È nella seconda metà che il fumettista parmense dà un senso vero e proprio all'opera, facendo comprendere l'idea che sta dietro al progetto.
Il protagonista è lo spettatore di un film che grazie agli occhiali 3D ha l'impressione di essere catapultato dentro al grande schermo, vivendo in prima persona l'avventura. Questa svolta metanarrativa è l'elemento più riuscito dell'intero fumetto, anche grazie a un omaggio a 360° al regista: vengono infatti chiamati in causa il transatlantico Titanic e il T-9000 di Terminator, per formare un ipotetico Cameron Cinematic Universe, dove gli elementi dei suoi lavori più celebri interagiscono per dare vita a un epilogo fracassone e divertente.
Il secondo numero edito da Panini Comics è anche quello in cui l'effetto tridimensionale viene sfruttato al meglio, con una serie di splash-page e tavole d'impatto grazie alle quali vengono portate a compimento anche le ambizioni visive dell'opera.