Anteprima - Call of Duty: Black Ops II - La guerra è cambiata

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Activision svela a Los Angeles il suo nuovo blockbuster annuale

Che il nuovo capitolo di Call of Duty venisse rivelato prima dell’E3 era, ormai, un segreto solo per chi negli ultimi mesi ha vissuto in un monastero nepalese. Dopo la valanga di leak, rumour e immagini rubate (vere disattenzioni o abilissimo marketing?), finalmente Activision ha svelato al mondo l’ennesima iterazione del suo prodotto di punta, organizzando un megaevento stampa nella Città degli Angeli, proprio durante i playoff NBA.

Come da copione, quest’anno Call of Duty torna nelle mani di Treyarch e, sempre senza alcuna sorpresa, il titolo sarà il sequel diretto dell’ottimo Black Ops di due anni fa. Tuttavia, le operazioni sotto copertura che saremo chiamati a svolgere non si ambienteranno più fra il sudore vietnamita e le steppe russe, ma la vicenda (scritta da David Goyer, già mente creativa di Batman Begins) si ambienta fra gli anni ‘80 e il 2025, in un continuo gioco di rimandi, flashback e trame incrociate che vedranno protagonisti Alex Mason, già presente nel primo Black Ops, e suo figlio David, appena arruolatosi, nel momento in cui il mondo si trova sull’orlo di una crisi globale fra Stati Uniti e Cina. I parallelismi storici sono abbastanza evidenti, muovendoci nel mondo di Alex ci confronteremo con i sovietici, le spie venute dal freddo e le “guerre stellari” di Ronald Raegan, mentre nel futuro immaginato da Treyarch la situazione è cambiata di mondo. La Russia ormai non fa più alcuna paura, al contrario, il dragone cinese sta diventando sempre più potente e pericoloso. Dopo il quasi totale esaurimento del petrolio, infatti, il nuovo oggetto del contendere per la geopolitica mondiale sono diventate le cosidette “terre rare”, ovvero quegli elementi chimici che stanno alla base di tutta la strumentazione elettronica mondiale, dai superconduttori, ai magneti, alle fibre ottiche, passando per i processori di computer, telefonini e quant’altro. I principali giacimenti di questi minerali, tuttavia, si trovano in territorio cinese e la Repubblica Popolare, nonostante i ripetuti richiami di Stati Uniti, Unione Europea e Giappone, non sembra intenzionata a condividere la gestione e il controllo delle miniere, preferendo un regime monopolistico che stringe le esportazioni a livelli definiti dal Presidente Obama “inaccettabili e contrari alle regole della WTO”.
Black Ops II prende spunto proprio da qui, con Stati Uniti e Cina sull’orlo di una guerra, ormai non più solo commerciale, per il controllo di quelle che sono diventate le materie prime più importanti del pianeta, mentre, nel frattempo, una misteriosa organizzazione terroristica ha preso il controllo delle infrastrutture informatiche dell’esercito americano, facendo perdere ai centri di comando il controllo sugli avanzatissimi droni aerei e terresti di stanza presso le basi militari. Il risultato è abbastanza ovvio: i robot, iniziano ad attaccare il territorio americano. Come se non bastasse il primo indagato per l’attacco di cyberterrorismo è proprio la Cina che, tuttavia, sta subendo esattamente lo stesso tipo di attacchi a Pechino e nelle altre città costiere. Chi c’é dunque dietro a quella che sembra essere una sorta di dichiarazione di guerra al mondo?

Activision, molto saggiamente, ha deciso di non svelare nulla riguardo la trama principale e i vari antagonisti con cui ci scontreremo, anche se Goyer ha tenuto a dire che l’antagonista principale sarà molto più umano rispetto a quello cui eravamo abituati e che la sua vicenda “ci interesserà profondamente”. Dal punto di vista del gameplay, i ragazzi di Treyarch, pur non rinunciando al marchio di fabbrica del franchise, ovvero l’azione “cinematica”, hanno introdotto alcune interessanti innovazioni: prima fra tutte è il continuo passaggio fra due realtà storiche, forse non lontanissime in termini di anni, ma profondamente diverse in termini di tecnologia: negli anni ‘80 un walkie talkie sembrava il futuro, nel 2025, invece dovremo fare i conti con droni bipedi, sensori di prossimità e armi capaci di perforare i muri. Per la prima volta nella serie, infatti, il nostro fucile sarà equipaggiato di un sistema di caricamento dei colpi capace di autoregolarsi in base alla resistenza della copertura che dobbiamo sfondare, in questo modo, dunque, nessun riparo sarà mai davvero sicuro. Gli ambienti di gioco, però, non saranno completamente distruttibili (dimenticate subito ogni velleità alla Battlefield), per cui il sistema, almeno per quanto è stato fatto vedere finora, si risolve in un curioso ibrido fra la possibilità di bucare le pareti e le canoniche dinamiche da “spara muretto” cui siamo abituati da anni. In ogni caso l’innovazione proposta è interessante e potrebbe dare una rinfrescata non indifferente a un gameplay ormai abbastanza appesantito. La seconda milestone che, davvero, potrebbe rivoluzionare l’intera saga si nasconde nello sviluppo della trama: per la prima volta, infatti, alcune missioni oltre a permetterci di scegliere come raggiungere determinati obiettivi, prevedono finali multipli che - in alcuni casi - potrebbero addirittura coincidere con il fallimento dello scopo che ci eravamo proposti. Treyarch non ha voluto dire se queste scelte avranno un impatto sul finale del gioco, tuttavia siamo pronti a scommettere che, anche su questo fronte, potremmo avere delle interessanti sorprese nel corso dei prossimi mesi. L’ultima innovazione che gli sviluppatori hanno voluto mostrare sono le cosiddette missioni Strike Force, ovvero una sorta di livelli d’intermezzo, scollegati dalla trama principale, in cui potremo scegliere quale unità interpretare sul campo di battaglia e, addirittura, gestire l’intero scontro da una prospettiva quasi da RTS. Anche in questo caso il successo o il fallimento andranno a impattare sulle vicende dei nostri protagonisti (un po’ come avviene in Mass Effect 3 con la reattività galattica, anche se l’obiettivo di Treyarch sembra essere molto più ampio), ma in una singola partita non potremo mai completare tutte queste “sfide” in quanto la scelta di un determinato assignment, in automatico, ne blocca altri, impedendoci così di esplorare tutti gli ambienti giocando una volta sola lo story mode. Anche qui, almeno sulla carta, l’idea sembra essere molto interessante, ma dovremo aspettare una prova diretta prima di poter esprimere valutazioni più approfondite.

Per quanto riguarda il comparto multiplayer, in questa occasione Activision è stata abbastanza reticente e, oltre a dichiarare che il multigiocatore si ambienterà nel 2025 e che l’obiettivo del gioco è quello di entrere a pieno titolo nel novero degli eSport, non si sono riuscite a carpire altre informazioni. Tuttavia, come da tradizione, l’ormai regolare evento losangelino di Settembre dedicato al multiplayer revela ci permetterà di toccare con mano tutto il lavoro di Treyarch e avere una visione d’insieme più completa sull’intero prodotto.
Al momento, Black Ops II è l’episodio di Call of Duty più interessante e “di rottura” dai tempi del primo Modern Warfare, già dal trailer e dalle immagini che potete vedere qui in calce, si capisce subito come Activision sia decisa a rispondere a chi considerava CoD poco più di uno stufato ormai decotto. Attendiamo dunque l’E3 per avere maggiori informazioni sul titolo e, magari, per una prova diretta pad alla mano.

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