Ant-Man and The Wasp: Quantumania, quando i comprimari sono i veri eroi
In occasione dell'uscita di Ant-Man and The Wasp: Quantumania, ragioniamo insieme sul ruolo di Scott Lang all'interno della pellicola
Ant-Man and The Wasp: Quantumania è disponibile nelle sale di tutti i cinema solo da due settimane, ma i fan del Marvel Cinematic Universe sono già in trepidante attesa della prossima pellicola del franchise. Un’attesa che, visto il carisma del Kang di Jonathan Majors, supera persino gli altri film del MCU in arrivo nel 2023, puntando direttamente ad Avengers: The Kang Dinasty.
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L’UNIONE ALLA RIBELLIONE
L’intera psicologia di Scott Lang in Ant-Man and The Wasp: Quantumania si basa sul suo immobilismo. Sulla sua incapacità di rimettersi in gioco, dopo gli eventi accaduti nei precedenti film dei Marvel Studios. Questo aspetto del personaggio non viene poi trattato e indagato abbastanza, mantenendo Scott solamente come un eroe capace di far spiccare coloro che lo circondano.
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Il primo esempio che ci viene in mente per avvalorare questa tesi è il momento nel quale Scott e Cassie si trovano nel bel mezzo dell’accampamento dei ribelli e si trovano costretti ad agire. Anche in questo caso, il nostro protagonista ha il compito di insegnare a combattere a Cassie, spiegandole per filo e per segno le azioni da compiere per mettere al tappeto i suoi avversari. Una scena molto divertente, ma che dimostra come Scott stesso non sia in grado di comprendere appieno i propri poteri, che sfrutta in modo quasi impulsivo. Ant-Man non è infatti un picchiatore o un esperto combattente, semmai è un eroe che agisce d’istinto. Un istinto che, però, fa spesso cilecca, come dimostrato dal fatto che sia Scott che Cassie vengono rapidamente sconfitti e rinchiusi nella prigione di Kang.
LA SPALLA DI SE STESSO
Dopo essere stato catturato, Scott viene reclutato da Kang per compiere un “furto”. Il Conquistatore vuole infatti recuperare il nucleo energetico, in modo da potersene andare una volta per tutte dal regno quantico. Durante questa missione, Scott si ritrova in una distorsione dello spazio e del tempo, che dà vita a diverse probabilità. Queste sono altre versioni di Scott, che così possono fare squadra per riuscire nell’impresa. Ecco che quindi il protagonista diventa la spalla di sé stesso, dovendo per forza di cose collaborare con le altre sue versioni per raggiungere il nucleo. Si tratta di una scena emblematica, che determina per l’ennesima volta la scarsa propensione di questo eroe nel riuscire a cambiare le cose da solo.
Come se non bastasse, proprio quando sembra che i vari Ant-Men ce la stiano facendo, ecco che il piano va a rotoli e tutto sembra perduto. Poco importa, perché il rapido intervento di Hope risolve la situazione. Complimenti, Scott. Sarà per la prossima volta.
ARRIVA ANT-MAN
Ci avviciniamo lentamente al gran finale, quando il nostro eroe sembra deciso a vestire finalmente i panni (enormi, in questo caso) di un protagonista eroico. Eppure, nonostante una dimostrazione di forza, ancora una volta viene rapidamente preso a calci nel didietro da Kang, che dimostra di essere un villain estremamente potente. Ed ecco che, nel momento più drammatico, arriva un altro personaggio secondario a risolvere la situazione: Ant-Man. Quello originale. In pieno stile Gandalf, Hank Pym raggiunge all’ultimo secondo il campo di battaglia, schierando le sue potenti formiche giganti e permettendo loro di distruggere l’armatura del “non più così potente” villain. Per l’ennesima volta, Scott non può che fare l'ennesima battuta, mentre qualcun altro si comporta da vero eroe e risolve la situazione.
LA MOSSA FINALE
Concludiamo poi con lo scontro finale tra Scott e Kang, che si sposta su una dimensione più umana. La lotta corpo a corpo non fa altro che confermare quanto detto in precedenza in questo articolo: Scott non è un picchiatore e riesce a malapena a sferrare qualche buon colpo. A questo punto del film sarebbe stato interessante vedere il nostro protagonista, ormai rimasto solo, prendere coscienza del suo ruolo e comportarsi da vero eroe. Questo, però, non accade. Proprio quando sembra che Kang stia per vincere, tuffandosi fuori dal portale per raggiungere il nostro mondo, ecco che entra in scena Hope. Hope che, con un rapido colpo, mette al tappeto il villain, uccidendolo forse per sempre. E, come sempre, Scott non può che rimanere a guardare.
Quanto descritto sinora è esattamente quello che accade all’interno del film. Come interpretarlo, però, sta a voi. Da un lato potrebbe essere interessante evidenziare questa capacità di Scott nel rimanere un “eterno secondo”, ma dall’altro potrebbe rendere la narrazione un po’ troppo debole e ripetitiva. Non siamo qui, però, per esprimere un giudizio, bensì per permettere a voi di maturarne uno.
Cosa ne pensate? Siete d’accordo con la nostra analisi? Pensate che la scrittura di Scott Lang sarebbe da rivedere, oppure questo suo ruolo vi convince appieno? Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, venite a parlarne direttamente con noi sul canale Twitch di BadTasteItalia.