Andor: un successo che fa bene a Star Wars e a tutte le serie TV

Se c’è un’eredità che speriamo che le future "serie stellari" facciano proprie dopo Andor è nella qualità e nella serietà della realizzazione

Condividi

L’ultima produzione starwarsiana proposta su Disney+, Andor, è giunta al termine di recente con un finale di stagione che ha chiuso la storia con un finale compatto, potente e toccante in quello che a posteriori possiamo definire un viaggio nella ‘preistoria’ della Ribellione di Star Wars.

Una serie sotto molti aspetti anomala per gli standard starwarsiani, ma che ha colpito e coinvolto molti spettatori. Le carte che Andor ha calato in tavola sono molte e proveremo a esaminarle in maggior dettaglio più sotto, ma quella forse più importante è il fatto che, per citare un’altra serie che con Star Wars avrebbe poco o niente a che fare… “Un’altra televisione è possibile”! Dopo esperienze a tratti valide ma non del tutto esaltanti come The Book of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi, o allargando il campo, in un panorama televisivo generale dove si cerca affannosamente il successo o il ‘like’ facile a suon di meme, battute fulminanti, ammiccamenti, easter eggs e ospiti a sorpresa, Andor ha spiazzato il pubblico andando per la sua strada, raccontando la storia che voleva raccontare e facendolo con uno stile tutto suo fatto di determinazione, di eleganza, di profondità e di serietà, una scelta che non poteva non spiazzare un pubblico ormai saturo delle strizzatine d’occhio sopracitate. Tutto questo ha spinto molti a gridare al miracolo o alla rivoluzione, specialmente nel panorama narrativo di Star Wars, dove ogni deviazione dalla formula collaudata è visto nel migliore dei casi come pericoloso, e nel peggiore dei casi sacrilego.

Storia Classica, Veste Nuova

Intendiamoci, sulla carta, i temi trattati in Andor non sono nemmeno così rivoluzionari come potrebbero apparire: spingendosi oltre le apparenze, si tratta in essenza del classico ‘romanzo di formazione’ del protagonista, o se vogliamo vederla da un punto di vista ancora più classico, il tradizionale viaggio dell’eroe: Cassian Andor è un ‘nessuno’, un cittadino della galassia con una storia personale travagliata come tanti miliardi ne hanno, e che travolto da una serie di eventi tumultuosi intraprende un cammino che lo porterà da una vita di espedienti e priva di qualsivoglia ideale a quella di un leader, di fermo credente in una causa e di un individuo pronto al sacrificio. Perché, dunque, a detta dei più, Andor è apparso come una produzione diversa da tutte le altre, per certi versi rivoluzionaria, assicurandosi l’applauso pressoché universale di tutta la critica e di buona parte del pubblico? Cos’è che fa di Andor una storia che gli appassionati di Star Wars in particolare e gli spettatori delle serie televisive in generale farebbero bene a non lasciarsi scappare? A serie conclusa, dopo un’ulteriore visione per analizzarne l’esperienza narrativa nella sua globalità, vi proponiamo una potenziale risposta, che fissiamo soprattutto nei tre punti sottostanti, le tre vere e proprie colonne portante che fanno di Andor una serie speciale.

Coralità

La serie è molto più corale e meno individuale di quanto le apparenze lascino credere. Il cammino di Cassian ha la sua importanza, ma si intreccia o procede in parallelo con le storie di altre figure cruciali per la nascita dell’imminente Alleanza. Ha visto giusto chi ha ipotizzato che questa serie poteva anche chiamarsi ‘La Nascita della Ribellione’, perché le strade, le prove e i dilemmi che devono affrontare figure come Luthen Rael e Mon Mothma sono stringenti e cruciali quanto quelle di Andor. La coesione della narrazione quindi non è data da questo o quel personaggio, ma dall’unità dei temi comuni del sacrificio, delle scelte difficili e della resistenza alla tirannia, vere e proprie colonne portanti che collegano e unificano trame apparentemente scollegate o parallele tra loro. Il fatto che ogni personaggio abbia un suo arco narrativo, uno sviluppo e le sue prove da affrontare e che ogni evento che lo coinvolga lo ricolleghi in modo netto e pulito ai temi principali di tutta la storia è garanzia di una narrazione ragionata, pulita e potente.

Maturità

È stato detto da molti, e a buon diritto, che Andor è una serie anomala per gli standard tradizionali di Star Wars in quanto spinge sull’acceleratore ne trattare temi maturi e complessi con toni adulti e ponderati. Tutto indubbiamente vero: le riflessioni sulla dittatura e sull’oppressione e sui modi più o meno morali con cui combatterle sono forti, a volte impietose e comunque dipinte a tinte fosche. Si ride poco (forse quasi niente) in Andor, mentre sono ricorrenti le atmosfere opprimenti, soffocanti, disperate. Ricorrenti e ancora più potenti quando aleggiano non tanto sulle battaglie, i furti e gli scontri a fuoco con le forze Imperiali, bensì quando gravano sulle scene di vita quotidiana dei personaggi, sugli sguardi abbassati, sui timori delle rappresaglie, sull’amarezza di avere perso la propria indipendenza. È facile credere che Star Wars nella sua essenza sia la storia di mirabolanti eroi e mistici cavalieri che compiono imprese straordinarie, ma nel suo cuore Star Wars resta il racconto di un’eroica e sofferta lotta contro la tirannia. Andor riesce a cogliere tutto questo e regala riflessioni morali, momenti eroici e tragici, commoventi ed esaltanti come pochi altri prodotti della saga stellare hanno saputo fare.

Qualità

L’ultimo e forse più importante punto a favore di Andor è la qualità che ha caratterizzato ogni aspetto della serie. Perché se Andor può o non può essere un’ottima serie di Star Wars, ci sono pochi dubbi sul fatto che sia un’ottima serie, punto e basta. Regia e sceneggiatura sono curate nel dettaglio e non mancano di regalarci scene e momenti memorabili, che si tratti dei toccanti monologhi di personaggi come Kino, Luthen o Marva, di scene visive di grande impatto come la fuga nei cieli dell’Occhio, l’evasione dalla prigione di Narkina 5 o il funerale su Ferrix nell’episodio finale, nulla è realizzato ‘tirando via’ nulla chiede uno sforzo di immaginazione o di suspension of disbelief aggiuntivo allo spettatore: tutto è calibrato, tutto ha una funzione, tutto contribuisce alla costruzione dei personaggi e della trama. Perfino gli onnipresenti easter eggs, croce e delizia degli appassionati starwarsiani, pur se presenti non ‘invadono’ la narrazione e non vengono urlati in faccia allo spettatore, ma attendono con discrezione negli angolini a loro riservati. È indubbiamente vero che la serie richiede uno sforzo di attenzione e di concentrazione in più rispetto ad altre narrazioni più semplicistiche, ma la ricompensa che se ne ottiene in termini di appagamento, coinvolgimento e affinità con i personaggi è impagabile. E di questi tempi, una serie televisiva pronta a scommettere sull’intelligenza e sul coinvolgimento dello spettatore è un tesoro prezioso da non gettare via.

Conclusione

Sarebbe sciocco pensare che il futuro di Star Wars stia esclusivamente nella narrazione in stile Andor: esistono altri aspetti più leggeri ma altrettanto appassionati che sono impressi nel dna della Saga e di cui è impossibile fare a meno: azione più spericolata, una buona dose di umorismo, una presenza più palese della Forza e dei suoi fruitori. Ma sarebbe un errore (o frutto di malafede) pensare che i due stili debbano essere necessariamente alternativi o in contrapposizione gli uni agli altri. Andor viene a dirci che Star Wars può essere anche questo e ad ampliare confini e stili narrativi che, se abbandonati a se stessi, forse iniziavano a stare stretti sia agli storyteller che al pubblico.

La vera rivoluzione di Andor sta nell’avere realizzato un prodotto narrativo mettendo al centro esattamente i punti sopracitati, e soprattutto l’ultimo. Se c’è un’eredità che speriamo che le future serie stellari sappiano ricevere e fare proprie dopo l’esperienza di Andor è proprio nella qualità e nella serietà della realizzazione. Che non deve necessariamente passare per un altro thriller/spy-story a tinte fosche, ma che può esplorare i generi più disparati, dall’horror alla commedia, dalla storia romantica all’epica cavalleresca. Quello che Andor ha dimostrato è che la cornice starwarsiana fornisce strumenti ed elementi in grado di accogliere le forme narrative più disparate. Sta poi allo showrunner di turno usarli con qualità, passione e impegno per realizzare qualcosa che lasci il segno. In breve, sì: “un’altra televisione è possibile”. Anche in una galassia lontana lontana.

Trovate tutte le informazioni su Andor nella nostra scheda.

Continua a leggere su BadTaste