Ancora Venezia sulla stampa italiana
Tra polemiche assurde del ministro della Cultura Sandro Bondi, tante inesattezze uscite sui mass media nostrani e decisioni strane di Ciak, il Festival di Venezia continua a far parlare di sé...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Iniziamo dalla polemica che da una settimana ammorba la stampa italiana, quella sulle parole del ministro Bondi, che ha criticato il presidente Quentin Tarantino e ha detto di voler mettere becco nella composizione della prossima giuria del Festival di Venezia. Ovviamente, Bondi è indifendibile per tante ragioni, alcune delle quali messe in evidenza dai nostri mass media (come si fa a dire che Tarantino è uno snob e fa parte di una cultura elitaria?) e altre meno segnalate (se Bondi da mesi critica i film italiani, perché poi si sconvolge che non vengano premiati ai Festival?), senza contare il suo solito difetto di parlare di cose che non conosce (non avendo visto i titoli presentati a Venezia...).Però, una critica che gli è stata mossa inizia a diventare non solo ingiusta, ma anche volutamente falsa. Il ministro 'avrebbe' infatti confessato che gli ultimi film che si è goduto sono stati quelli con Ugo Tognazzi e da lì se ne deduce che sono vent'anni che non vede film nuovi. In realtà, come spiegato bene nella famigerata intervista a Panorama (che evidentemente si legge solo nelle parti che interessano), Bondi aveva semplicemente detto di aver rivisto recentemente le pellicole con Tognazzi, come un qualsiasi appassionato magari può assaporarsi per la decima volta Quarto potere o Febbre da cavallo per piacere personale. Insomma, il ministro dice già tante cose imbarazzanti, non c'è bisogno di inventarsene altre...Bondi sarà comunque contento di certi articoli patriottici usciti sui quotidiani italiani, magari perché a Toronto passavano dei titoli italiani (peccato che nella città canadese vengano presentate centinaia di pellicole, forse anche migliaia considerando tutto il relativo mercato collaterale) o perché magari qualche film è stato venduto all'estero (già il fatto che sia una notizia fa capire la nostra situazione). E magari avrà apprezzato che il regista Marco Bellocchio si lamenti che il regolamento sia stato stravolto per dare due premi a De La Iglesia, mentre in realtà su quei riconoscimenti non è stato necessario nessun cambiamento delle regole, come invece è avvenuto per Skolimowski e il suo Essential Killing.
*** Ricordate quando, l'anno scorso, ho commentato la top 50 dei potenti del cinema italiano realizzata da Ciak e ho fatto notare la poca eleganza di inserire il nome della direttrice Piera Detassis nell'elenco come coresponsabile del Festival di Roma, peraltro giusto una posizione sotto quella di Marco Müller (insomma, Venezia e Roma pari erano, secondo Ciak)? Cosa si decide di fare quest'anno? Semplice, il nome della Detassis scompare e c'è solo quello di Rondi, nei panni del "Presidente fondazione Cinema per Roma e Accademia David di Donatello". Peccato che nella scheda si parli solo del Festival di Roma e allora qualche dubbio viene. Per esempio, perché tutti parlano della Detassis come della vera direttrice del Festival di Roma, ipotesi decisamente confermata da certe dichiarazioni passate di Rondi (come quando ammise candidamente di non aver visto Il sangue dei vinti, titolo selezionato due anni fa)? E perché per il Festival di Venezia, solo qualche giorno fa, Dagospia dava la Detassis in pole position dopo la fine del contratto di Müller, visto che per Ciak l'unico responsabile di Roma è adesso diventato Rondi? Boh e boh. A meno di non voler pensare che il ruolo della Detassis nel Festival di Roma sia notevolmente diminuito, cosa che non traspare però da nessuna comunicazione ufficiale. Comunque sia, quest'anno Müller è al 28° posto, Rondi al 30°, ma per qualche motivo la prima scheda è molto più critica della seconda, che ha alcuni momenti surreali (come vantarsi di aver "azzeccato certi colpi" come Tra le nuvole, film già passato a Toronto con successo e non certo una scelta difficile visti i nomi coinvolti). Ripeto, non capisco, se qualcuno ha dei suggerimenti aspetto con ansia... *** Una cosa interessante riguardo alla classifica di incassi del weekend del 10-12 settembre è che molti (magari seguendo un'agenzia di stampa) hanno cantato il de profundis per il grande vincitore Somewhere (che non avrebbe sfruttato il successo, cosa strampalata considerando che l'ha vinto sabato sera e che quindi il fine settimana non poteva cambiare più di tanto) e si sono esaltati per La solitudine dei numeri primi (peccato che abbia ottenuto una media non esaltante). La cosa strana è che essendo sia Somewhere che il film di Costanzo targati Medusa, non si può certo pensare che si voglia favorire o sfavorire questa casa di distribuzione. L'altra cosa incredibile è che si sia preferito parlare di questi due titoli, nonostante Shrek 4 fosse ancora primo e Resident Evil: Afterlife abbia iniziato col botto. Intanto, i giornali (Corriere, Repubblica e Messaggero) sono anche riusciti a pubblicare gli incassi di giovedì successivo (a mia memoria, mai capitato). Guarda caso, primo era il film di Costanzo. Intanto, sempre sul box office, Giorgio Carbone di Libero dice anche che The American ha dominato l'ultimo weekend americano. Forse si riferiva al precedente (comunque non dominato), visto che in quello a cui si riferiva (il secondo) ha perso il 56%.Ma il capolavoro Carbone lo fa con i pronostici sui premiati al Lido e pubblicati l'11 agosto:Mentre scriviamo sale decisamente (una vera impennata) la candidatura di “Barney’s version” di Richard J. Lewis. È piaciuto (e continua a piacere a tutti). Inoltre, fatto tutt’altro che secondario, è stato ottimamente collocato nella programmazione festivaliera. A casa mia quando mettono un film al penultimo giorno, significa, nove casi su dieci, che gli vogliono tirare la volata decisiva (è più facile che un giurato ricordi le belle sensazioni avute il giorno prima di quelle provate a inizio festival).
Mettiamo che non vada così. Mettiamo che Tarantino proprio non digerisca “Barney” (è possibile, gli italo americani non sono mai andati in estasi per le opere di autori israeliti). E allora nessuna forza al mondo potrà impedire una grossa affermazione alle pellicole venute dall’Est. Un collega che s’intende di festival e di giurie (veneziane) dà per sicuro (quotato 2 a 1) “La fosse” di Wang Bing, il famoso film sorpresa che per due motivi può essere gradito a Tarantino (è cinese e truculento). «Se non premiano Bing, vedrai che il Leone lo danno al “Bosco norvegese” di Tran», è sempre il collega so-tutto-io a parlare, «Cioè a un altro giallo. O addirittura agli “Assassini” di Kitano».
Facciamo i complimenti al collega informatissimo di Carbone (anche nella capacità di confondere Takashi Miike con Kitano), sperando ci fornisca qualche dritta per il superenalotto o per le scommesse sportive...
Intanto Libero come sempre sostiene il cinema per il grande pubblico (e fin lì, nulla di male, anzi), come dimostrano le parole di Francesco Borgonovo sulla rassegna comica presentata al Lido:
Rassegna che oggi offre lo straordinario Il commissario Lo Gatto con Lino Banfi (e annessa canzoncina da enciclopedia: «Non sono frocione, non mi chiamo fri-fri, sono commisserio e ti faccio un c… così»).
Certo che se anche i fautori del cinema commerciale confondono Il commissario Lo Gatto con Fracchia la belva umana siamo messi male. Intanto, sullo stesso giornale Bruna Magi (evidentemente memore della lezione del suo maestro spoileratore, Carbone) è più spietata verso The Town del criminale interpretato da Jeremy Renner, rivelando alcuni dei segreti e delle scene clou del film.
Ma la zampata ideologica Libero la piazza dopo la fine del Festival, Visto che non deve essere andato giù che La pecora nera ha preso il posto di Avati nel concorso. Nell'intervista a Donatella Aragozzini (probabilmente incolpevole del misfatto), Giorgio Tirabassi dice "è un'opera prima che non sembra però un'opera prima, piuttosto il lavoro di un regista maturo, che ha già fatto altro. Uscirà a metà ottobre, vedremo come andrà". Il titolo però diventa magicamente "Tirabassi tosa la pecora nera - L’idolo di Distretto di Polizia boccia il film che ha interpretato". Capisco forzare la realtà, ma qui è stato fatto un inception degno di Christopher Nolan...
*** Chiudiamo facendo i complimenti (purtroppo ironici) a Claudio Plazzotta su Italia Oggi, che riprende la polemica delle dichiarazioni di Marco Müller ai siti Internet, scopiazzando tanti virgolettati, ma senza dire minimamente che provengono dalla dettagliata trascrizione di Raffaele Meale per Cineclandestino. Che sia una bella metafora dei rapporti tra stampa tradizionale e online?Vi ricordo che, per segnalarci articoli interessanti, potete scrivere su questo Discutiamone nel Forum Cinema