Amore e guinzagli: come è noioso il bondage ai tempi del politicamente corretto

Amore e guinzagli poteva essere una commedia brillante, invece è un manuale di istruzioni per come fare BDSM senza offendere nessuno

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Si può fare un film sulle pratiche sadomaso senza far vedere alcuna nudità e senza che ci sia il benché minimo erotismo? Sì, ma il risultato non è granché. Più o meno è solo questo che si può ammirare da Amore e guinzagli, il nuovo film coreano su Netflix

Lei si chiama Jung Ji-Woo (interpretata dalla cantate Seohyun), lui è Jung Ji-Hoo (Lee Jun-young, anche lui musicista). Se questi nomi vi hanno già mandato in confusione sappiate che non siete gli unici. Lo scambio di persona è infatti l’innesco del film. La donna è una dipendente maltrattata dal capo misogino, mentre l’uomo è il nuovo arrivato nell’ufficio, brillante e ben voluto da tutti. Una sola lettera li separa dall’essere identici. I colleghi ridono, chi mai potrebbe confonderli? La domanda retorica trova risposta nel fattorino, che porta alla persona sbagliata un pacco contenente… dell’attrezzatura per il BDSM. 

Ji-Woo scopre il segreto del collega. Stupita, accetta la bizzarra passione di Ji-Hoo e la asseconda. Lui è entusiasta per aver trovato la sua prima mistress, lei perché sogna di avere una storia affettiva (e sessuale) con lui. C’è però un rigido contratto che regola i loro rapporti. I servizi concessi e richiesti dureranno per un tempo limitato, alla fine del quale tutto andrà ripensato. 

La fredda strategia di Amore e guinzagli

L’algoritmo di Netflix, leggendario e ben oliato, è sempre meno trasparente e quindi sempre più inquietante. La quantità di prodotti sfornati mensilmente o acquisiti da altre library è tale che nella grande varietà è diventato facile vedere un filo conduttore. Amore e guinzagli sembra realizzato da un computer. Nella sua messa in scena non ha alcun elemento umano di carnalità, di sudore o passione. Non si vedono gli ormoni trasudare, l’eccitazione, ma solo una serie di atti imitati dagli attori. Sopratutto però skynet, o meglio il set di criteri che regolano l’approvazione dei concept per trovare il prossimo grande successo, si rivela qui in tutta la sua freddezza.

Prima ci fu Il gioco di Gerald. Che poco c’entra con il BDSM, ma che metà del pubblico ha guardato perché c’era Carla Gugino legata al letto in lingerie. Le situazioni piccanti tirano sempre. Anche negli horror.

Poi è arrivato quell’obbrobrio di 365 giorni sfondando tutti i parametri della piattaforma (LEGGI IL NOSTRO SPECIALE). Il sesso funziona particolarmente in streaming (ma dai?). Non ha la vergogna di entrare in sala e soprattutto ha la scusa perfetta: già che è pagato nell’abbonamento, perché non dare un’occhio? Così in Giappone, Vietnam, Taiwan e Indonesia ha scalato le vette della classifica dei più visti. E in altre parti del mondo non se la cava male

Insomma, invece che rispolverare un cinema veramente erotico l’algoritmo ha preso i due o tre punti in comune tra i film pruriginosi di successo e ha sputato fuori questo insipido trattato di perbenismo

Amore e guinzagli

Amore senza sesso

Amore e guinzagli è Cinquanta sfumature di grigio educativo. Dove la trasgressione è così corretta, precisa, rispettosa, da perdere pure qualsiasi interesse voyeuristico. È asettico. L’imbarazzo che dovrebbe divertire e concedere grasse risate da commedia degli imprevisti non funziona nemmeno se si condivide un minimo di sensibilità coreana. L’algoritmo è però fiero di presentare un film che farà piacere al mondo moderno. Uno di quelli con uno scopo, un messaggio, un programma etico da buttarti in faccia anche a costo di farti l’occhio nero.

Ammirate, gente, ammirate” dice il freddo computer, un film che ha il coraggio di normalizzare le relazioni BDSM. E via con il tour nella lista della spesa delle cose da fare. In questa scena vi spieghiamo l’importanza del consenso. In questa come decidere un segnale per interrompere il gioco. Qui vi facciamo ridere dicendo che, sotto sotto, siamo tutti uguali nella voglia di sperimentare.

Si può fortunatamente dire che non tutto è da buttare. Il film ha quella leggerezza romantica che si beve facilmente. Ha una (sola) grande idea: cioè di trattare la comunità BDSM come una setta segreta che quasi condivide dei super poteri. I lacci, le fruste e le maschere sono la loro divisa. Si nascondono tra di noi, potrebbero essere vicini di postazione al lavoro. Si tengono in contatto tramite chat anonime e vivono con codici e linguaggi conosciuti solo agli iniziati. 

Bellissimo, se solo fosse diretto da un umano. Se la regia di Hyeon-jin Park avesse la capace di far provare un minimo di attrazione, di invidia dell'erotismo strano e strabordante che fa battere il cuore in una società repressa. 

Negli states il film è stato molto applaudito per come ha fatto luce su un aspetto del piacere poco conosciuto, anche quando non direttamente legato al sesso. Bene il tema del consenso, bene il coraggio con cui ha affrontato gli stereotipi e le intolleranze. Apprezzabile anche la critica al sessismo. Ottima la complessità enunciata rispetto al BDSM e come ha sottolineato che la comunicazione e la conoscenza sono fondamentali per la buona riuscita.

Peccato che fa tutto questo usando lo stesso linguaggio di un libro illustrato. Dice tutto strizzando l’occhiolino e con il dito alzato per non essere frainteso. Sacrifica la profondità dei suoi personaggi per renderli simili a delle didascalie esplicative. Tutto molto corretto, ma alla fine Amore e guinzagli è il perfetto esempio di quanto è brutto riprendere la passione… senza passione.

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