Amarcord: Il Signore Degli Anelli - La Compagnia Dell'Anello

Un ricordo dell'uscita in sala nel 2001 - in Italia nel 2002 - de Il Signore Degli Anelli - La Compagnia Dell'Anello. Era finita la maledizione. Anche politica.

Condividi

Sembrava impossibile.

Noi tolkieniani avevamo perso la speranza.

Il testo era più ostico dell'Odissea, più sacro per alcuni de La Bibbia e più difficile da portare sullo schermo de L'Ulisse di Joyce.  La sfortuna che si era abbattuta su qualsiasi tipo di produzione che ci avesse provato era nota. Dal Ralph Bakshi del cartone animato del 1978 con molto rotoscope, al John Boorman della versione live action quasi realizzata che divenne invece Excalibur (incontrai Boorman nel 2005 e ancora gli rodeva tanto).

Nessuno era riuscito a tradurre Il Signore Degli Anelli di J.R. R. Tolkien in immagini in movimento da quella fatidica uscita in libreria del 29 luglio 1954.
Se provavi un approccio scanzonato per non dire satirico (come volevano i Beatles), potevi trovare orde di fan ("Il mio deplorevole culto" lo definiva il maestro di understatement J.R.R. Tolkien) pronte ad ucciderti. Se arrivavi produttivamente non preparato... potevi cadere dentro il Fosso di Helm e non uscirne più (la versione animata di Bakshi arriva alla Battaglia del Fosso di Helm e non riesce a proseguire). Se pensavi al fatto che Lucas, genio, avesse depredato il testo sacro per il suo Guerre Stellari... ti veniva lo sconforto e pensavi: "Perché mai si dovrebbe uscire al cinema con qualcosa che tutti diranno che ricorda Guerre Stellari senza avere la possibilità di spiegare che casomai è Lucas che ha preso qualche spunto da un testo letterario del 1954?".

"Fantasy movies don't make money" dicevano i produttori a Hollywood

Poi c'era la faccenda del fantasy. "Fantasy movies don't make money" dicevano i produttori a Hollywood. C'era il precedente di Dungeons & Dragons (2000) che aveva fatto infuriare gli amanti del gioco di ruolo (inventato nel 1974 da Gary Gygax e Dave Arneson ispirati, indovinate un po', da cosa?), inorridire i critici e fatto flop al botteghino.
Per tutte queste ragioni... capirete che per un tolkieniano italiano pure tanto jacksoniano, quel contesto storico era pieno di incognite, speranze, paure, riflessioni. Ce l'avrebbe fatta il nostro amatissimo Peter Jackson nell'epica impresa di portare Tolkien al cinema nella sua Nuova Zelanda?
Si seguì passo passo la produzione grazie all'esplosione del web (TheOneRing.net offriva info costanti sulla faccenda così come tanti altri siti di cinema già autorevoli e potenti, soprattutto nel mondo anglosassone). Eravamo eccitatissimi. Chi scrive andò a Londra per le prime di tutti e tre i film in compagnia di un appassionato tolkieniano di nome Alessandro Moroni, in arte Verdefoglia.

Alessandro era un opinionista eccellente che scriveva sui forum. Specialmente uno.

Non dimenticherò mai i brividi che provai alla prima londinese di quel dicembre 2001 de La Compagnia Dell'Anello in compagnia di Verdefoglia.
Alla fine del film ci bastò un'occhiata per capirci: Peter Jackson ce l'aveva fatta.
Era riuscito a portare Tolkien al cinema. Ci sarebbero state discussioni, polemiche (Tom Bombadil? Ha fatto benissimo a eliminarlo! Lo penso e ripenso tutt'ora perché Bombadil è un problema ANCHE dentro il libro; Sauron fisico? Accipicchia se c'è pure nel libro! Verdefoglia scrisse un saggio bellissimo al riguardo). Eravamo jacksoniani o antijacksoniani, bidelli della Terra di Mezzo (Verdefoglia li chiamava così i superortodossi; come si incazzavano!). Si parlava di cinema, letteratura, adattamenti, casting, tradimenti, storie di adattamenti e tradimenti (Kubrick che tradì King su Shining), facce, effetti speciali, dettagli, mostri, parole, elfico (quenya o sindarin?).

Ci siamo divertiti.

Poi c'era anche la politica. Non spaventatevi perché è una storia divertente. Quasi esilarante.
In Italia Tolkien era di destra. Sicuro. Incontrovertibile. Lo scriveva La Repubblica ogni tre mesi dai primi anni '80. Tolkien era di destra anzi diciamola tutta: proprio fascista.
C'erano stati i Campi Hobbit del Fronte della Gioventù e del Fuan, c'erano stati i saggi di Gianfranco De Turris e l'attivismo culturale di un giovane Umberto Croppi.
Dai: Tolkien era di destra. Lo sapevano tutti.

Tolkien era di destra. Logico. Ma solo in Italia, però. Unico paese al mondo

Ma non è logico? Un racconto sulla necessità di distruzione del potere assoluto, sull'unione delle razze, sul rispetto per qualsiasi tipo di razza, sulla donna che comanda, sull'eroe nanetto con i piedi deformi, sui guerrieri alti, biondi e ariani che crollano di fronte a un minuscolo anello, su re che si inchinano davanti a dei contadini, su comunità di coltivatori hippie che vogliono solo festeggiare, mangiare e fumare costantemente del tabacco che, però, sembra proprio marijuana.
Tolkien era di destra. Logico. Ma solo in Italia, però. Unico paese al mondo. Nell'università di Berkeley, in California, alcuni strafattoni andavano in giro con le magliette Frodo Lives.

Eserciti di hippie bivaccavano davanti alla casetta di Tolkien con lui che, papista cattolico conservatore parecchio fuori di testa però, li guardava dal suo interno borghese con un misto di incredulità e strano divertimento ("Il mio deplorevole culto").
Ma in Italia... Il Signore Degli Anelli era di destra. Era così  e basta.
Allora, dopo anni e anni e anni in cui lo scrivente (purtroppo di sinistra) si vedeva arrivare sguardi di odio e diffidenza quando, nel suo ambientino orribile di sinistra, diceva che amava alla follia Tolkien... il film di Jackson avrebbe risolto anche quell'ultimo, piccolo, problema. Io lo sapevo.
Natalia Aspesi scrisse che era un testo "naziskin". È vero. Fu pubblicato. Da qualche parte dovrei avere ancora il ritaglio di giornale. Era il momento in cui Jackson aveva portato un pezzetto di film a Cannes per una preview. Era metà 2001.

"Naziskin". La Repubblica pubblicò un articolo del genere.

Allora fu divertentissimo: quando intervistai Christopher Lee (scoop mondiale: lui mi lanciò da giurato al Festival di Verona in elfico -quenya- l'incantesimo che Saruman lancia alla Compagnia sulle vette del Caradhras per costringerli a passare per Moria, parecchi mesi prima rispetto all'uscita mondiale de La Compagnia Dell'Anello; registrai grazie a Sandro Avanzo di Radio Popolare e sparammo l'incantesimo in rete) e gli dissi che una giornalista italiana molto importante su un quotidiano italiano borghese liberal (leggi: di sinistra) mooooolto importante aveva definito Il Signore Degli Anelli un libro naziskin... Christopher Lee trasalì e per poco non lanciò un incantesimo anche a lei. L'uomo che aveva stretto la mano a J.R.R. Tolkien (l'unico del cast) rimase inorridito, sgomento, indignato (conosceva molto bene l'Italia e sapeva cosa era stato il fascismo) e mi disse che avrebbe voluto incontrare quella signora per guardarla negli occhi e dirle di vergognarsi. Ma Tolkien era di destra. Dai. Lo sapevano tutti.

Continuammo a divertirci: ogni volta che si incontrava un talent straniero (David Wenham-Faramir) gli si raccontava la bella favoletta italiana ("Ma lo sai che Tolkien qui da noi, fin dalla prima stampa per Rusconi del 1974, è considerato un libro di destra? Un libro fascista?") con finale fantastico dedicato sempre a quel naziskin della Aspesi.

O si mettevano a ridere, o non ci credevano o si incazzavano veramente.

Tutto questo per dire: La Compagnia Dell'Anello volle dire anche questo.
Rompere il gioco sclerotizzato del solito paese piccolo, retrogrado, provinciale e ridicolo: l'Italia.
Emblematico fu un incontro con Gianfranco De Turris, intellettuale di destra che aveva contribuito alla cooptazione del testo di Tolkien. Fu una chiacchiera molto interessante.
Gianfranco, gran signore, ammise tutto. Era il gioco dei '70. Ci si sparava e divideva su tutto.

E perché l'Arte non avrebbe dovuto far parte del gioco?

Alcuni intelligenti ragazzini di destra si presero (e mica potevano avere solo Evola, Pound e Céline?) Tolkien, mentre a sinistra russavano perché avevano tanta, tanta altra roba et voilà: Tolkien è di destra. Furono dei geni a destra e i soliti deficienti, presuntuosetti, arroganti e idioti a sinistra (erano gli stessi anni in cui non ci dimostrammo in grado di prendere il mano il paese politicamente).

Ma il film di Jackson... distrusse tutto questo. E con Gianfranco si rideva insieme di come è buffa la Storia, la Vita e forse anche l'Arte. Amavamo entrambi Tolkien ma ognuno di noi due sapeva benissimo che non si poteva stare troppo a tirare per la giacchetta il grande testo di un pazzo del '900.
Il Signore Degli Anelli è un mistero. Di destra? Di sinistra? È un mistero.
Uno dei più affascinanti di sempre in Letteratura.
Perché fare mitologia nel '900? Perché voler distruggere il potere?
La Compagnia Dell'Anello di Peter Jackson aiutò tanti di noi a risolvere qualcosa.
A mandare a quel paese certe persone (e certi ambienti), ma soprattutto a vedere sul grande schermo personaggi che ognuno di noi, nel mondo, aveva immaginato nella sua cameretta in modo diverso.
Quel film ci aveva permesso di ritrovarci tutti insieme ad essere felici.
Perché il nostro libro preferito di sempre... era finalmente diventato l'immagine dei nostri pensieri.

Continua a leggere su BadTaste