Amanda Seyfried piange nella sua cameretta?

L'attrice di Mamma mia!, secondo il settimanale Anna, potrebbe avere questa reazione quando non ottiene una parte. Intanto, Ezio Greggio 'regista esordiente' e Boris il film 'trionfa' in sala...

Condividi

Rubrica a cura di ColinMckenzie

Iniziamo anche oggi dai nostri errori. Nicola ci fa notare giustamente di aver presentato in ritardo (e senza segnalarlo) l'ultimo trailer di Habemus Papam, che era in giro già da tempo. Inoltre, in questa notizia c'era un'informazione sbagliata su Wahlberg.

*** 

E veniamo al mondo esterno. Complimenti a tutti quelli che, parlando del nuovo film diretto da Ezio Greggio, lo hanno descritto come un "esordio alla regia", dimenticando le sue parodie anni novanta. E complimenti anche al Messaggero, che l'11 aprile ha il coraggio di annunciare il quasi sicuro arrivo a Cannes dei film di Moretti e Sorrentino "come anticipato dal messaggero nei giorni scorsi". Peccato che di questa possibilità (praticamente una certezza, visto che i loro film passano quasi sempre in concorso sulla Croisette) si parli da diversi mesi e quindi non si capisce cosa ci sia da vantarsi.

***Grandi domande di Giovanna Grassi ad Amanda Seyfried nel settimanale Anna. Tipo: "E' vero che, se non ottiene una parte, si chiude in camera e scoppia a piangere?". O una domanda che sembra una pubblicità: "Deve avere un guardaroba immenso: indossa sempre Prada, Miu Miu. Marc Jacobs, Giorgio Armani, Roland Mourte, Valentino, Stella McCartney"...***

Sul Giornale, oggi pezzo sulla "commedia italiana che continua a navigare brillantemente". Solo che per confermare questa tesi, si dice che è andato "abbastanza bene Boris - il film" (come no, neanche un milione di euro) e "se l'è cavata in maniera egregia C'è chi dice no" (certo, media per sala sotto i 2.000 euro, proprio egregio). Per il resto, le solite teorie, alcune già sentite: la commedia garbata ha la meglio su quella volgare (sarà...) e la Cortellesi porta gente al cinema (mah, il caso di Nessuno mi può giudicare finora è isolato). La teoria di fondo, comunque, è semplice: basta con il cinema impegnato e di denuncia. Magari potrei anche condividere, ma attaccare i film politici per ragioni che sembrano politiche...

Sempre sul Giornale, solito pastone sui fenomeni, in questo caso "il cinema in pasto ai paranoici". Per dimostrarlo, un paio di film di fantascienza (Battle: Los Angeles, Cowboys and Aliens) che francamente credo saranno poco paranoici. Poi, una pellicola storica, The Conspirator, e un film tratto da Philip Dick, I guardiani del destino, che ci potrebbero anche stare. Tutto qui? Sì, pare di sì. Un fenomeno composto da due pellicole...

***

Curzio Maltese su repubblica recensisce Lo stravagante mondo di Greenberg. Titolo "Un bamboccione nell'America disillusa". Peccato che il protagonista abbia dei problemi mentali e il concetto di bamboccione sia molto distante da quello che è veramente. A scanso di equivoci, anche nell'articolo si dice "un bambino mai cresciuto".

***

Sull'Espresso, intervista a Hilary Swank. Già dal titolo si rischia qualcosa "E' l'icona dell'altra America". Insomma... Poi, nel pezzo "Ma presto la vedremo in Italia in un'altra opera, che invece è un successo: Conviction di Tony Goldwin". Successo? Meno di 7 milioni negli Stati Uniti e quasi completamente ignorato dai premi, a cui invece puntava molto. mah...

***

Che dire de Il Tempo, che di giovedì scorso fornisce i dati del weekend (con un ritardo di soli due giorni rispetto agli altri quotidiani e di tre rispetto ai mezzi di informazione che hanno ancora un senso) e riesce nell'impresa di titolare "In sala trionfa Boris". Trionfa? Trionfa??? Con poco più di 400.000 euro e il quarto posto nel primo fine settimana?

Vi ricordo che, per segnalarci articoli interessanti, potete scrivere su questo Discutiamone nel Forum Cinema  

Continua a leggere su BadTaste