Alien: come Ridley Scott fece svenire un membro del cast e si fece ammirare da Kubrick | Un film in una scena

Alien compie 45 anni, ripercorriamo la scena che fece svenire un membro del cast e che esaltà Kubrick al punto da chiamare Ridley Scott

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Ridley Scott deve avere capito di avere fatto qualcosa di grande con gli effetti speciali di Alien quando ha ricevuto la chiamata di Stanley Kubrick. Il collega regista l’aveva raggiunto pieno di ammirazione e un po’ scocciato. Aveva guardato a rallentatore la scena del Chestburster, in cui l'alieno squarcia il torace di Kane e balza fuori dal corpo, ma non era riuscito a capire come aveva fatto a farlo. Questa cosa lo tormentava.

Quest’anno Alien compie 45 anni e ancora oggi quella sequenza viene ricordata come una delle più intriganti, oltre che spaventose di sempre. Fu uno dei momenti cinematograficamente leggendari in cui l’organizzazione del set, gli effetti speciali e la collaborazione dei tecnici, hanno contribuito a ottnere l'inquadratura perfetta.

Questo è Alien in una scena: l’arrivo del Chestburster. 

La svolta di Alien

L’equipaggio della Nostromo ha ricevuto un segnale da un satellite di un pianeta sconosciuto. Nella prima ora Ridley Scott si prende tutto il tempo per illuderci che il film sia una storia di esplorazione spaziale, antichi reperti alieni e umana curiosità. Una delle tante odissee nello spazio. Dopo il Chestburster, Alien diventa altro: un film di sopravvivenza, un horror in cui il mostro non violenta la donna di turno, ma stupra Kaine, l’uomo che ha avuto la sventura di trovare la prima covata. 

È questo che fa il Facehugger: insemina le proprie vittime, sfrutta il loro corpo per far crescere un parassita alieno che si libererà presto della carne umana. Sebbene talvolta le letture psicanalitiche del film appaiano piuttosto forzate, laddove invece è più convincente l'analisi di un mondo primordiale e istintivo dove la riproduzione è un’azione fondamentale per la sopravvivenza, è innegabile che Alien sia un film che usa ampiamente il tema della carne e del sesso. 

Fu Ridley Scott a volere H. R. Giger per curare il design di creature e ambienti. I suoi dipinti sono stati l’ispirazione per scenografie che interrogano, che portano con sé storie che non dovrebbero essere svelate bensì lasciate perdute nella storia. Sta qui, uno dei tanti problemi del semi-prequel Prometheus: il bisogno di spiegare ciò che invece era un emozionante mistero cosmico.

Dan O’Bannon, autore del soggetto, scrisse la scena della morte di Kane per incarnare la paura maschile per la penetrazione. L’opposto di quello che faceva il rape and revenge dell’horror dell’epoca. L’inversione e l’allusione è stata poi forzata da Giger con le sue "forme genitali". I primi disegni della creatura avevano un aspetto fallico ancora più pronunciato. Alla fine si optò per una versione leggermente moderata, ispirata a Tre Studi per figure alla base di una Crocifissione di Francis Bacon.

Il cast di Alien non aveva idea di cosa sarebbe accaduto

Ciò che è accaduto sul set il giorno delle riprese della scena del Chestburster è uno degli aneddoti cinematografici più noti di sempre. Nessuno del cast, ad eccezione di John Hurt, sapeva cosa sarebbe accaduto. Nella sceneggiatura si menzionava solo una emersione della creatura. 

L’effetto speciale dello Xenomorfo che esce dal petto dell’uomo, steso sul tavolo della mensa è fatto con grande ingegno e al contempo con grande semplicità. Il corpo che si vede non è quello dell’attore, la testa e le braccia sì. Era posto infatti sotto il tavolo, dando l’illusione che il torace fosse il suo. Quello che si vede era invece una riproduzione meccanica. Dentro c’era l’animatronico dell’alieno e un sacco di sangue!

Scott sapeva di avere a disposizione un solo ciak. Sarebbe stato costoso rifare il tutto, ci sarebbe stato molto da pulire nel set e soprattutto non avrebbe mai ottenuto una reazione spontanea dagli attori una seconda volta. Così si presentò con quattro cineprese, coprendo la crew con delle mantelle per non sporcarsi.

Uno spavento estremo

Nonostante questi indizi, nessuno del cast si sarebbe aspettato quello che poi è accaduto. John Hurt stava in disparte in attesa. Il set puzzava di formaldeide. Quando arrivarono a girare tutto si interruppe prima che gli attori potessero vedere il trucco. La maglietta da cui doveva emergere l’alieno era troppo stretta e si sarebbe impigliato.

La tagliarono, permettendo così allo Xenomorfo di sbucare con un poderoso schizzo di sangue che imbrattò le pareti e gli attori. Il salto che vediamo fare nel film fu genuino.

Pochi secondi dopo Veronica Cartwright, un po’ per l’aria sottile impregnata di formaldeide, un po’ per lo spavento, svenne. 

Tutta la potenza e l’intelligenza di Alien in pochi secondi

Alien è così. Alien parla di questo. È una storia di lenta esplorazione e di spaventi improvvisi. È un horror fatto di corpi e di carne, di vita che prepotente uccide per poter esistere. L’orrore cosmico è così: meraviglia e paralizzante terrore

Perché non lo ibernate?” viene chiesto mentre Kane, in coma per via del Facehugger, viene portato nella Nostromo. Una soluzione, forse, che avrebbe dato più tempo all’equipaggio salvandolo. C’erano degli interessi dietro questa azione, dietro alla priorità di preservare l’alieno. In questi momenti Ridley Scott mette anche tutta la contraddizione dell’uomo, disposto a rischiare la propria vita pur di scoprire l’ignoto. La tensione verso il pericolo che è la spinta verso la conquista dello spazio, lontano dalla propria casa. 

L’andamento di Alien si spiega bene con i suoi titoli di testa, un lento svelarsi della scritta con le lettere del titolo. Prima sono linee incomprensibili (la prima ora: dove vuole andare il film?) poi, anche se incompleta, è già chiaro chi sarà il soggetto dell’opera (tutto il resto fino alla fine). Tutta la seconda parte è dominata proprio da quell’alieno, spesso fuori campo, ma così presente nella tensione costante che la sua esistenza permette. 

È questo che fa la sequenza del Chestburster: cambia la prospettiva, ribalta il film. Il primo jump scare è quello dell’uovo che si apre. Il secondo è il petto squarciato. Il primo è un trucco per fare spaventare lo spettatore. Il secondo è l’inizio di una tensione che non finisce pochi secondi dopo, ma che viene tenuta per tutto il resto del film. 

Kubrick chiamò Ridley Scott per sapere come aveva fatto a fare uscire un alieno da un suo attore. Probabilmente però, con quella chiamata, voleva dimostrargli quanto cinema ci fosse in quel parto così brutale che ha cambiato la fantascienza. 

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