Air Force One: quando il Presidente degli Stati Uniti era un supereroe
Arriva su Star il film Air Force One. Un guilty pleasure fuori tempo, invecchiato tanto e male, ma che può essere visto con nostalgia
Il Presidente James Marshall (Harrison Ford) è a bordo dell’Air Force One, dopo avere dato una sferzata alla sua linea politica. Durante una cena a Mosca, Marshall si lascia andare ad un inaspettato duro discorso contro le trattative con i terroristi. Le sue parole sono particolarmente significative a seguito della cattura, qualche giorno prima, del dittatore del Kazakistan il generale Ivan Radek. Neanche a dirlo, ovviamente il Presidente si troverà qualche ora dopo a negoziare (a suon di pugni) con i terroristi che hanno dirottato l’aereo più sicuro al mondo. La posta in gioco è la vita del presidente e della sua famiglia, in cambio della liberazione di Radek.
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Un film perfetto per il sabato pomeriggio in tv, confezionato bene, ma senza particolari guizzi. Eppure in Air Force One c’è un ulteriore elemento di interesse: è affascinante osservare la visione del mondo che è sottintesa. Dove l’America è al centro della geopolitica. Addirittura all’inizio le sorti del suo leader sembrano quelle del mondo intero. C’è infatti una grande enfasi sulla valigetta che contiene i codici delle testate nucleari. Subito dopo però la retorica in cui Petersen sguazza, divertendosi parecchio, cambia rotta e rilancia. Si parla del Presidente come dell’unico asse portante della democrazia sulla terra. Il custode del mondo civile e del progresso, contro i "barbari e i violenti".
E allora un uomo che si porta sulle spalle questo carico di responsabilità non può essere uno qualsiasi. Prima di tutto deve avere il sorriso sornione di Harrison Ford. Un ghigno da “uomo che sa cosa c’è da fare” che gli si leva solo quando è in pericolo la sua famiglia. O quando qualcuno allude al fatto che potrebbero non farcela. Poi deve essere addestrato all’arte della diplomazia così come a quella della guerra. E James Marshall è anche un eroe di guerra.
Air Force One è sostanzialmente un film su un supereroe. Un uomo giusto: “non me ne vado fino a che non saranno scesi tutti!”. Un presidente duro: “scendi subito dal MIO aereo!”. Un padre di famiglia amorevole, disposto a trattare con i terroristi, a rinegoziare la sua politica per la salvezza di moglie e figlia. Alla fine avrà però ragione lui. Come dire: se si salva la famiglia, la base della società americana, allora vale tutto. Perché è questa l’arma segreta: restare uniti, fianco a fianco. I cattivi verranno uccisi lo stesso, basta non perdere di vista le cose importanti.
L’America di oggi non si vede più così. E lo dice proprio nei suoi film d’azione. Non c’è più la mitizzazione dell’uomo qualsiasi che fa cose eccezionali. Perché sì, anche il Presidente in Air Force One viene ripreso come un uomo qualsiasi. Oggi gli Stati Uniti, nell’action, si vedono pieni di contraddizioni e amano chi riesce a navigare all’interno di questo mare in tempesta. Sono i battitori liberi, gli agenti esterni, fuori dal mondo (si veda Tenet di Christopher Nolan, ma anche Tyler Rake), a decretare le sorti del globo. Anche politicamente, il più delle volte!
Qui no, in Air Force One tutto è in piena luce. Un atto di orgoglio, senza vergogna, senza nemmeno fingere modestia.
L’aereo del Presidente non si può buttare giù.
Ci sono i caccia che si lanciano (letteralmente, come se saltassero) contro i missili. La scocca è impenetrabile, i motori efficientissimi. Solo in un piccolo istante si intravvede quello che sarebbe poi diventato un dilemma molto contemporaneo. La vicepresidente (Glenn Close) deve decidere se prendere il comando. Gli uomini del presidente vogliono il passaggio di consegne. Firmano un decreto che dia potere alla seconda in carica. È il momento decisivo per le sorti degli ostaggi: c’è una decisione politica gravissima da prendere (liberare il dittatore).
La donna guarda le firme, esita, manca solo la sua. È sul punto di firmare, ma poi si ferma. Si rivelerà la scelta giusta. E alla fine, quando l’attacco è sventato, la vediamo stracciare il documento. È un’inquadratura importante, che lascia un sapore amaro inaspettato per come è stato impostato il film. E se, in realtà, il tentato colpo di stato si fosse articolato anche internamente? E se fossero proprio le persone che hanno dubitato del presidente ad aver messo in pericolo la democrazia? Un nemico interno, qui solamente accennato, che diventerà il tema portante dei tanti film sugli eroi (più o meno super) giusto qualche anno dopo.
Air Force One è disponibile su Disney+ nella sezione Star