After Earth vi farà desiderare la fine del mondo

After Earth di M. Night Shyamalan è un’avventura senza costrutto, che spreca Will Smith e fa l’errore di affidarsi completamente a suo figlio Jaden

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After Earth va in onda su Rai 4 e Rai 4 HD questa sera alle 21:19 e in replica sbato alle 13:11

“A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” è una citazione che viene attribuita a Giulio Andreotti, e, anche se come capita sempre in questi casi ci sono dubbi sia sulla paternità sia sull’esatta formulazione, quello che conta è il concetto. Che vogliamo fare nostro per introdurre After Earth, un film nato con l’unica intenzione di far diventare famoso Jaden Smith, una sorta di incoronazione o passaggio di testimone organizzata da un padre severo ma premuroso e mandata in onda in centinaia di schermi in tutto il mondo circa otto anni fa – con risultati catastrofici. Pensare che il film di M. Night Shyamalan non sia un vero film ma un’operazione commerciale e di creazione di un brand è, appunto, pensar male; sarà anche un peccato, ma in questo caso siamo ragionevolmente sicuri di averci azzeccato.

Si parlava già al tempo, più o meno ufficialmente, di quanto After Earth esistesse soprattutto in funzione della carriera di Jaden Smith. La storia è un’idea di Will Smith, partorita insieme al cognato Caleeb Pinkett, e originariamente non aveva nulla a che fare con la fantascienza: quello che conta è il nucleo tematico, cioè un padre e un figlio che si trovano in una situazione estrema e il secondo deve uscire dal suo guscio e imparare a sopravvivere salvando la vita di entrambi. Pare che la prima stesura prevedesse un incidente stradale in alta montagna, ma siccome Will Smith non è una persona modesta decide di ambientare la storia 1.000 anni nel futuro, in una Terra post-apocalittica e ormai abbandonata dagli esseri umani, che si sono trasferiti altrove, sul pianeta di Nova Prime.

Siccome la galassia è un posto piccolo e affollato, però, Nova Prime è anche la casa di una razza aliena non particolarmente amichevole, la cui arma segreta sono delle bestie chiamate Ursa che hanno il superpotere di annusare l’odore della paura degli esseri umani. L’esistenza di questo conflitto, e dell’esistenza dei “fantasmi”, esseri umani capaci di non provare paura e quindi di non emettere i feromoni che attirano l’attenzione degli Ursa, ci viene appena accennata nei primi minuti di film, e serve solo per giustificare un paio di backstory traumatiche e per fornire una minaccia tangibile alla nostra coppia di protagonisti. Perché After Earth, pur essendo ambientato sull’ambizioso sfondo di un conflitto galattico che prosegue da 1.000 anni e che coinvolge interi sistemi solari, è un film modesto e concentrato solo su una cosa: il rapporto tra Will Smith, il primo e il migliore dei fantasmi, e il suo povero figlio trascurato Jaden.

After Earth The Smiths

Jaden (che nel film si chiama Kitai, mentre il padre ha l’anonimissimo nome di Cypher) vorrebbe essere come suo padre, un eroe del popolo che ammazza Ursa a mani nude e salva vite umane con la frequenza con cui voi vi fate un caffè, ma è schiacciato dalla sua stessa presenza al punto che non riesce neanche a farsi accettare tra i Ranger perché, nonostante i suoi ottimi voti a scuola, quando è sul campo crolla e smette di performare. Per fortuna (relativamente parlando) che durante quello che dovrebbe essere l’ultimo viaggio spaziale di Cypher, che per l’occasione si fa accompagnare anche dal figlio, un’inattesa tempesta di meteoriti danneggia la nave su cui gli Smiths stanno viaggiando e la fa precipitare su un pianeta sconosciuto e indicato come “in quarantena e pericoloso per gli esseri umani”.

Indovinate un po’? È la Terra, che da quando è stata abbandonata in preda all’inquinamento sembra essersi tutto sommato ripresa: vegetazione lussureggiante, animali selvatici ovunque, acqua pulita, la post-apocalisse verdeggiante della Terra di After Earth, che ricorda un po’ quelle videoludiche di Horizon: Zero Dawn e del dimenticatissimo Enslaved, è probabilmente l’unico vero elemento di interesse del film. Una storia con un minimo di ambizione avrebbe approfittato di questa situazione per lanciarsi in un’esplorazione della Terra dopo l’uomo, per riflettere e immaginare come la natura possa riprendersi quando smettiamo di torturarla, ma come dicevamo prima After Earth non esiste per questo, ma per rendere Jaden Smith una star. Sempre stando a questo pezzo di TheWrap, Smith avrebbe addirittura voluto che After Earth fosse il primo capitolo di una trilogia: ora del terzo, era l’idea, lui sarebbe stato un anziano signore pronto a lasciare le scene, e il figlio dell’età perfetta per esplodere definitivamente.

Will Jaden Smith

E la storia di After Earth riflette quasi pedissequamente questo piano di marketing: Cypher e Kitai atterrano su una Terra ormai tossica, il primo con le gambe rotte e il secondo con una paura folle di qualsiasi cosa si muova. Grazie alla guida costante e attenta del padre, il figlio si mette quindi in viaggio in cerca di un pezzo dell’astronave nel quale si trova un razzo segnalatore intergalattico (!) che farà arrivare i soccorsi e porterà in salvo i due sopravvissuti. E... basta, questo è After Earth: la storia di come Jaden Smith vada dal punto A al punto B e ritorno, e di come durante il tragitto abbia modo di parlare a lungo con il padre, di superare il trauma della morte della sorella Senshi (Zoë Kravitz, che compare solo in un paio di flashback ripetuti ossessivamente in fase di montaggio) e di trovare dentro di sé la forza per raccogliere l’eredità del padre – su Nova Prime nel 3013 ma anche sulla Terra nel 2013. Non c’è nulla di più che un rapporto padre-figlio: non ci sono rivelazioni, sorprese, scoperte, incontri, non ci sono neanche altri personaggi a parte i due Smith. Aggiungeteci che il personaggio di Cypher deve essere per cotratto monotono e senza emozioni, e che Jaden Smith al tempo era uno dei peggiori attori al mondo, un buco nero di carisma che non era ancora pronto per essere catapultato al centro di un blockbuster da 130 milioni di dollari, e otterrete la ricetta per un disastro.

After Earth è tutto talmente concentrato sui suoi due protagonisti, e talmente pervaso da un’aria di nepotismo, che qualsiasi analisi tematica è un vuoto esercizio di stile. C’è chi al tempo si lamentò sostenendo che alcuni degli insegnamenti di Cypher a Kitai fossero presi di peso dalla dottrina di Scientology, ma a parte il fatto che Smith ha sempre smentito di fare parte della chiesa fondata da Ron Hubbard, c’è anche da dire che le idee a cui si fa riferimento (per esempio un discorso sul fatto che il pericolo esiste mentre la paura no, è solo un costrutto mentale e quindi si può controllare) sono talmente banali e rimasticate da decenni che è difficile affermare con sicurezza che si tratti di propaganda e non di, per esempio, un’ennesima variazione sul tema del “la paura uccide la mente” di Dune. After Earth è molto meno intelligente di quanto ci voglia far credere, e molto meno profondo (lo scambio di battute con cui si conclude il film non passerebbe la selezione per essere incluso tra le frasette che si trovano dentro i Baci Perugina), e anche quel poco di azione che c’è è soffocato da una pessima CGI che sembrava già vecchia otto anni fa, immaginatevi oggi. Forse è meglio l’apocalisse.

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