Addio Person of Interest: ecco come siamo passati dagli Osservatori agli osservati

Diamo il saluto definitivo a Person of Interest, fantascienza intelligente in tv, tra cyberpunk, fantascienza e riferimenti più o meno noti al genere

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Spoiler Alert
Il cielo sopra il porto era del colore di uno schermo televisivo sintonizzato su un canale morto.

Person of Interest è più figlio di 1984 di Orwell che del Neuromante di Gibson, ma il bellissimo incipit del primo romanzo cyberpunk della storia ci aiuta a entrare nel vivo del racconto portato avanti negli ultimi cinque anni dalla serie. Jonathan Nolan e J.J. Abrams, ma più il primo coadiuvato da Greg Plageman, hanno costruito nell'arco di cinque stagioni (la recensione dell'ultima) un'epopea cibernetica che ha funzionato su più livelli. Il primo, più immediato, la storia di un gruppo di vigilanti che cerca di reinventarsi una coscienza che non ha più provando a far del bene; il secondo, più simbolico, che parla di sicurezza, etica, e tanti tanti compromessi.

Naturalmente il conflitto centrale, di stringente attualità, rimane quello del baratto tra sicurezza e libertà. Il concetto di osservazione, inteso in senso negativo, come sguardo nascosto sulla privacy, è un classico della distopia, che è l'altro grande sottogenere della fantascienza nel quale si muove la serie. E non è un caso che anche i misteriosi, e infine cattivi personaggi di Fringe si chiamassero proprio Osservatori e che il loro piano includesse la genesi di un futuro distopico.

A proposito di elementi distopici, Person of Interest è la storia di Harold Finch, geniale informatico, che crea un "grande fratello" dotato di un senso di giustizia e di rispetto per la vita umana. Nella sua Machine, capace di trovarsi ovunque nello stesso momento, trova una nuova ragione di vita. Finch è il padre che vive una seconda giovinezza tramite la sua creatura, verso la quale è protettivo e timoroso al tempo stesso. Il tema della genitorialità e quindi della responsabilità dello scienziato nei confronti della propria creatura è un classico della fantascienza, da Frankenstein (non è proprio corretto inserirlo in questo genere, ma qualcuno lo considera il primo esperimento letterario di questo tipo) a Blade Runner.

"E ora dove andrà questo essere appena nato? La rete è vasta e infinita", si chiedeva qualcuno alla fine di Ghost in the Shell, che del cyberpunk è una delle incarnazioni più riuscite. Finch non vuole correre questo rischio, e per moltissimo tempo teme la crescita esponenziale della sua creatura, che finirebbe per sopprimere l'umanità. Cosa accadrebbe se un'intelligenza artificiale giudicasse pericoloso l'uomo per l'ambiente che lo circonda? La direttiva dev'essere preservare la vita, e quanto è diventata concreta la minaccia dell'uomo rispetto al suo pianeta? Questo è un conflitto classico sul quale si sono scontrati tantissimi autori del genere.

In I robot e l'impero Asimov risolveva il dibattito etico introducendo la cosiddetta Legge Zero, che metteva il benessere dell'umanità di fronte a quello del singolo, un concetto un po' traviato nel film Io Robot. Person of Interest parte da un presupposto diverso, che ci viene ricordato di volta in volta nella opening della serie: "The Government considers these people irrelevant. We don't". Quindi dov'è la giustizia, e in cosa consiste? Finch, Reese, Shaw, Root, agiscono tutti al di fuori delle regole e dell'ordine costituito (e torna il tema del cyberpunk). Sono anarchici? Person of Interest non risponde mai direttamente a nessun dilemma etico, potremo stare dalla parte dei protagonisti e tifare per loro, ma i loro dubbi saranno anche i nostri.

Il cyberpunk è tutto intorno. Non esiste la realtà virtuale in senso largo, i personaggi hanno sempre i piedi poggiati per terra, ma combattono contro il sorgere di una pericolosa tecnocrazia, contro pericolose organizzazioni tra istituzioni e criminalità, compiendo ad ogni svolta un nuovo passo nell'integrazione tra uomo e macchina (i device come estensioni dei cinque sensi). Quindi gli osservatori delle prime stagioni che cedono il passo al loro strumento e diventano loro stessi osservati.

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