Adam Sandler ha ragione e io ho torto
Adam Sandler è uno degli attori più odiati e di maggior successo della storia: la confessione di un non-ammiratore che ha sbagliato tutto
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Già nel 2004 il suo nome era nella mia testa associato a un certo cinema facile e un po’ dozzinale, quel genere di cinema che si associa sempre a terrificanti titoli italiani: Prima o poi me lo sposo, Un tipo imprevedibile, quelle formule lì che sembrano pensate da un vecchio che prova a immaginarsi come parlano i giovani. Vederlo protagonista in un film che mi aveva lasciato più di quanto mi aspettassi (anche se gran parte di questa eredità era un terrore abietto e cieco) mi spiazzò, mi fece venire il dubbio che forse giudicare un attore solo dai film che sceglie di fare è limitante: ci sono anche i mutui da pagare, le situazioni contingenti di cui tenere conto, e poi potevo davvero permettermi di criticare Adam Sandler per le sue scelte di carriera quando già ero il fan numero 1 di Nicolas Cage, il Mr. Mutuo di Hollywood?
C’è da dire che negli anni successivi Adam Sandler fece di tutto per tornare a respingermi come ai bei vecchi tempi, inanellando una serie infinita di film che, per gusto personale ma anche per oggettivo valore, vidi solo quando mi veniva richiesto per lavoro, e sempre soffrendo come un vampiro all’ortomercato. Un weekend da bamboccioni, Zohan, Io vi dichiaro marito e… marito, MIA MOGLIE PER FINTA!, dove incontrava un’altra assoluta regina come Jennifer Aniston. Ogni volta che vedevo un film con Adam Sandler mi arrabbiavo ancora un po’ con lui, con le sue scelte, con le sue storie.
Persino con la sua faccia: sono convinto che uno dei motivi per cui così tanta gente trova Adam Sandler antipatico sia che non è neanche lontanamente bello quanto prevedono gli standard odierni di Hollywood, il che un po’ ne tradisce l’età, un po’ lo rende un pioniere (non è facile diventare il re della romcom quando non sembri uscito da un catalogo di fotomodelli, o non sei Matthew McConaughey, che è un po’ la stessa cosa), un po’ ti fa inconsciamente arrabbiare perché spontaneamente pensi “vabbe’ ma allora potrei farlo anch’io”. Che non è ovviamente vero, perché al di là di ogni valutazione estetica Adam Sandler ha questa cosa che è un bravo attore, e il motivo per cui è meno amato di altri bravi attori è che raramente ha frequentato gli ambienti giusti.
È banale da dire, ma il momento in cui ho definitivamente capito che dovevo fare pace con Adam Sandler è arrivato nel 2019 con Diamanti grezzi. Oddio, era già nell’aria da qualche anno, quando Sandler cominciò a farsi vedere in piccoli film d’autore tipo The Meyerowitz Stories, dove peraltro fa coppia con Ben Stiller, cioè uno che per molti versi gli somiglia ma che per motivi misteriosi non ha mai attirato altrettanto odio. Ma il film dei fratelli Safdie l’ha rimesso prepotentemente nel radar, il mio e anche quello di tutta la gente come me che tendeva a ignorare la sua produzione perché non aveva voglia di impantanarsi tra baci, matrimoni e umorismo spicciolo.
E mi sono ritrovato a pensare: finora Adam Sandler non ha mai davvero floppato. O meglio, parecchi suoi film l’hanno fatto, e qualche volta a buon diritto, ma voi ve la sentireste di dire che, per esempio, Ubriaco d’amore di Paul Thomas Anderson è un brutto film solo perché non ha incassato tanto? Ci sono flop e flop; e generalmente quando Adam Sandler ha deciso di flettere i suoi muscoli della romcom ci ha azzeccato, si è costruito una carriera, una piccola fortuna e soprattutto una fanbase. Gente che guarda i suoi film perché li apprezza, come io guardo quelli di Jason Statham perché lo apprezzo. Ho davvero il diritto di sentirmi superiore solo perché le cose che piacciono a me mi piacciono di più di quelle che piacciono agli altri? Sarebbe un’idiozia.
Non sto dicendo che fare soldi sia sufficiente a giustificare qualsiasi porcata, ma che il cinema, soprattutto quello più formulaico e costruito a tavolino, risponde a esigenze creative interne, certo, ma anche a richieste esterne: non c’è nulla di male a fare arte per accontentare il pubblico, e quando un fenomeno comincia a coinvolgere con regolarità milioni di persone, snobbarlo con aria di superiorità non ti rende più intelligente, solo più ottuso. Adam Sandler è un fenomeno, questo è oggettivo com’è oggettivo il fatto che sia un merito, innegabile, indiscutibile. Costruirsi un seguito non è qualcosa che riesca a tutti – spesso non riesce neanche ai migliori. Quando siamo uno contro decine di milioni, dove le decine di milioni sono le persone che ogni volta che esce un film con Adam Sandler corrono a vederlo, è davvero possibile che io abbia pienamente ragione e decine di milioni di persone abbiano del tutto torto?
E poi sì, c’è questo fatto che ultimamente Sandler ha cominciato a comparire in film più distanti dalla sua zona di comfort, Diamanti grezzi, Hubie Halloween, il bellissimo Hustle. Non so se sia l’inizio di una parabola di redenzione alla fine della quale lo ritroveremo a guidare una banda di predoni nel deserto postapocalittico del prossimo Mad Max dopo Fury Road; ma quantomeno questi film esistono, e rimarranno per sempre come testimonianza del fatto che Adam Sandler è un bravo attore, che ha più registri di quelli che gli vengono di solito attribuiti, e che se volesse potrebbe avere un prosieguo di carriera alla McConaughey (immaginate una nuova stagione di True Detective con lui come protagonista). Magari non ce l’avrà, ma quelle sono scelte, non limiti. E io non sono nessuno per giudicare le sue scelte. Stai a vedere che alla fine il protagonista di Spanglish – Quando in famiglia sono in troppi a parlare aveva ragione, io ho sempre avuto torto.