Abbiamo letto il numero zero di Space Opera: Paliaga e Bruni avevano la nostra curiosità, ora hanno la nostra attenzione
Il numero zero di Space Opera ci ha dato un assaggio di cosa ci aspetta nella saga di Paliaga e Bruni
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Un'introduzione a guisa di flashback ci introduce a una serie di personaggi misteriosi e a un'umanità profondamente cambiata, sottratta al suo pianeta Terra, alla patria natia ormai avvolta dalle fiamme e trapiantata su sette mondi artificiali da un gruppo di scienziati d'avanguardia impegnati a impedire un olocausto materiale, ma forse incapaci di evitarne uno sociale. Questo è il numero zero di Space Opera, progetto originale Panini Comics di cui dovreste già sapere qualcosa.
La sensazione è che Space Opera, nella sua manifesta ispirazione fantascientifica, è un fumetto che ci tiene ad essere divertente, soprattutto dal punto di vista visivo, e contemporaneamente non vuole rinunciare alla componente antropologica tipica delle saghe più riuscite del genere a cui appartiene. Un gruppo di uomini di scienza, che si suppone siano illuminati, riflette sulle catastrofiche conseguenze di una scelta che all'epoca appariva obbligata, sicuramente traumatica. Non facciamo fatica a immaginare che, nel conflitto che pare profilarsi all'orizzonte, ci sia spazio per qualche riflessione sul potere e sul rapporto tra i popoli e chi li guida. Chissà.
Il primo volume, in uscita il prossimo 2 maggio ma disponibile in anteprima già al Comicon 2019, si intitola Mondo California e ci mostrerà uno dei sette nuovi mondi, uguale in tutto e per tutto, nei paesaggi, allo stato più patinato e luminoso degli Stati Uniti. Charlie, suo cittadino diciannovenne, sarà un protagonista a metà tra una vita sbarazzina e divertita e la responsabilità di evitare l'apocalisse.
Un compromesso tra atmosfere che pare già evidente dal numero zero, testimoniato soprattutto dalle matite di Eleonora Bruni. Se i dialoghi e la sceneggiatura, per forza di cose, nascondono le carte, lo stile grafico non nasconde la propria natura cartoonesca di chiara derivazione manga, non originalissima ma pregevole.
L'ambientazione delle vicende si preannuncia estremamente variopinta. Sette mondi artificiali, tutti connotati in maniera molto forte dal punto di vista visivo e, c'è da scommetterci, anche cromatico. Certamente possiamo aspettarci una gran varietà di razze, creature, culture e modelli di società nella descrizione di questa umanità divisa in sette tribù planetarie, presto in conflitto fra loro. Con quali equilibri interni? Quali ragioni di risentimento? Quali piani di conquista e sopravvivenza? Impossibile prevederlo. Certo, l'architettura di questo cosmo, per come viene presentata nel numero zero e nelle sinossi che troviamo sul web, lascia intravvedere un trionfo di fantasia e libertà creativa.
Staremo a vedere. Paliaga e Bruni si sono posti un obiettivo non semplice. Tenere in equilibrio comicità e fine del mondo è sempre un esercizio rischioso. La sfida ci affascina e i presupposti per un tentativo pregevole pare che ci siano. Non vediamo l'ora di scoprire che razza di animale sia Space Opera e dove ci porteranno le sue trame.