Abandoned è come la serie TV Lost | Speciale
Da intrigante horror in prima persona, Abandoned è diventato un caso mediatico, prima scatenando la fantasia dei fan prima, poi indisponendoli
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Già, Silent Hill, la miccia che ha indirettamente e forse involontariamente, all’inizio per lo meno, scatenato il polverone mediatico che ci troviamo oggi a commentare. Se è impossibile, e perfino immorale, mortificare le fantasie e le speranze dei fan, che hanno immediatamente collegato Abandoned ad una possibile e tanto sperata rinascita del brand di Konami, d’altro canto non si può che biasimare la strategia comunicativa che Blue Box Game Studios, team responsabile del progetto con base in Olanda, ha innescato a partire da un tweet pubblicato sul profilo ufficiale della compagnia lo scorso giugno.
Dopo aver temporeggiato a smentire la cosa, sfruttando a proprio vantaggio il clamore mediatico generato nel frattempo, Blue Box Games Studios ha ulteriormente raffreddato gli animi dei fan con una doppia falsa partenza dell’app per smartphone che avrebbe dovuto svelare qualche dettaglio in più su Abandoned, tramite una sorta di trailer interattivo.
Lo scrivemmo già nel commentare l’annuncio di Nintendo Switch OLED: nell’entusiasmo, nell’attesa, nel nutrire speranze e aspettative, di per sé, non c’è niente di male. Il problema inizia quando poi, giunti all’ultima puntata, ci si lamenta del finale di Lost perché non era quello che si desiderava, perché si reputa l’epilogo indegno e non all’altezza, nonostante le premesse, nonostante l’andamento del plot non potesse portare da altre parti, nonostante il titolo stesso dello show televisivo, Lost per l’appunto, suggerisse già lo smarrimento totale, completo, irreversibile dello spettatore.
Con Abandoned, da un certo punto di vista, probabilmente sarà la stessa cosa.
Del resto, se un team di sviluppo ha bisogno di spacciare il proprio prodotto per qualcos’altro, se è anticipato da un’app che per due volte fa cilecca, allora, scusate il gioco di parole, è proprio il caso di abbandonare la nave.
Nulla vieta al gioco, una volta pubblicato, di dimostrarsi un capolavoro senza tempo, capace di settare nuovi standard qualitativi nel genere di riferimento e non solo. Le premesse non sono semplicemente le migliori e vale certamente la pena interrogarsi sul senso di continuare a pompare, sui social e non solo, il prodotto di una casa di sviluppo che finora si è dimostrata molto poco trasparente con il suo pubblico.
Se almeno Lost disorientava gli spettatori per motivi ben specifici, sia per mostrare e palesare i meccanismi di cui si alimenta una serie tv, sia per alimentare quel senso di smarrimento esplicitato nel titolo, il reparto marketing di Blue Box Game Studios non ci pare mosso da una visione ugualmente illuminata e lungimirante, nonostante risultati, involontari, assolutamente simili.
Da un punto di vista metareferenziale, la questione ha dimostrato quanto l’hype sia il vero sale dell’industria. Dall’altro, un po’ come fu a suo tempo per il fumoso e prolungato svelamento di Death Stranding, Abandoned sembra abbia tutto l’interesse di lasciare i fan in preda delle loro stesse aspettative, abbandonati sul treno dell’hype già destinato a deragliare, si potrebbe quasi dire.
Molto probabilmente, se questa produzione vedrà mai la luce beninteso, ricorderemo Abandoned molto più per il chiacchiericcio sui social che ha saputo generare, che non per le sue effettive qualità. Di certo vale la pena interrogarsi ancora una volta su quanto senso possa avere pubblicizzare indirettamente, sia su portali specializzati che sui social, un prodotto che ha mostrato pochissimo, magari proprio a discapito di tanti altri titoli ben più meritevoli di spazio ed attenzioni.
In ogni caso sarà affascinante, tra anni, rileggere di questo vero e proprio esperimento sociale su qualche manuale di antropologia o di marketing strategico.