A Star is Born è stato essenziale per arrivare ad House of Gucci

Per una serie di fortunate coincidenze temporali House of Gucci si è giovato del successo di A Star is Born prendendo nel cast Lady Gaga.

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Se Ridley Scott avesse potuto girare House of Gucci 40 anni fa avrebbe scelto Liz Taylor come protagonista. Perché Lady Gaga (che lui chiama confidenzialmente Stefania, italianizzando il suo nome di battesimo) condivide “lo stesso tipo di bellezza, di intelligenza e di cattiveria”. Così racconta nelle interviste. Il regista non ha altro che parole di elogio per la sua star. Nelle molte uscite promozionali di questi giorni, è proprio lei ad attirare l’attenzione della stampa per la sua immersione nei controversi panni di Patrizia Reggiani.

Eppure è solo grazie a un tempismo azzeccato di A Star is Born se Lady Gaga ha avuto la parte. Ed è grazie a quel successo se il film è riuscito ad entrare in produzione dopo innumerevoli tentativi falliti.

Tutto inizia vent’anni fa, quando la Scott Free (casa di proprietà di Ridley Scott) ha acquistato i diritti del libro di Sara Gay Forden: House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine. Dal 2001 fino ad oggi hanno cercato un modo di adattare la storia in una versione cinematografica. Hanno faticato però a trovare il giusto equilibrio e il tono adatto. In più era difficile convincere degli studi di produrre il film perché mancava di appeal. Non c’era poi la sceneggiatura giusta. E soprattutto preoccupava l’uso del nome Gucci associato a quei fatti di cronaca nera.

Scott trovò la giusta intuizione grazie agli scrittori Becky Johnston e Roberto Bentivegna. Quando lo script arrivò nelle mani del regista era appena arrivato sugli schermi A Star is Born. Il film fu un successo globale, dimostrando non solo le capacità da attrice della cantante, ma anche il suo potere di diva. L'industria aveva capito che era capace di reggere una storia drammatica attirando le persone al botteghino. Fu un colpo di fulmine per il regista che trovò il suo carisma e la sua bellezza adatti per Patrizia Reggiani. E in lei la giusta leva mediatica per convincere a sviluppare il progetto.

In A Star is Born, Lady Gaga aveva messo tutta se stessa nel ritratto di Ally. Una musicista di improvviso successo, ritrovatasi dalle periferie al centro della scena mediatica. Era una parte molto più simile e allineata con quella che era la sua vita, e la parabola di successo, caduta e rinascita -confrontandosi con la durezza della celebrità- l’hanno portata a vincere un Oscar per la miglior canzone e a ottenere una candidatura come Miglior attrice. In termini Hollywoodiani questo significa maggiori garanzie per il film successivo. È grazie alla sua partecipazione quindi che la storia dei Gucci è riuscita a trovare una trasposizione con un budget adeguato (si parla di circa 75 milioni di dollari).

Senza A Star is Born quindi Lady Gaga non sarebbe mai arrivata nel cast e il progetto non sarebbe decollato, non con questi tempi, per lo meno. Una fiducia e un supporto reciproci tra la produzione e il cast che hanno portato l’attrice ancora una volta a mettere il proprio vissuto nella parte. Se nel film di e con Bradley Cooper ha usato la sua esperienza di rapida ascesa allo status di celebrità mondiale, per interpretare Patrizia Reggiani ha incanalato un passato di abusi e una vita non semplice. 

Dice nelle interviste che si è preparata come se fosse la sua performance più importante di sempre, arrivando ad avere dei crolli psicologici sul set che hanno spaventato la compagna di set Salma Hayek e il regista stesso.

C’è stata una scena in cui ho lanciato una candela accesa per la stanza, ricordo di aver fatto venire un infarto a Salma quel giorno. Stavo crollando mentre Patrizia crollava. Quando dico che non sono uscita dal personaggio, intendo che a volte non è stato per scelta.

Una dedizione che ha portato Ridley Scott a supplicarla di non infliggersi traumi. A cui Lady Gaga ha risposto che essendo già passata in quel dolore (è stata violentata a 19 anni da un produttore musicale) almeno poteva incanalarlo nella performance. 

Quello di House of Gucci sembra quindi un ruolo comunicante con quello di A Star is Born, sebbene molto diversi per tono e portata drammatica, le due donne a cui ha dato vita raccontano due aspetti essenziali della sua personalità: la fama e la sofferenza. 

Fonte: Hollywood Reporter

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