50 anni fa moriva Buster Keaton, il comico che ha fondato il cinema d'azione moderno

In un'epoca in cui i due generi si sovrapponevano Buster Keaton ha fissato le regole per filmare il movimento, con un campionario di stunt incredibili

Critico e giornalista cinematografico


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Prima di Jackie Chan solo lui, Buster Keaton, il grande padre del cinema d’azione oltre che di quello comico, in un’era in cui i due generi coincidevano.
All’epoca del muto il cinema, privo dell’umorismo di parola, regolava il suo linguaggio comico con un’attenzione maniacale sulle gag fisiche, creandone uno stampino aureo così imprescindibile da rimanere ad oggi imbattuto. In quel mondo se Chaplin era l’alfiere della manipolazione dei toni, della mescolanza tra dramma e risata, delle storie anarchiche e combattive, Buster Keaton era il dinamismo fatto attore. Scomparso 50 anni esatti fa, il comico che non ha mai usato la parola per far ridere eccezion fatta per un "Grazie" in un film di Franco e Ciccio, ha costruito quello che è ancora considerato il piano regolatore dell’azione, e l’ha fatto puntando tutto su un nuovo rapporto tra il proprio corpo e il resto degli oggetti del mondo. Dai più piccoli ai più grandi.

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I suoi stunt erano veri, i suoi trucchi erano tutti pratici e solo raramente di montaggio (cioè gli antesignani della postproduzione come la intendiamo oggi), il suo umorismo fondato sul movimento interno alla scena degli oggetti, il primo dei quali era il suo corpo.
Più che le parabole dei suoi personaggi ad essere memorabili nei suoi capolavori sono le maniere in cui di scena in scena il mondo che questi abitano sembra essere vivo e in combutta contro di essi. L’audacia con la quale costruiva sequenze complicatissime e la volontà di mostrare su schermo qualcosa di mai visto erano ciò che lo distingueva. E se Harry Lloyd cercava di stupire flirtando con la fantasia, Keaton per quanto gli era possibile preferiva rimanere attaccato alla realtà (nei limiti dell’umorismo), scegliendo le gag impossibili solo di rado.

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La sua non è la risata della satira sociale, non è quella delle protesta civile o dell’acuto ribaltamento ma quella dell’impossibile che sembra plausibile solo per un attimo e solo per caso. In lui, come in Jackie Chan, si materializza l’illusione che stiamo assistendo a qualcosa di unico, una casualità di cui siamo fortuiti testimoni e invece è frutto di un’incredibile pianificazione unita ad una prestazione atletica circense.
Per lui la comicità era una questione di preparazione fisica, di potenza fisica. Per questo solo Jackie Chan può ambire ad essere suo pari, solo lui può dirsene realmente figlio e lo ha dichiarato spesso riproponendone alcune famose gag scena per scena.

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Solo Keaton poteva quindi ideare un film come Come vinsi la guerra, in cui il partner del suo personaggio silenzioso dall’espressione imperturbabile è una locomotiva, da cui sale e scende come fosse un motorino, inventando una quantità sorprendente di gag diverse. Solo Keaton poteva mettere in scena un cameraman che involontariamente gira un kolossal da una vera scena di rissa, folle regista in mezza al caos. Solo lui in quegli anni poteva ambire a mettere in scena un ciclone intero e la distruzione da esso portata solo per fini comici.
Ed è proprio per tutta questa furia nella quale è coinvolto, per la maniera in cui la grandiosità dei palazzi, degli ambienti, dei fiumi e dei treni sembra agitarsi intorno a lui, che la sua espressione imperturbabile è così forte. Impassibile come possono esserlo tutti, nei film di Keaton è il contesto intorno a quella faccia a fare la differenza. Anche quando non la si vede, anche quando tutto il movimento consiste solo nel lottare con un giornale immenso.

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Mentre Chaplin passava alla storia attraversando il nostro mondo sfuggendo a tutto e tutti (soprattutto alla polizia e più volte) in virtù delle sue qualità atletiche, Buster Keaton sembrava in lotta più con gli elementi che con gli umani, più con le cose che con gli eventi. Per questo più difficile e sofisticato e negli anni dimenticato. Mai legato a trame memorabili, troppo impegnato nella concezione di una forma filmica unica, non ha avuto un impatto determinante sulla narrazione ma le sue evoluzioni e le geometrie che sapeva creare sullo schermo (sempre finalizzate alla risata) sono state una delle influenze più importanti per qualsiasi cineasta d’azione. Perché se Keaton usava il movimento per far ridere, la sua audacia ha finito per definire delle regole universale per qualsiasi film voglia sfruttare la velocità, il rischio, il coraggio, la sorpresa e il senso di meraviglia negli occhi dello spettatore.

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