5 prove che siete in un episodio di Black Mirror

Se mai uno dei molti scenari previsti da Black Mirror diventerà realtà non ce ne accorgeremo fino a che non sarà troppo tardi

Critico e giornalista cinematografico


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Se mai uno dei molti scenari previsti da Black Mirror diventerà realtà non ce ne accorgeremo fino a che non sarà troppo tardi. Fino a che un primo ministro non farà sesso con un maiale, fino a che un personaggio animato non verrà votato o fino a che non potremo bloccare anche visivamente le persone che ci sono davanti.

Questo implica che potremmo anche già vivere in un episodio di Black Mirror per quanto ne sappiamo. Per capirlo bisogna guardare non tanto gli esiti ma i problemi e le questioni che sono solitamente alla base delle sceneggiature di Charlie Brooker, i presupposti più che i finali.
Infatti, nonostante la creatività con cui mette in scene sempre scenari diverse per storie diverse, Brooker ha alcune ossessioni ricorrenti, una visione abbastanza coerente di futuro distopico da cui parte per dare forma a ogni puntata.

Da questo abbiamo tratto le nostre 5 prove che vi trovate in un episodio di Black Mirror.

A voi decidere in che realtà viviate.

  1. Avete un problema di identità
    Nel mondo della fantascienza i problemi di identità rimandano subito a Philip Dick, che è l’autore che più ha esplorato come la tecnologia e in generale l’idea modernista di futuro possa mettere in crisi l’identità personale. Eppure la difficoltà a rispondere alla domanda “Chi sono io?” o “Chi sei tu?”, si trova tantissimo in Black Mirror e costituisce spesso la paura più grande.
    Dal già citato episodio in cui un’intelligenza artificiale diventa indistinguibile da un nostro caro estinto, allo speciale natalizio, in cui un’altra intelligenza artificiale è essa stessa convinta di essere la persona a partire dalla quale è in realtà stata creata. Anche nella nuova stagione ci sono realtà virtuali che scambiano le identità, militari che non hanno ben chiaro chi o cosa combattano e anche una donna la cui identità è messa in crisi dal giudizio altrui.
    Altre volte magari sono piccoli dettagli a lavorare sulla difficoltà di scoprire l’identità di qualcuno, il potersi nascondere nelle pieghe di avatar e messaggi anonimi. Ma sempre l’identità non è una certezza, come si potrebbe pensare ma un terreno di negoziazione.

  2. Esistono lenti a contatto che funzionano come schermi
    Forse non c’è episodio di Black Mirror senza una soggettiva, cioè un’inquadratura dal punto di vista del personaggio, come se vedessimo attraverso i suoi occhi, e questo molto spesso accade perché quel che vede è modificato dalla tecnologia.
    Con impressionante frequenza gli episodi prevedono lenti a contatto modificate. Sono dispositivi per rivedere la propria vita come in Torna da Me, contengono realtà aumentata, cioè dati su quel che vediamo nello speciale Bianco Natale, nel mondo in cui Bryce Dallas Howard lotta per non essere declassata o sono date in dotazione ai militari per “aiutarli” a combattere. Ci sono insomma molto spesso delle tecnologie che influiscono nella maniera in cui guardiamo il mondo. Ed è molto bello come da una modifica dello sguardo derivino scenari apocalittici.

  3. Intorno a voi la morte è sostituita dal supplizio
    Difficilmente si muore in Black Mirror, più facilmente si continua a vivere in un eterno martirio che solo in un episodio della nuova stagione è una forma perversa di paradiso. Sembra che a Charlie Brooker la cosa che spaventa di più non sia la fine di tutto ma un eterno ripetersi di un presente da incubo.
    Ovviamente i millenni passati senza poter fare nulla di Bianco Natale sono l’esempio più evidente, ma anche gli eterni anni ‘80 o il non morire di chi ritorna sotto forma di intelligenza artificiale lo sono, ma pure quando i protagonisti sono impossibilitati ad uccidersi, a morire realmente e sottoposti ad oltranza a giochi perversi.

  4. Avete difficoltà a scandire il passare del tempo
    In quella specie di 1984 orwelliano della seconda puntata della prima stagione, in cui ogni cosa pare senza tempo e non ci sono punti di riferimento, viene annunciata una delle fobie più particolari tra quelle che contaminano spesso Black Mirror, una che non si trova spesso al cinema o in tv: non percepire lo scorrere delle ore, dei giorni o degli anni e vivere senza punti di riferimento.
    Non ha cognizione chiara del tempo il protagonista di Playtest, chiamato a testare una nuova tecnologia videoludica, viene martoriato da un tempo che si riavvolge davanti ai suoi occhi il protagonista di Ricordi Pericolosi, la terza puntata della prima stagione e di nuovo non c’è un tempo chiaro in Bianco Natale.

  5. Tutti, da chi vi è intorno fino ai media, tentano di persuadervi
    C’è questa idea in Black Mirror che ogni modo di comunicare è un modo di persuadere. La televisione, il video, l’animazione e i social media sono strumenti di condizionamento di massa. Possono essere finalizzati all’omicidio come in Odio Universale o alla scalata politica come per Vota Waldo!, sono il classico Grande Fratello di 15 Milioni di Celebrità (in cui con intuizione geniale si conclude che l’opposizione tramite i media è parte stessa del sistema, componente importante per il mantenimento dello status quo nonostante predichi il contrario). Zitto e balla e Caduta libera anche prevedono qualcuno che vuole persuadere qualcun altro tramite la tecnologia, condizionarlo a pensare o a fare qualcosa che altrimenti non avrebbe fatto o pensato. Infine pure Gli Uomini e il Fuoco ma ancora anche Bianco Natale sono tutte storie in cui il tesoro più prezioso è l’opinione di qualcun altro, termine ultimo di ogni distopia brookeriana.

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