I 5 momenti splatter che danno a BadTaste il suo nome

Cinque invenzioni e soluzioni che insegnano come si possa fare quel che fanno le produzioni più costose senza avere soldi

Critico e giornalista cinematografico


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Una gara interna a Bad Taste - Fuori Di Testa, l’esordio di Peter Jackson che ha compiuto 30 anni in questi giorni, per la scena di gusto peggiore, quella più splatter e più goduriosamente artigianale, è un piccolo campionato a parte di citazioni e invenzioni.

Ed è anche un modo per mostrare come proprio i momenti splatter di Bad Taste siano quelli in cui il film sperimenta e si concede le soluzioni più ardite.

Se c’è una cosa che emerge rivedendo il film è quanto sia una miniera di piccole invenzioni e trovate da 4 soldi che funzionano tantissimo, tutte finalizzate a fare un film soddisfacente, di pancia, che sembri professionale nonostante non lo sia per niente.

Ci sono innanzitutto due classici dello schifo ingerito. Vomito e cervella. Il primo è il vomito alieno che uno degli agenti è costretto ad ingerire quando si infiltra tra gli alieni proprio nel momento in cui questi si nutrono.
È lo spunto in realtà per una scena di suspense. Il vomito è stato appena rigettato (geniale che lo abbiano immaginato come una melassa anche fumante) e tutti lo stanno mangiando un po’ alla volta, in fila. Sappiamo quindi quando toccherà al protagonista e ogni volta che il vomito viene passato di alieno in alieno, quel momento si avvicina. Qui il dettaglio perverso e cinematografico che Peter Jackson introduce però è la piccola ironia che poi il vomito gli piaccia.

Dall’altra parte l’immagine simbolo del film non può che essere Jackson stesso, nella parte dell’alieno Robert, che mangia il cervello di un suo simile con il cucchiaio e poi lo inforca nel cranio.

In tutto il film, per accrescere il senso di repulsione, il sangue è una massa densa di un rosso accesso ed irreale, come era nei film di Argento. A questo proposito una delle idee più belle del film è l’uso che fa di una scogliera a cui è appeso uno degli alieni in una scena sanguinolenta di grande effetto grafico. Appeso per un piede l’alieno si dimena mentre viene torturato con un paletto di metallo conficcato nel tallone. Su quella stessa scogliera poi ci sarà anche uno showdown tra uno degli agenti e gli alieni, tutto a rischio di cadere. Quel che ci interessa qui però è una trovata piccola e superflua (per questo significativa), cioè il momento in cui il paletto viene levato dalla scarpa generando uno spruzzo di sangue che finisce in faccia al protagonista, con uno stacco rapido e uno zoom indietro Jackson crea (per la prima volta) la sensazione di precarietà, facendo sembrare la scogliera più ripida e insicura di quanto non sia e avvertendo lo spettatore che qualunque cosa accada lì mette le persone a rischio di cadere.

Un film come Bad Taste chiaramente deve finire all’altezza di come è stato condotto e non a caso Peter Jackson tiene per il finale una delle soluzioni più estreme. Uno dei personaggi rimasto nell’astronave/casa che sta tornando al pianeta madre si avventa dall’alto sull’alieno con la motosega, di fatto entrandogli dentro per riuscire dal sedere assieme agli organi e tutto il resto si possa trovare in quelle zone del corpo.

Ma se dobbiamo assegnare la palma della soluzioni meglio riuscita e più intelligente questa va al primo momento splatter del film, quello che nelle prime scene annuncia il tono di ciò che verrà. Uno degli agenti incontra uno degli alieni, è la prima volta che li vediamo, sembrano uomini, lui gli spara facendogli saltare il cervello letteralmente e lo vediamo cadere sugli scogli. Un regista più pigro e meno inventivo avrebbe inquadrato la faccia del pupazzo che spruzza sangue e cervella, magari anche a mezzo busto per dare l’illusione che sia un vero corpo, Jackson ha un’idea quasi delirante. Fa un carrello che come in un western passa tra le gambe del protagonista (e da come sobbalza l’inquadratura si capisce che non è stato facile) inquadra piedi e gambe che da come si muovono sono chiaramente di una persona e poi sale a mostrare la testa in quella che sembra una sola inquadratura ma chiaramente non può esserlo. Infatti il carrello verso l’alto è rapido e così non si nota che c’è un taglio, il sotto è di una persona, il sopra del manichino.

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