5 film da vedere per prepararsi a Killers of the Flower Moon

Per ingannare il tempo prima dell'uscita di Killers of the Flower Moon ecco cinque film da vedere per entrare nell'atmosfera giusta

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La nuova fatica di Martin Scorsese, Killers of the Flower Moon, sta per arrivare al cinema. È un’epica di quasi tre ore e trenta, piena di personaggi e di luoghi. Un film che si nutre delle ansie del regista e della sua esperienza. Come vi abbiamo raccontato qui, è una storia che ha sentito l’urgenza di raccontare.

Per ingannare l’attesa vi proponiamo cinque film da vedere per prepararvi alla visione o per entrare nel mood giusto. Sono volutamente film non di Martin Scorsese, ma pellicole che condividono in parte i temi, l’atmosfera o il contesto di Killers of the Flower Moon. Eccoli di seguito!

I giorni del cielo

Il treno e la fatica, il lavoro agli inizi del 1900 e una terra in cambiamento. Dal film di Terrence Malick, Martin Scorsese prende il modo in cui ci porta gradualmente all’interno della contea di Osage. Ne I giorni del cielo siamo in Texas, in Killers of the Flower Moon siamo in Oklahoma. Però in entrambi i film gli uomini sono attratti da un territorio che sembra paradisiaco, ma che invece è neutro. Nè buono né cattivo. È quello che ci fanno le persone a determinare quello che diventa. Le due opere si concedono il tempo di mostrare il rapporto tra il paesaggio e le figure umane. C’è chi lavora, suda, si sporca, e chi gode dei frutti. C’è un treno che diventa il collante tra quo mondo specifico e l’esterno, ci sono i campi, le case, i beni da estrarre. Bill è un manovale in fuga che vuole trovare la pace. Ernest è reduce dalla Grande Guerra e deve reinventare la sua esistenza.

Durante la promozione del film, Scorsese ha spesso parlato del suo rapporto con la fede e con Dio. Malick, pur con un accento ancora maggiore sulle immagini e in maniera molto più diretta, ricerca la meraviglia nella natura. Il suo occhio è interrogativo, mostra un albero e sembra porre una domanda. Allo stesso modo nella sua ultima opera il regista italoamericano racconta una storia intrigante e, in parallelo, riflette sulle domande fondamentali. Il bene e il male, la colpa e l’avidità, la storia di un territorio che si fonde con quella individuale. C’è persino una simile scena d’incendio che condivide lo stesso brivido apocalittico.

Il padrino

Un Robert De Niro in forma smagliante interpreta William Hale. Un proprietario agricolo ben voluto da tutti. Ascolta sia i bianchi che gli Osage con il sorriso. Sindaco, sceriffo, giudice e giuria, cerca di amministrare il territorio con l’ingegno. Partecipa a tutti i concili, tutela i suoi interessi attraverso la conoscenza e la rete di influenza. Guardando Killers of the Flower Moon si avvertono suggestioni che vengono dal capolavoro di Coppola, in particolare dalla parte due. 

La grande capacità dei primi due film viene non solo dalla storia in quanto tale, bensì dalla capacità di immergerci in un mondo cinematografico molto simile a quello reale, eppure lontano dal semplice documentarismo. C'è un'adorabile esagerazione cinematografica. Le città sono vive, piene di personaggi e di luoghi che si impara a conoscere lungo la durata fiume, ma finalizzata proprio a narrare vicende che si estendono su più anni coinvolgendo più persone. Un respiro epico sempre al confine tra luci e ombre, dove entrano in gioco nell’intreccio fattori come l’omertà, l’incapacità di vedere i delitti, la paura nel denunciarli. Cinema di famiglie e di legami di parentela naturali e acquisiti. Quando gli affetti, le unioni, insieme alle malefatte, cambiano la geografia e il destino di un popolo. 

J. Edgar

Non tra i film più riusciti di Clint Eastwood, J. Edgar è troppo vicino a Killers of the Flower Moon per non essere visto. Due sono i punti di contatto: il primo è il contesto storico. Si inizia negli anni venti e si assiste, da una prospettiva defilata, alla nascita dell’attuale FBI quando a dirigere le operazioni c’era John Edgar Hoover. Nel film di Martin Scorsese gli agenti governativi si interessano delle numerosi morte sospette. Non sono rigorosi come siamo abituati a vederli al cinema, sembrano persone comuni solo un poco più addestrate. Eppure la loro presenza segna una svolta in come si percepisce l’America in quel momento nel film: la distanza dal centro democratico, dalle grandi città progredite, costringe l’epoca del west a protrarsi con tutte le sue brutalità. 

Nel film di Clint Eastwood, più che l’FBI, viene raccontato il suo direttore. La sua ascesa è uno studio di personaggio narrata in flashback. Il fatto che Leonardo DiCaprio abbia interpretato John Edgar Hoover e si trovi sotto il suo mirino nel film di Scorsese crea un altro adorabile parallelismo. Come se fosse uno spin-off. 

Il petroliere

La terra Osage ribolle ed esplode. È benedetta da Dio, dicono, ma ciò che succede sopra la sua polvere non ha nulla di sacro. Il petrolio è un oro nero che tenta. Porta benessere, civiltà, lavoratori, ma anche corruzione e avidità. Il sogno americano passa nella sostanza incendiaria e nel possesso di terreni il cui sottosuolo può cambiare l’esistenza alle persone. 

Paul Thomas Anderson nella sua maestosa opera tocca tanti temi in comune. Alla base di tutto ci sono le ossessioni e la perseveranza degli uomini, come si racconta nell’incredibile prologo senza dialoghi. Poi, come in Scorsese, c’è la componente della religione, con le chiese al centro dei paesi, la morale sbandierata eppure interpretata in maniera diversa di uomo in uomo. 

Il petroliere è un film da vedere per entrare nella logica spietata della ricerca di potere. Nello stesso anno, il 2007, usciva al cinema anche Non è un paese per vecchi. Un western più spirituale e astratto, con le forze del bene e del male in uno scontro metaforico e contemporaneamente concretissimo. Un giallo, una caccia all’uomo, un film sui sogni. Anche questo, se avete tempo, è un ottimo allenamento!

As Bestas

Il film di Rodrigo Sorogoyen toglie il fiato man mano che ci porta per mano in una discesa nella bestialità dell’uomo. Scorsese lo fa con eleganza, in maniera più sottile e nascosta, ma la ricerca che anima entrambi i film è la stessa. C’è un territorio da contendersi anche in As Bestas, una convivenza tra persone diverse, tra stranieri, che è solo di facciata. Pian piano la lotta tra vicini si accende. C’è un francese che ha acquistato degli appezzamenti in Galizia per riqualificarli e renderli un’oasi per fuggire dalla città. Gli abitanti del posto non sono della stessa idea. Vogliono vendere a un’azienda di pale eoliche e cambiare vita. 

Due idee diverse rispetto a cosa fare della terra aspra generano un’escalation di violenza che sembra impossibile da rompere. As Bestas è capace di partire dai fatti veri, dalla cronaca, e farsi un racconto universale dei massimi sistemi che governano i rapporti belligeranti tra le persone. Sembra un racconto da antico testamento, in cui tra vicini e anche tra fratelli è più semplice fare la guerra che trovare un accordo. Entrambi i film mostrano poi una ricerca della giustizia da parte di una donna. Le figure femminili, prima in disparte nelle lotte tra uomini, diventano poi sempre più centrali con un modo diverso di gestire l’escalation, il dolore, la logica della morte. Prendendo in mano la situazione aprono spiragli verso un modo nuovo di costruire le leggi della convivenza tra le persone. Un film che prende ed espande tanti dei temi che si trovano anche in Killers of the Flower Moon

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