24: il miglior telefilm in circolazione

Arrivata alla sesta stagione, grazie ad un inizio folgorante, la serie thriller con Kiefer Sutherland dimostra di essere al top tra i prodotti televisivi. E che la qualità, una volta tanto, viene premiata dal successo, almeno negli Stati Uniti…

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Per chi non ha mai seguito la serie di 24, è difficile capire l’attaccamento degli appassionati verso le avventure di Jack Bauer e soci. D’altra parte, per i non ‘iniziati’, non è semplice entrare in corsa: o vi vedete anche le stagioni precedenti, o rischiate di non capire praticamente nulla.

Beh, senza avere la pretesa di spiegarvi il fascino di un prodotto complesso e variegato come 24 in un semplice articolo, vi diamo qualche buona ragione per recuperare quello che vi siete persi (o, eventualmente, continuare a non perdervelo).

Intanto, qualsiasi serie importante segue un andamente discendente. E’ normale: si inizia con il botto, poi le idee vengono a mancare, ma il telefilm deve proseguire per ragioni commerciali (ehm, quel telfilm sui naufraghi nell’isola, come si chiama?). Con 24 il caso è diverso. Per carità, già la prima stagione era notevole. Ma la cosa incredibile è che questo prodotto sia migliorato, fino ad arrivare ad una quinta annata di livello shakespeariano (anche perché, come nelle migliori spy-story, il nemico è decisamente interno). Una buona evoluzione è stata sicuramente quella di eliminare (in vari modi) le componenti familiari legate a Jack Bauer, per cui spesso si dovevano creare delle sottotrame poco efficaci per giustificare la presenza in scena della figlia del protagonista (interpretata da Elisha Cuthbert).

Ma è proprio l’evoluzione del personaggio la cosa più interessante. Intanto, Jack Bauer rimane (fondamentalmente) sempre credibile. Anche quando lo spettatore è portato a pensare “ma perché non va in pensione, dopo tutto quello che ha passato?”, ci sono sempre ottime ragioni per cui Jack si rimette in gioco. Soprattutto, mentre prima Jack sembrava seguire una linea di condotta molto precisa, ora i confini morali tra quello che è giusto e quello che è sbagliato sono praticamente azzerati. Insomma, tutti parlano del finale della quarta puntata della sesta stagione, ma in realtà la cosa sconvolgente avviene dieci minuti prima (chi sa di cosa parlo non ha bisogno di spiegazioni).

Un’altra qualità importante di 24 è che ti fa appassionare alle vicende dei protagonisti. Per carità, non sempre tutto è credibile. In effetti, la serie ha dei chiari riferimenti alla storia politica americana, ma sempre funzionano perfettamente, come il presidente degli Stati Uniti che compare nella sesta stagione, che nel contesto non ha molto senso. Il fatto è che, se si riesce a tenere avvinghiato lo spettatore alla poltrona e a creare personaggi avvincenti ed unici, diventa più facile passare sopra ad alcuni eventi inverosimili, che in serie come questa sono praticamente obbligatori.

E poi, il cast è sempre efficace. Magari certi attori, fuori dal contesto televisivo e sul grande schermo, non funzionerebbero. Ma, a parte ovviamente il protagonista/produttore Kiefer Sutherland, di interpretazioni notevoli ce ne sono tante. In particolare, difficile non pensare a quella fornita da Gregory Itzin nella quinta stagione nei panni del presidente degli Stati Uniti, per cui francamente, a mia memoria, trovo pochi eguali sul piccolo schermo.

E che dire della struttura a split-screen? Certo, è un procedimento utilizzato al cinema da quasi quarant’anni, ma in televisione nessuno aveva mai osato fare nulla di simile.

Insomma, speriamo di avervi suscitato un po’ di curiosità e spinto a vedere questa serie. Altrimenti, il problema è tutto vostro…

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