20 Film horror da vedere

20 film horror da vedere se volete cominciare a esplorare il genere, o se volete farvi uno scaffale dedicato ai classici

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Non è mai facile stilare una lista dei “migliori film X”, e nel caso degli horror lo è ancora di meno. Sia perché il genere è uno dei più gloriosi e antichi della storia del cinema, che non ha mai conosciuto rallentamenti e non è mai scomparso dai radar, sfornando una quantità impressionante di materiale (anche grazie al fatto che è il regno del basso budget per eccellenza). Sia perché non è sempre facile mettersi d’accordo su una questione basilare: che cos’è un horror?

La storia dell’horror nazionale dimostra plasticamente questo dubbio, visto che al tempo del suo massimo splendore veniva chiamato “giallo”. Oppure prendete Hitchcock: può davvero mancare un film come Psyco in una lista degli horror da vedere a tutti i costi? O magari è giusto che manchi, visto che è un thriller e non un horror? Potremmo discuterne all’infinito, ma noi per stilare questa lista ci siamo attenuti a quella che è da molte parti considerata una caratteristica fondamentale per distinguere i due filoni: la presenza di un elemento soprannaturale (o comunque “alieno”), che sia un mostro, un fantasma, un demone, un cadavere rianimato. Per cui sì, nella nostra lista manca Psyco, come ovviamente mancano altre decine di capolavori la cui assenza potrebbe farvi esclamare “io però avrei messo XYZ!”. Non preoccupatevi: anche noi, ma ci siamo dovuti fermare a 20.

...e tu vivrai nel terrore! – L'aldilà

Il secondo film della trilogia della morte di Fulci (insieme a Paura nella città dei morti viventi e Quella villa accanto al cimitero), nonché il suo più estremo e più puramente horror. Vagamente ispirato al Giro di vite di Henry James (del quale non è sempre facilissimo riconoscere le tracce, va detto), è una sorta di zibaldone del genere, tra ultraviolenza, zombi, allucinazioni e Michele Mirabella coperto di ragni.

Alien

Soprannaturale no, ma alieno sì: lo Xenomorfo di Alien è il mostro più famoso della fantascienza, genere al quale appartengono più o meno chiaramente tutti i capitoli del franchise. A esclusione del primo, che della sci-fi sfrutta solo l’ambientazione, ma che si esprime con il linguaggio dell’horror, degli angoli bui, dei rumori che arrivano da una direzione che non sai identificare.

Dracula

“Quale?” “Sì”. Il vampiro per antonomasia come fu raccontato per primo da Bram Stoker è uno dei “mostri”, con tutte le virgolette del caso, più onnipresenti della storia del genere, e gli ha prestato volto e canini gente tipo Christopher Lee e Bela Lugosi. Se dovete sceglierne uno, puntate su quello del 1931 di Tod Browning.

Halloween

Quello di Halloween è un caso di franchise di enorme successo nel quale non è difficile indicare il capitolo migliore: è il primo, quello diretto da John Carpenter, quello che in poco più di novanta minuti inventava un genere e un linguaggio della paura che sarebbe poi stato reinterpretato (o riciclato) centinaia di migliaia di volte. È il prototipo di tutti gli slasher, senza il quale il cinema horror degli ultimi quaranta e passa anni sarebbe stato molto diversi. È un discorso peraltro che vale per tutto il cinema di Carpenter: fate come se avessimo inserito la sua intera filmografia in questa lista.

Ju-On

Non è facile scegliere un singolo titolo per rappresentare l’epoca d’oro del J-horror, un genere che ha una lunga e ricca tradizione ma che è riuscito a uscire definitivamente dai confini nazionali solo all’inizio di questo millennio. Optiamo per il capolavoro di Takashi Shimizu perché è anche uno dei rappresentanti più ostici del genere, con le sue linee temporali mescolate e una certa aria da detection che caratterizza molti horror giapponesi non solo al cinema ma anche nei videogiochi. In alternativa, usiamo questo spazio per consigliarvi l’altro candidato al posto in lista, Ring di Hideo Nakata.

L’alba dei morti viventi

Il film di zombi che cambiò tutto quanto – forse, almeno a livello di influenza e ispirazione diretta e sfacciata, anche più del suo predecessore, La notte dei morti viventi. L’alba è un manuale: ci sono gli zombi, lenti ma numerosi, c’è un centro commerciale, c’è un gruppo di esseri umani intrappolati e costretti a sopravvivere ma anche a convivere, c’è il dubbio dell’infezione, ci sono i dilemmi morali. Non esiste film di zombi uscito dopo L’alba dei morti viventi che non ne sia stato influenzato.

L’esorcista

C’è una corrente di pensiero, alla quale ci iscriviamo volentieri, che sostiene che i film di esorcismi nascano e muoiano con il capolavoro di William Friedkin; che nulla di quanto è uscito dopo sia veramente necessario, perché L’esorcista diceva già tutto sulla questione. Uscito ormai mezzo secolo fa, se ne continua a parlare ancora oggi, e non solo grazie a (o per colpa di) un sequel di cui non sentivamo il bisogno. Il film più spaventoso di sempre? La paura è soggettiva, ma la risposta è comunque sì.

La casa 2

Definirlo “la versione commedia di La casa” è ingeneroso, ma non del tutto falso: dove il debutto di Raimi era un horror fatto e finito, il suo sequel (o forse è un remake?) è invece intriso di quella voglia di divertirsi che caratterizzerà molto del cinema del suo autore, e che toccherà il suo apice nel fantasy (sì, è un fantasy) L’armata delle tenebre. Gran parte del merito va a Bruce Campbell, una sorta di versione socialmente pericolosa di Jim Carrey, e alla sua fisicità d’altri tempi, da uomo che vive immerso nella slapstick comedy. Quello che rende La casa 2 un capolavoro è che questo suo spirito goliardico non ne indebolisce gli aspetti horrorifici, anzi contribuisce ad amplificarli.

La mosca

Cronenberg ha sempre flirtato con l’horror pur girando raramente film classificabili come “horror” – anche se almeno Videodrome avrebbe meritato di stare in questa lista. Ma abbiamo provato a limitarci a un film per regista, e nel caso del canadese abbiamo scelto La mosca perché è una sorta di manifesto del body horror, e per quanto spesso repellente è anche più avvicinabile e digeribile, per esempio, del succitato Videodrome. È insomma un ottimo biglietto da visita per tutto il cinema di Cronenberg: se vi piace, e volete altre sue opere ai confini dell’horror, recuperate quantomeno Brood e Scanners.

Non aprite quella porta

Se Halloween è il manuale del perfetto slasher, Non aprite quella porta è il suo mentore – ma d’altra parte è il mentore di tantissimi altri film, e uno degli horror più influenti di sempre. È anche un manuale di guerrilla filmmaking, girato da sconosciuti, con poche decine di migliaia di dollari di budget, in luoghi dimenticati da Dio nella finzione ma anche nella realtà. Oltre a essere ancora oggi uno dei film più violenti e crudeli mai girati, è anche un horror senza un barlume di speranza né ottimismo, un pozzo nero a cui serve meno della canonica ora e mezza per lasciare chi guarda emotivamente spossato.

Nosferatu

Magari non il, ma sicuramente uno dei primi horror della storia. Di fatto è una cover non autorizzata del Dracula di Bram Stoker, con i nomi dei personaggi cambiati per evitare problemi legali, e ci sono anche fior di libri che suggeriscono che possa avere dei sottotesti antisemiti che non sono neanche troppo sotto. È anche, nonostante il secolo di età, un film ancora oggi agghiacciante, il cui effetto surreale è amplificato, ai nostri occhi moderni, dal bianco e nero, e dal modo in cui contribuisce ad alcune delle inquadrature più (gasp!) iconiche della storia del cinema.

Possession

Una delle definizioni migliori per questo disturbantissimo horror psicologico di Andrzej Żuławski, molto amato dalla critica ma riscoperto tardi dal pubblico, è quella data da James Hoberman, che quindi ruberemo senza vergogna: “Il film nasce come una storia di divorzio particolarmente violenta, prende una piega rivoltante verso l’esaurimento nervoso in stile Repulsione di Polanski, esplode nel regno dello splatterissimo body horror avantgarde degli anni Settanta (Eraserhead, Brood) e finisce direttamente nel reame della metafisica pulp in stile Ho sposato un mostro venuto dallo spazio”. E così, surrettiziamente, abbiamo infilato altri titoli in lista.

Rosemary’s Baby

L’antenato di tutti gli elevated horror di oggidì, di tutti gli slow burn, di tutti quei film dell’orrore, insomma, nei quali le cose succedono molto lentamente, e il Male si nasconde nelle pieghe della quotidianità ed esplode davvero quando ormai è troppo tardi. E quindi, un film che genera inquietudine limitandosi a suggerire, e che diventa quindi doppiamente shockante quando infine decide di mostrarsi.

Shining

Più di ogni altra cosa, Shining è un grande luna park dell’orrore. Certo, non parla solo di quello. Certo, Kubrick l’ha disseminato di messaggi e suggestioni quasi-subliminali che hanno generato alcune delle teorie più assurde mai associate a un film. Certo, è un capolavoro tecnico, estetico, geometrico. Ma il motivo per cui torniamo regolarmente a guardarlo è che è una bellissima collezione di spaghetti molto creativi, di tante cose diverse che fanno tutte paura ciascuna a modo proprio; un buffet, un’overdose di horror, uno dei film più densi della storia del genere.

Suspiria di Dario Argento

Di Dario Argento potevamo scegliere anche Profondo rosso, ma in ossequio alla nostra regola sul soprannaturale puntiamo invece sul suo parente più violento, surreale e psichedelico, un film che solo con le sue luci ha influenzato decine di carriere (in questo momento, per esempio, a Refn fischiano le orecchie).

Tetsuo

Gregor Samsa una mattina si sveglia e scopre di essere diventato uno scarafaggio. L’Impiegato protagonista di Tetsuo, invece, una mattina si sveglia e scopre che gli escono grossi pezzi di metallo dal corpo. Il film di Tsukamoto è un’allucinata cronaca in ordine sparso della sua trasformazione, dei legami tra carne e metallo, dell’innata carica erotica di quest’ultimo, e di una serie di altre cose strane che sono state descritte dallo stesso autore come “figlie di Videodrome e Blade Runner”. Sconsigliato a chi si impressiona facilmente e a chi ha la fobia dei trapani.

The Blair Witch Project

Uno di quegli horror che hanno cambiato tutto, e che sono talmente estremi già dalla loro concezione che sono odiati almeno tanto quanto sono amati: ci sono persone che ancora oggi non riesce ad arrivare alla fine perché le riprese ballerine causano loro repulsione e nausea. Ed è inutile negarlo: l’aderenza allo stile del mockumentary è completa ed è un ostacolo insuperabile – se non vi piace non c’è niente da fare. Se invece vi piace, TBWP rimane nonostante tutto l’apice insuperato del genere, e un film che ti entra sottopelle e ogni tanto torna a tormentarti a mesi o anni di distanza.

The Descent

Se stessimo giocando a “trova l’intruso” probabilmente qui esclamereste “trovato!”: The Descent è un film a basso budget e successo relativo, che non ha generato franchise milionari né un culto paragonabile a quello degli altri classici di questa lista. Eppure ci teniamo a segnalarlo perché è uno degli horror più diretti ed efficaci di questo millennio, interessato solo a generare paura a botte di buio, claustrofobia e creature e che mantiene la tensione alle stelle dal primo all’ultimo secondo. Nel suo piccolino, un capolavoro di perfezione.

The Omen

Uno dei sottogeneri horror più frequentati è quello dei cosiddetti “bambini orribili”, e The Omen ne è forse il capostipite (non è vero, Suspense è del 1951, ma insomma), e sicuramente il rappresentante più famoso. Merito, pensate un po’, di un bambino orribile, e della mano di Richard Donner, uno che trasformava in oro qualsiasi cosa toccasse.

The Wicker Man

È possibile spaventare (meglio, terrorizzare) senza mostrare una goccia di sangue, un mostro, un fantasma, ma semplicemente costruendo un’atmosfera malsana che è doppiamente malsana perché mostrata sempre alla luce del sole e con un sorriso sulle labbra? Robin Hardy ha dimostrato che sì, si può fare. E ora cantiamo tutti insieme la canzone della figlia del proprietario! Cosa potrà andare storto?

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