1992 - La serie "Abbiamo trovato un approccio nuovo, tra realtà e finzione"

Presentata oggi a Roma 1992 - la Serie, ambizioso progetto in onda da domani su Sky Atlantic HD

Critico e giornalista cinematografico


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“L’idea è di farne una trilogia: 1992, 1993, 1994”, forse è stato un lapsus quello di Lorenzo Mieli, produttore per Wildside di 1992 - La serie, il nuovo progetto che parte domani su Sky Atlantic. Più che di trilogia sarebbe più opportuno parlare di “3 stagioni”, ma il succo non cambia. Con un episodio a raccontare ogni mese dell’anno, le stagioni sarebbero composte da 12 episodi (10 nel caso della prima che parte da Marzo). Neanche a dirlo però, l’esistenza di 1993 e 1994 è soggetta al successo di 1992.

È facile intuire dietro la scelta dei 3 anni in questione la volontà degli ideatori e degli scrittori. Tutto nasce infatti da un’idea di Stefano Accorsi, quella cioè di raccontare gli ultimi 20 anni tra politica e spettacolo, le grandi novità che hanno cambiato il paese: “Alla fine gli sceneggiatori Ludovica Rampoldi, Alessandro Fabbri e Stefano Sardo hanno avuto l’idea di raccontare non il 20ennio di grandi cambiamenti ma solo l’anno da cui tutto è partito” ha detto Stefano Accorsi.

La prima preoccupazione degli autori di 1992 era ovviamente di svicolare il rischio di somigliare alle ricostruzioni storiche che si vedono sui canali generalisti: “La prima cosa che sapevamo di dover evitare” ha precisato Ludovica Rampoldi “era il taglio biografico, quello che è già troppo abusato dalle miniserie italiane, una maniera di raccontare il passato del paese che non ci sembrava giusto, per questo ci siamo inventati un approccio nuovo, a metà tra vero e falso”.

Come già vi avevamo raccontato da Berlino infatti in 1992 è molto forte l’idea di mutamento del paese. C’è un grande senso di speranza collegato a quel che accade in quei mesi, eventi che all’epoca come oggi sono soggetti a diverse interpretazioni: “Noi non siamo stati da nessuna parte” hanno risposto in maniere diverse ma con uguale spirito i tre sceneggiatori “ci interessava creare un grande romanzo storico, un period movie su quel momento. Anche il fatto di avere insieme personaggi di finzione e reali ci ha aiutato in questo. Con quelli reali non potevamo che attenerci ai fatti, mentre con quelli di finzione potevamo fare tutto il resto”.

Proprio riguardo le vere figure storiche rappresentate la produzione ha raccontato come l’unico ad essersi fatto vivo, dopo la pubblicazione del trailer sia stato Mario Chiesa: “Al quale però abbiamo mostrato tutta la documentazione e non ha nemmeno nemmeno presentato l’esposto per bloccare la messa in onda come aveva minacciato”.

Ci sarà Berlusconi ovviamente (si intravede in maniera molto furba già nel pilota): “La sua immagine è stata difficilissima da gestire” dice Ludovica Rampoldi “perchè è iperrappresentato, scadere nella macchietta è un attimo” e ci sarà anche Craxi di cui si parla molto (ovviamente), ma tutte queste figure come anche Umberto Bossi, sono lo sfondo.

In primo piano c’è altro, come ad esempio l’Antonio Di Pietro di Antonio Gerardi di cui Accorsi dice: “Ha trovato l’equilibrio perfetto per renderne lo spirito senza imitarlo. Non ne abbiamo fatto un eroe dell’epoca, anche se sarebbe stato facile, in fondo in quell’anno finì sulla copertina di Newsweek ed era percepito dalle persone come un vero salvatore”.

Se gli ascolti dovessero premiare 1992 (come non è difficile immaginare accadrà, non fosse altro che per l’effetto nostalgia di eventi recenti romanzati) e si dovesse dare il via libera alle altre due stagioni, sembra logico immaginare che la serie, vista nel suo complesso, sarebbe un racconto che si apre con l’arresto di Mario Chiesa e finisce con la vittoria alle elezioni di Forza Italia: “Non facciamo spoiler” è stato il commento ufficiale della produzione mentre più sottile è stato Accorsi: “In questa serie si parla molto della corruzione, è una mentalità che per essere cambiata ha bisogno di una grande continuità politica all’insegna della correttezza. Quello che le massime cariche dello stato dicono e fanno influenza la percezione comune dei reati e della loro accettabilità. In questo il 1992 fu un anno davvero particolare, per la prima volta c’era un’inchiesta sulla corruzione tra mondo della politica e dell’imprenditoria. Non erano scandali frequenti all’epoca come lo sono diventati oggi, c’era davvero indignazione e voglia di cambiare”.

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