Speciale - Super Mario Bros. 2 - Perché amare i platform
In occasione dell'arrivo sulla Virtual Console del secondo episodio della saga di Mario riscopriamo insieme il fascino discreto dei platform...
In questi giorni, sull’eShop di Wii U e 3DS, Nintendo offre ai giocatori la possibilità di scaricare pressoché gratis (costa 0,30 cent) Super Mario Bros. 2, lo storico secondo capitolo delle avventure di Mario uscito nell’ormai lontano 1988 su NES.
Super Mario Bros. 2, infatti, non nasce come sequel del primo - seminale - gioco ideato da Miyamoto, ma è un’operazione di restyling basata su Doki Doki Panic, un platform uscito esclusivamente su Famicom Disk System, molto noto nel Sol Levente ma pressoché sconosciuto in occidente.
Nacque così il Super Mario Bros. 2 che noi ragazzi del Vecchio Continente abbiamo adorato su NES, nonostante l’estrema divergenza del titolo rispetto al gioco capostipite della serie. Come tutti sanno, infatti, SMB 2 non si ambienta nel Regno dei Funghi, ma ha luogo in una sorta di reame onirico, dove Mario e la sua gang si trovano catapultati dopo essersi addomentati durante un pic nic. A livello di gameplay il gioco, pur avendo una struttura di base che ricalca quella di qualsiasi platform classico, introduceva alcune novità molto significative, come l’uso di oggetti sradicati dal terreno per colpire i nemici e l’impossibilità di metterli ko semplicemente saltandogli in testa. Molte delle innovazioni introdotte dal gioco, come le leggere differenze fra Mario e Luigi, sono diventate, successivamente, un marchio di fabbrica di Nintendo ma, all’epoca, furono percepite come innovazioni a volte non del tutto comprensibili. Basti ricordare che uno dei personaggi più amati dell’intera saga, ovvero il mitico Tipo Timido, appare per la prima volta proprio in questo gioco, così come le Bomb - bombe o il marghibruco.
Super Mario Bros. 2, all’epoca, fu una doccia fredda: estremamente impegnativo, il gioco concedeva pochissimo al giocatore e, se possibile, riusciva ad essere ancora più ripido del suo predecessore. Laddove il primo Mario Bros. proponeva una difficoltà estrema senza alcuno sconto, questo secondo capitolo costringe il giocatore a confrontarsi anche con i limiti dei vari protagonisti; Mario, infatti veniva preferito da chi voleva un approccio equilibrato, mentre Peach poteva planare per qualche secondo, Luigi saltava più in alto e, infine, Toad era più agile degli altri tre. La totale assenza di power up, inoltre, rendeva ogni livello una vera e propria traversata nel deserto, capace a tratti di sadismi puri. Chi scrive ha faticato moltissimo su NES per arrivare al boss finale mentre rigiocandolo ora è pressoché impossibile avanzare senza sfruttare la funzione di salvataggio rapido (sempre sia lodato) che l’emulatore interno della virtual console ci propone.
Super Mario Bros. 2 è un tuffo in un modo di concepire il gaming che non esiste più e che troverà la sua massima espressione in Super Mario World, uscito qualche anno dopo su SNES. Prima degli obiettivi sbloccabili, prima dei tutorial, prima del livello di difficoltà adattivo, prima dei pad con trenta pulsanti, Nintendo era in grado di creare opere perfettamente complete in se stesse, capaci di mantenere un livello artistico e ludico di altissimo livello per la loro intera durata. Nessun titolo della serie Mario Bros. (i tre capitoli originali per NES e i due usciti su Super Nintendo) cala, mai, neppure per un secondo. Fin dai primissimi livelli ci è richiesta un’attenzione maniacale al salto e ad ogni movimento, facendoci riscoprire l’antico piacere dell’ingiuria dopo un salto mal calcolato, o dopo essere finiti addosso a un nemico che “non avrebbe dovuto essere li! Cavoli!”.
Fatevi un favore, investite questi pochi euro, acquistate sulla Virtual Console, Super Mario Bros. 2 e fateci giocare i vostri fratelli più giovani, i vostri figli o, più semplicemente, i vostri amici nostalgici. Riscoprire un mondo da troppi anni chiuso in quella scatola dei ricordi che tenete in un armadio non ha prezzo.