Speciale - 15 anni di The Legend of Zelda: Ocarina of Time

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


Condividi

Alla fine del novembre del 1998 usciva quello che è ritenuto da molti il miglior videogioco di ogni epoca: proviamo a spiegarvi il perché

Quindici anni fa, un paio di ere videoludiche nel passato: The Legend of Zelda: Ocarina of Time, a detta di molti semplicemente il miglior videogioco mai concepito e creato. Nintendo aveva già mostrato al mondo la bellezza dei mondi tridimensionali di Super Mario 64, a fine novembre del 1998 dimostrò quanto potesse evolversi il sistema di gioco della serie in un simile contesto. Per la prima volta Link ed il mondo di Hyrule non venivano inquadrati dall'alto, la telecamera si avvicinava, il giocatore entrava ancora di più in un mondo che, per gli standard tecnologici di allora, era stupefacente.

Foreste, pianure, montagne, laghi, prendevano tutt'altra forma, si allungavano e si alzavano secondo le linee prospettiche, l'occhio si perdeva in panorami incredibili, che mostravano tutta la perizia tecnica degli sviluppatori e tutto il gusto di una direzione artistica che evolveva lo stile classico della saga, dandogli un aspetto più adulto ma ugualmente fiabesco. Ci sono scorsi, in Ocarina of Time, che ancora oggi sono accoglienti, come il Lon Lon Ranch al tramonto, inquietanti, come l'ingresso dello Shadow Temple, fiabeschi, come i Lost Woods. Ci sono melodie che risuonano a distanza di anni, quelle che accompagnano la progressione di Link, così come quelle che vengono fuori dalla sua ocarina magica: la ritmata canzone di Saria, lo struggente tema della Gerudo Valley, il toccante Bolero of Fire, e ne avremmo per righe e righe, ore di brani straordinari.

Nel momento in cui il mondo di gioco si espande, si colora, risuona di note uniche, si offre ancora di più rispetto ai precedenti della serie ad essere popolato, caratterizzato, utilizzato. Ocarina of Time porta ad un nuovo livello la dimensione esplorativa infilando una caverna nascosta qua, un pezzo di cuore apparentemente irraggiungibile là, valorizzando le ambientazioni con quest secondarie che spingono a infilarsi in ogni loro anfratto. Il gameplay ne beneficia in maniera enorme, e se ancora oggi è evidente la sua sopraffina qualità, immaginate cosa potesse essere quindici anni fa.

Ocarina of Time tracciò la rotta per tutti i titoli di simile genere, grazie ad intuizioni felicissime, diventate poi la norma, ma che proprio nel gioco per Nintendo 64 furono introdotte. La più utilizzata, lo Z targeting, che consentiva di utilizzare il lock on sul nemico con il quale si stava combattendo. Cosa dire poi dei viaggi nel tempo, di quelle due Hyrule separate da sette anni di distruzione, delle ripercussioni sul sistema di gioco così come sulla trama, o dell'incredibile level design dei dungeon del gioco.

Solo una Nintendo in pieno stato di grazia poteva arrivare a tanto: qualcuno afferma che non si è più superata, che Ocarina of Time ne rimane il picco più alto, altri invece ritengono che sì, riuscì persino a migliorarsi. Di certo c'è che allora si trattò di un'opera clamorosa, che ancora oggi afferma fiera tutto il suo innegabile valore e tutto il suo imperituro fascino.

Continua a leggere su BadTaste