10 scene indimenticabili viste al cinema nel 2022
Un anno di scene indimenticabili: momenti di fantasia estrema, i gesti di chi con il film rischia tutto, incontri, sguardi e sentieri
Il bello del cinema è che è un dialogo. Si svolge tra lo schermo e il pubblico. Le scene come frasi che fanno un discorso compiuto. Ci sono quelle di transizione e quelle portanti che chiudono il ragionamento. L’emozione, suddivisa in tanti piccoli movimenti, si tramuta in qualcosa di complesso alla fine del percorso. Come succede quando si legge un libro, anche lo spettatore cinematografico incontra dei passaggi che vorrebbe sottolineare. Dei punti di convergenza delle vicende, o delle parentesi poetiche, delle sensazioni particolari che restano impresse e che si sostituiscono al ricordo del film riassumendolo. In poche parole: le scene indimenticabili.
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Nelle scene descritte ci sarà qualche spoiler, leggete responsabilmente.
The Fabelmans
Spielberg aggiusta la linea dell’orizzonte.
Gli orsi non esistono
Jafar Panahi non scappa.
Il freno a mano tirato alla fine de Gli orsi non esistono è il gesto più epico e coraggioso dell’anno. Il regista iraniano filma se stesso mentre cerca di dirigere un film. Isolato (realmente) dal regime è un intellettuale clandestino. Nell’opera che sta girando due personaggi cercano di fuggire superando i confini. Quando la pressione aumenta e le cose si fanno pericolose per il Jafar Panahi del film viene invitato ad andarsene, a trovare rifugio da chi lo sostiene all’estero. Mentre è in macchina vede una cosa che lo sconvolge. Si sente chiamato ancora una volta ad opporsi. Tira il freno a mano e resta nel suo paese.
Il film finisce così, non la sua storia. Jafar Panahi è stato arrestato l’11 luglio. Poco dopo avere terminato il suo film. Sconterà sei anni di carcere per propaganda contro il sistema. In pratica: per quello che dice nei suoi film. Un piccolo gesto con un significato straordinario.
Saint Omer
Lo sguardo in camera
Una donna rea confessa di infanticidio. Una scrittrice che osserva il processo. Saint Omer è un complesso film sull’intrecciata esistenza di donne, madri, migranti, sperdute culturalmente e sole in un paese straniero. Quando la Medea moderna è ormai diventata ai nostri occhi una persona ferita, degna di compassione nonostante le sue azioni, lei si gira e guardando in camera incrocia lo sguardo in soggettiva di colei che vuole raccogliere la sua storia. È un momento potentissimo. Un incontro umanizzante, che vive di empatia e la genera anche verso chi sembra all’opposto ogni valore civile. Il cinema che crea fili invisibili e regala una tra le scene indimenticabili del 2022.
Doctor Strange nel multiverso della follia
La battaglia delle note
Che senso ha avere artisti degli effetti speciali, il multiverso, la magia e un ingente budget se non puoi farci qualcosa di mai visto in live action? Sam Raimi ha creato così un momento incredibile in Doctor Strange nel multiverso della follia. Un duello a colpi di magia tra due Stephen Strange. Come potrebbe succedere se fossimo dentro Fantasia la musica si materializza, le note diventano oggetti fisici che i maghi si scagliano uno contro l’altro. Danny Elfman musica il tutto, il montaggio segue il crescendo del brano. Un tripudio di suoni avvolgenti e di creatività nella scena più bella che i Marvel Studios abbiano offerto quest’anno.
Le otto montagne
Il cammino del padre
Le otto montagne comunica nei silenzi, i personaggi si scambiano i sentimenti proprio quando li trattengono. È questa la portata poetica di un film che richiede anche tanta adesione e fiducia allo spettatore. Come se fossimo arrivati in cima ripaga con un momento in cui rilascia tutte le emozioni nascoste e non dette fino a quel momento e poco prima della fine. Un figlio che ripercorre i sentieri del padre. Segna sulla mappa il suo percorso, a fianco di quello intrapreso anni prima da altre persone. Recupera il tempo perduto e scrive la sua storia. E mentre lo fa, in paesaggi incredibili con la macchina da presa si muove con lui, scopre i pensieri e l’affetto che suo padre non gli aveva mai comunicato. Li aveva affidati ai piccoli diari dei viandanti nascosti tra le rocce e ora ritrovati. Sinceramente commovente. Pura bellezza.
Everything Everywhere all at Once
Il dialogo tra pietre
Il film dei Daniels è pieno di scene indimenticabili per via del suo crescendo di follia. Ci si chiede fino a dove riusciranno a spingersi Daniel Kwan e Daniel Scheinert. Il massimo della creatività, permessa dal viaggio di Evelyn Quan Wang tra le infinite possibilità spazio temporali, corrisponde all’unico momento di tregua sensoriale. Un dialogo tra madre e figlia in una versione della realtà in cui sono… delle pietre. Le didascalie dicono il contenuto, il montaggio fa l’intonazione. Si ride con uno stacco da un’inquadratura all’altra e grazie ai tempi di attesa tra la comparsa di una scritta e l’altra.
Spencer
All i need is a miracle
Ci sono due scene madri in Spencer. Quella opprimente e onirica della cena regale in cui Diana ingoia a forza le perle della sua collana e quella di liberazione. La fuga dal castello, dalla fiaba diventata un incubo. All i need is a miracle cantano mamma e figli mentre sfrecciano in macchina per la prima volta senza il peso della corona sulle spalle. C’è una famiglia che si riunisce, una donna che recupera il proprio cognome, e quindi l’identità che le è più affine, e una principessa che ritorna cittadina per un attimo. Una scena che Pablo Larrain ci offre come un respiro a pieni polmoni e che arriva fortissima.
Top Gun: Maverick
Maverick dimostra che la missione può essere fatta.
Non ci sono missioni impossibili per Tom Cruise e quindi nemmeno per i suoi personaggi. In un film in cui le scene spettacolari si sprecano, quella che più ha ammutolito la sala creando una tensione pazzesca è il suo assolo. Maverick ritorna in scena per dimostrare ai suoi studenti che l’obiettivo può essere abbattuto nei tempi prestabiliti e non quelli più ottimisti imposti dai capi. Prende un aereo, seguito dal radar e si gioca tutto. Joseph Kosinski dirige tutto facendo del rumore dei motori la colonna sonora e ritmandola con il respiro di Cruise. L’uomo e il veicolo si fondono, è una scena dolorosissima di sforzo fisico, di ossigeno che manca e di gravità che schiaccia le ossa. E quindi che spettacolo. Esaltante.
Finale a sorpresa
Recitazione con un masso sopra la testa
Due attori appartenenti a due scuole di recitazione opposte. Una regista femminista folle come da tradizione dei grandi artisti che deve girare un capolavoro. Finale a sorpresa è una commedia che gioca sull’assurdità delle situazioni e sui contrasti tra i personaggi. Fa ridere come si raccontano, come si percepiscono e come appaiono veramente. Ad un certo punto vengono costretti ad una prova di recitazione mentre una gru tiene sospeso sopra di loro un enorme masso. Una comicità situazionale in cui gli oggetti fanno scoppiare dalle risate ad ogni cigolio. Una gag perfetta che ha pure il valore aggiunto di rivelare tutto di come sono veramente i due protagonisti. Iconica.
Avatar - La via dell’acqua
Kiri si connette in Eywa
La scena migliore di Avatar - La via dell’acqua è quella che somma lo stupore visivo presente in tutto il film, con le emozioni per quello che sta succedendo. Kiri ha il potere di connettersi con tutto ciò che la circonda, di legarsi a Eywa. Nel climax finale del film, mentre la nave nemica sta affondando portando con sé tante vite, vediamo i suoi poteri in azione. Musica, i colori e il contrasto che creano, la tridimensionalità e le interpretazioni danno vita a una delle scene indimenticabile di assoluto spettacolo audiovisivo.
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