The End? L'Inferno Fuori, la recensione
Con una buona volontà ma dialoghi e ritmo troppo altalenanti The End? L'Inferno Fuori tenta di essere adeguato ai tempi che vive
L’intrappolato è Alessandro Roja, manager spietato e cinico, bastardo e privo di scrupoli che dentro l’ascensore spera di rimanere vivo, combatte e al telefono cerca come può di salvare il salvabile di chi gli sta intorno. E qui forse sta la vera differenza con i modelli di The End?. Come già detto infatti non viene dal cinema dell’orrore o da quello d’azione con zombie, ma dal film-romanzo in cui la maggior parte delle situazioni e dei personaggi sono evocati tramite conversazioni e devono essere immaginati dallo spettatore invece che messi in scena.
Tuttavia se Locke o Beast Of Burden sono odissee nella responsabilità da parte di personaggi che sacrificano tutto per fare la cosa giusta, qui il protagonista non ha un obiettivo preciso, etico e morale, qualcosa che lo elevi, ma è anzi un deprecabile manager dalla scarsa empatia. Sembrerebbe materia buona per i denti di Alessandro Roja, già Dandy in Romanzo Criminale, batterista in I Più Grandi di Tutti (la sua interpretazione migliore) e poliziotto-pianista in Song’e Napule dei Manetti (che qui producono). Purtroppo però Roja non è sempre a fuoco e dopo un grande inizio, in cui con pochi tratti spiega bene chi sta interpretando, centra i gesti e le espressioni, non rimesta nei luoghi comuni e dà forma al testo con personalità, nei momenti più dinamici (e francamente più noiosi) non riesce a reggere il film come richiesto dall’essere (quasi) l’unico interprete. Lì Roja crolla assieme ad una parte del film nella palude della ripetitività di gesti, espressioni e convenzioni, in uno spazio così stretto che è difficile vedere altro.Con un po’ di anticapitalismo facile e accennato, alcuni ravvedimenti e una voglia anche esagerata di indugiare sulla disperazione dell’uomo intrappolato (che alla lunga stanca) The End? non fa insomma il miglior uso del suo minutaggio e specie da tre quarti in poi comincia ad arrancare, proprio nel punto in cui invece dovrebbe lanciare una volata finale di cui non c’è traccia.