Remi, la recensione
Ultimo del filone del cinema di montagne e romanzi diventati anime, Remi risponde allo schema classico ma introduce una cura maggiore
Montagne, animali, bambini e nonni, il format è chiarissimo e ha successo oggi come 30 anni fa in animazione, come più di cento anni fa su pagina scritta (il romanzo Senza famiglia di Hector Malot del 1878). Rispetto agli altri film che l’hanno preceduto però Remi opta per una patina molto più marcata, per uno stile visivo sempre chiarissimo ma decisamente più ricercato, in cui la natura non è contemplata ma organizzata in piccoli quadri dove la luce e le figure umane giocano un ruolo paritario. Remi non vuole essere sciatto come i suoi pari, desidera essere migliore, ha animali molto meglio addestrati, location particolari e una patina idealizzata che fa sì che tutti i vestiti o le copertine siano stirati e pulitissimi, anche quando vengono descritti come lisi.
Non stupisce se si pensa che il regista, Antoine Blossier, viene da un genere preciso e attaccatissimo ai dettagli visivi come l’horror (ha esordito con i cinghiali mannari di Prey).In questo mondo le cui dinamiche non sono state alterate e dunque risultano fedelmente lontanissime da quelle moderne, nel quale le differenze sociali, economiche e sessuali sono abissi e in cui i brutti sono anche cattivi e i belli sono sempre buoni, agiscono forze dickensiane.
A differenziare Remi da tutto quello che lo circonda (ovvero il complesso di cinema e serialità per l’infanzia) è quindi la componente fortemente tragica per nulla edulcorata. Come il racconto d’altri tempi che è Remi non sfugge ma anzi lavora bene sulla tragedia, preparandola, calcando la mano e “godendosela” come si poteva godere una volta delle storie tragiche per le quali piangere e in questo modo sciogliere i propri di drammi.Semmai sarebbe da chiedersi che appeal possa avere tutto ciò per un bambino che la narrativa moderna ha educato a non conoscere il registro tragico. Sembra infatti che i pregi di Remi risiedano tutti in ciò che interessa agli adulti. Del resto lo stesso Remi non è mai protagonista attivo delle sue avventure, ma è sballottato da volontà altrui in un mondo che non capisce e con il quale non sa interagire.