Family Switch, la recensione

Lo scambio di corpi stavolta avviene con tutta la famiglia, in Family Switch due figli e due genitori si scambiano corpi

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione del film di Netflix Family Switch, disponibile dal 30 novembre

Più si moltiplicano, più aumentano e più vengono replicati i film di scambi di corpi, meno sembrano esplorare l’argomento. Invece che differenziarsi e variare su un’idea indubbiamente efficace (quella di Tutto accadde un venerdì) viene ribadito il già detto con una blandissima idea di aggiornamento ai tempi che cambiano o in questo caso una inutile cornice natalizia. Family Switch moltiplica lo scambio di corpi. Figlio maschio con padre, figlia femmina con madre, e anche figlio nato da poco con cane. Ma l’aumento di scambio diminuisce l’esplorazione delle conseguenze di un adulto in un corpo giovane, con tutte le possibilità che si aprono a una persona giovane che ha una testa adulta, e quelle di una persona giovane in un corpo adulto, con le equivalenti possibilità che questo porta con sé.

In Family Switch vediamo come sempre i problemi al lavoro e poi quelli a scuola, e lo scambio di ruoli tradizionali che riguarda i figli (stavolta è il figlio maschio il secchione con problemi di cuore e la figlia femmina la sportiva con problemi atletici) e i genitori (la madre è la professionista in attesa di promozione, il padre ha un gruppo di vecchie glorie del rock), non porta nessuna reale variazione. Nulla è esplorato e anche le gag, che dovrebbero essere la colonna portante del film, sono le solite, cioè le ironie e le battute girano intorno alle consuete convenzioni del genere. Come se da questo spunto non potesse essere tratto nulla di altro se non quello che già abbiamo visto. E nemmeno agli attori (a Jennifer Garner o a Ed Helms) sembra vada molto di fare un lavoro particolare come invece, per fare un esempio, fece Pierfrancesco Favino in Moglie e marito.

L’eccitazione sessuale, la soddisfazione professionale e anche i dilemmi relativi alla crescita dei figli o all’accettazione dei genitori non sono mai portati a conseguenze interessanti. È un espediente che calmiera il film e non fa che affossare anche la grande risoluzione finale. Esplorando poco i problemi viene poi a mancare una concreta partecipazione alle conseguenze, quando tutto sembra complottare perché la famiglia non riesca a tornare normale. È impossibile sentire realmente il mutamento emotivo di personaggi che ci sono apparsi fino a quel punto così vaghi da non avere una propria unica intimità e dei cui dilemmi abbiamo partecipato così poco.

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