Cattivissimo me 4, la recensione

Non c'è redenzione. Cattivissimo me 4 continua a peggiorare la saga, continua a proporre un umorismo dozzinale e storie piene di melassa

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Cattivissimo me 4, il film doppiato da Stefano Accorsi e Max Giusti, in uscita il 14 agosto.

Si può anche impazzire di fronte alla povertà del racconto di Cattivissimo Me 4. Lo standard impostato da Pierre Coffin per questa saga è già basso di suo, ma arrivati al quarto film (sesto se si considerano gli spin-off), sono state deposte tutte le armi. Adesso Cattivissimo Me funziona direttamente a sketch, proseguendo per scene slegate tra di loro, solo blandamente unite da una trama pretestuosa, pensata in realtà per saltare di palo in frasca. Il setting è un quartiere alto-borghese in cui la famiglia di Gru è stata trasferita per vivere sotto copertura; da lì, ogni personaggio ha le sue gag. In più c’è un cattivo che li cerca, con il quale ci sarà lo showdown finale, propedeutico al più pedissequo, povero e routinario dei ritorni all’equilibrio iniziale (più un personaggio nuovo, conosciuto in questa avventura e che immancabilmente troveremo alla prossima).

Questa storia, sfilacciata, allungata, dilatata e trapunta in carta vetrata grazie a un umorismo di bassa lega, anche per gli standard (non sempre pessimi) delle produzioni per bambini, è l’ennesima riconfigurazione di una serie di film nata in tutt’altra maniera e corretta in corsa per inseguire il gusto del pubblico (con buon successo!). Gru era un villain eletto a protagonista, legato in modi strani a delle bambine che ne smuovevano un po’ il cuore. Che tuttavia rimaneva da villain. E questo era (più o meno) divertente per come subiva ancora l’influenza dell’umorismo cinico della Pixar che ha dominato gli anni Duemila. Quasi subito poi la serie ha virato, ammorbidendo tutto, puntando su kitsch, sul “carino” e sul rassicurante fino alla morte.

E per quanto la Illumination, che questi cartoni li realizza, abbia dimostrato ben altre capacità in altri film, e qui ancora si veda che hanno un grande talento per il character design, rimane un desiderio fortissimo di annacquare tutto e andare giù, giù, fino al comun denominatore più becero, proponendo solo contenuti pieni di melassa, morali di ferro che non impegnano per nulla la capacità critica (anche quella di un bambino) e storie che non conoscono reali crisi, solo intrecci buonisti. Che poi qui, senza una reale ragione e senza una reale economia nel racconto (che del resto, come detto, praticamente non esiste), alcuni minion diventino una specie di supereroi, è così un momento senza senso alcuno da essere quasi apprezzabile. Se tutto deve essere così scemo, beh allora meglio esagerare e sconfinare nel demenziale. Se non altro...

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