YouTube pronto alla svolta

L'aggregatore di video cerca di compiere la svolta più importante della sua breve vita: aumentare la qualità, ricompensare gli autori, monetizzare...

Critico e giornalista cinematografico


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Un anno fa si dibatteva e molto su quale sarebbe stato il futuro di YouTube, stretto tra un successo senza pari, l’impossibilità di monetizzare adeguatamente il suo seguito sterminato e la difficoltà ad accogliere contenuti professionali dagli studios e dai network televisivi a causa della cattiva reputazione che gli danno i milioni di video girati male a soggetto “gattini”. Adesso al VidCon 2011 YouTube ha diradato le ultime nubi su un nuovo corso che da qualche mese era ormai abbastanza chiaro a tutti.

Più contenuti professionali ma provenienti da fonti non professionali; meno importanza ai video virali e una forte impronta verso la novità. Può sembrare banale e scontato ma è esattamente la direzione opposta rispetto a quella imboccata da quelli che erano identificati come rivali (Hulu, in primis, che manda solo serie tv e film da studi come Universal o canali come NBC e FOX) e un’idea molto più democratica dei cugini snob di Vimeo (i quali vogliono essere pagati mentre YouTube cerca di pagare).

Meno video virali perchè, benchè questi esisteranno sempre, non sono replicabili facilmente e regolarmente quindi non sono un modello di business sostenibile, e più contenuti che vengono da fonti non professionali perchè possono essere retribuiti con i pochi soldi che al momento la pubblicità può garantire.

Come arrivare a questo, cioè come migliorare la qualità dei prodotti delle persone che uploadano video sul portale è la grande sfida di YouTube, un’impresa che ha del titanico e che per il momento il grande aggregatore sta affrontando con uno spiegamento di forze nel mondo reale inedito per l’azienda.

YouTube da qualche mese sta girando l’Europa e l’America con una serie di conferenze ad hoc, mirate a youtuber e giovani filmmaker in cui spiega i benefici di un account partner (quelli che consentono di guadagnare e sono offerti solo a chi si dimostra professionale e costante), ha creato un report con 20 case histories di successo di gruppi o individui che hanno trovato il successo con YouTube, ha dato vita ad una scuola “per corrispondenza”, nonchè realizzato un vademecum di 70 pagine in cui è spiegato per filo e per segno ogni passo della pubblicazione e distribuzione di un video di successo.

YouTube sta insomma insegnando a tutti come usare YouTube al meglio (di oggi la notizia che il concorso YouTube NextUp con in palio 20.000$ e 4 giorni di alta formazione per 25 vincitori in tutta Europa ha visto emergere 3 italiani), illustrando che video fare, come farli, come distribuirli e come spargere la voce. L’idea non è azzerare la creatività ma semmai fomentarla risolvendo quella serie di problemi pratici e tecnici che spesso per chi ha poca esperienza e poca conoscenza dei mezzi sono l’ostacolo maggiore.

A chiusura del cerchio ora ha fatto il suo debutto anche Cosmic Panda, una nuova interfaccia (al momento disponibile solo per chi naviga con Chrome) che predilige la fruizione di altri video dal medesimo canale e avvantaggia la serialità rispetto alla viralità.

I risultati si vedranno tra molto tempo ma intanto già gira qualche numero (vaghi, come sempre nella tradizione di YouTube). A fronte di un quasi raddoppio del numero dei partner causato dall’apertura delle maglie del canale e dall’evangelizzazione delle nuove possibilità, è triplicato il numero di youtuber che guadagnano almeno 1.000$ al mese con addirittura qualche centinaio tra questi che incassano cifre a sei zeri ogni anno.

Sono cifre da mercato americano chiaramente, riservate a video in lingua inglese che hanno come target l’intero pianeta e non solo il proprio paese, in Italia non siamo a questi livelli e anche gli youtuber di maggiore successo non arrivano a simili vette. Tuttavia se siamo riusciti ad avviare con successo una community di youtuber validi ed originali anche in Italia, chissà che con un po’ più di tempo non si possa passare a fare video in lingue che non sono l’italiano.

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