Yaya e Lennie - The Walking Liberty e la difficoltà di fare film d’animazione in Italia

In occasione dell'uscita di Yaya e Lennie - The Walking Liberty, ragioniamo sulla possibilità di realizzare film d'animazione in Italia

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Dal 4 novembre, Yaya e Lennie - The Walking Liberty è nei cinema italiani. Per chi non lo sapesse, stiamo parlando del nuovo film d’animazione di Alessandro Rak, celebre regista e animatore partenopeo salito alla ribalta nel 2013 con L’arte della Felicità. Un successo poi replicato nel 2017, con quel Gatta Cenerentola che tanto fece parlare di sé e che ricevette diversi premi importanti in Italia.

Il nuovo film di Alessandro Rak è ambientato in un mondo futuro. Un mondo dove la natura si è ripresa quanto le spettava a discapito dell’umanità del nostro popolo. In un pianeta ormai allo sbando, Yaya e Lennie tentano di sopravvivere al meglio delle proprie capacità. Lei è una ragazza determinata a raggiungere i propri obiettivi. Lui un ragazzo con dei problemi mentali, ma dal cuore d’oro. Basteranno forza e bontà per sopravvivere in un mondo carico di astio e di paura? Beh, non abbiamo la risposta a questo quesito. L’unico modo per scoprirlo è correre al cinema e assistere con i propri occhi alla nuova opera del team di Alessandro Rak.

Una cosa è però evidente sin da subito: il coraggio nel voler lavorare nel campo dell’animazione e nel continuare a sviluppare progetti di questo tipo in Italia.

Se dare vita a nuove pellicole nel nostro Paese è un’impresa davvero impegnativa, riuscire a portare nei cinema un film d’animazione lo è ancora di più. Questo nonostante il fatto che l’ultimo decennio si sia rivelato davvero rivoluzionario per questo settore. Un settore che ora conta più di seimila addetti ai lavori e un fatturato annuo di circa 180 milioni di euro. Eppure ancora in pochi si cimentano in questa difficile arte, spaventati dall’idea di competere con le major straniere.

È altresì vero che c’è interesse da parte dei giovani nel voler imparare questo linguaggio e utilizzarlo per raccontare storie emozionanti. Lo dimostrano l’incremento di corsi professionali mirati a formare addetti ai lavori competenti e pronti al mondo reale post accademia. Corsi che illustrano come esistano software in grado di migliorare la quality of life, rendendo accessibile questo mestiere anche a studenti con pochi anni di esperienza alle proprie spalle. Proprio il succitato Gatta Cenerentola, infatti, è stato realizzato tramite il programma open source Blender, insegnato in tutti i principali corsi di animazione italiani.

Questi nuovi studenti imparano a realizzare prodotti che, però, vengono spesso utilizzati all’interno di spot commerciali, videoclip musicali e cortometraggi. Mercati senza dubbio remunerativi, ma spesso lontani dall’ambizione del grande schermo. Il proliferare di queste realtà ha però dato vita ad associazioni come Cartoon Italia (che rappresenta il 95% delle società di questo settore nel nostro Paese) e Asifa Italia.

Lo stato italiano, inoltre, ha contribuito negli ultimi anni ad aiutare alcune società già esistenti con agevolazioni economiche. Grazie al tax credit, infatti, aziende come MAD Entertainment di Alessandro Rak, Animoka o DogHeadAnimation hanno potuto dare vita a nuove opere, che contiamo di veder pubblicate nei prossimi anni. A questo punto, però, bisogna vedere come il pubblico italiano recepirà questi nuovi prodotti. Dopotutto, al di là dei finanziamenti, è con le persone in sala che si può determinare il successo (o l’insuccesso) di una pellicola. Se l’attuale scetticismo continuerà a serpeggiare tra la gente, è difficile avviare quel meccanismo necessario per portare gli spettatori al cinema. Molto probabilmente c’è bisogno un film imponente, in grado di conquistare pubblico e critica e a far parlare di sé anche i media generalisti.

Ci vuole un “Lo chiamavano Jeeg Robot” dell’animazione, che spinga le persone a credere in un futuro migliore per questo genere di prodotto in Italia.

Ormai lo Stato e le aziende sono riuscite a trovare una sorta di equilibrio. Un equilibrio che ha portato i produttori italiani a mantenere la maggioranza dei diritti nelle coproduzioni internazionali. Nuove collaborazioni stanno prendendo il via, portando a situazioni come il Cartoon Digital, un master organizzato dall’associazione europea Cartoon Media svoltosi a Cagliari lo scorso anno. Ecco che questa nuova ondata di ottimismo nel campo dell’animazione ha portato alla nascita di progetti come Dragonero, tratto dal fumetto di Sergio Bonelli Editore, Nina e Olga, Vladì e Mirò o Il Lupo.

Dragonero animazione

In questa ondata di ottimismo è evidente che il Covid-19 abbia sicuramente rallentato alcune produzioni. Autori come Alessandro Rak non hanno però mai smesso di lottare per questo settore. Ecco che, quindi, hanno trovato spazio sul web diverse iniziative rivolte a far conoscere il linguaggio dell’animazione alle persone, che spesso non hanno la più pallida idea di come funzioni questo settore.

L’educazione alla cultura è infatti uno dei punti più importanti da sottolineare e sui quali puntare.

Alcune opere si apprezzano maggiormente dopo averle comprese, ma è evidente come nel nostro Paese questa sfumatura sia ancora poco percepita da parte dell’utente medio. Non possiamo far altro che sperare, quindi, che nei prossimi mesi/anni si percepisca un cambio di rotta in questa direzione, puntando a educare il pubblico e a conquistarlo con quel magnifico linguaggio che è l’animazione.

Al momento non possiamo fare altro augurarci che Yaya e Lennie - The Walking Liberty possa ricevere la giusta dose di attenzioni. Attenzioni che non devono essere per forza positive (anche se ce lo auguriamo), ma che spingano altre persone ad avvicinarsi a questo settore, per portare la propria sensibilità sul piccolo e sul grande schermo.

Insomma: viva il cinema, viva il cinema d’animazione e viva il cinema d’animazione italiano. Sempre e comunque.

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