X-Men: Kelly Thompson parla del suo amore per le storie anni '90

L'innamoramento per gli X-Men e gli effetti di Excalibur e X-Factor su una lettrice degli anni '90

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Kelly Thompson è ormai stabilmente una delle voci più influenti della Marvel. La sceneggiatrice di Captain Marvel e di Mr. & Mrs. X è stata intervistata dal sito ufficiale della Casa delle Idee riguardo le sue passioni fumettistiche negli anni Novanta, un periodo fondamentale per due personaggi che la Thompson ama molto, per ragioni professionali e di lettrice: Rogue e Gambit.

Uncanny X-Men #290, copertina di Whilce Portacio

Per me i comics sono stati un'ossessione sin dal primo momento. Non sono mai stata una lettrice casuale, mi sono tuffata in questo mondo di testa. In poche settimane di scoperta del mondo dei fumetti ho iniziato a comprare arretrati in gran quantità. All'inizio degli X-Men e delle testate mutanti, poi sono passata a storie di ogni genere.

Il primo fumetto che abbia mai retto è stato Uncanny X-Men #290, con quella splendida copertina di Whilce Portacio. Il secondo fu X-Force #3. Erano numeri che i miei fratelli avevano portato a casa pieni di eccitazione da un supermercato, poco dopo il nostro primo episodio in TV della serie animata sugli X-Men. Il mio primo viaggio volto all'acquisto mi fruttò X-Men #1. Ero innamorata.

Da ragazzina frequentavo soprattutto le fumetterie. Un sacco di fumetterie. Andavo da Dr. Volts Comics, ma soprattutto da Night Flight Comics. Decidere che sarebbe diventato ciò che avrei fatto nella vita fu molto rapido. Da sempre volevo essere una scrittrice, e i fumetti mi avevano contagiato talmente tanto, erano un modo di raccontare così appassionante, anche per la fusione con i disegni! Non appena li scoprii, mi venne la voglia di realizzarli.

I personaggi che più associo agli anni Novanta sono quasi tutti X-Men. Il team Blu e quello Oro erano tutto il mio mondo. Rogue, Gambit, Ciclope, Jubilee, Psylocke, Wolverine, Tempesta e Alfiere. Poco dopo aver scoperto X-Men e Uncanny X-Men mi innamorai di Excalibur, di Chris Claremont e Alan Davis, e del suo umorismo, nonché dell'X-Factor di Peter David e Larry Stroman.

Rogue & Gambit #5, copertina di Kris Anka

Anche gli autori fondamentali per me di quegli anni sono tutte X-star! Jim Lee, Chris Claremont, Andy Kubert, Jae Lee, Fabian Nicieza, Alan Davis, Mark Waid e Joe Quesada. E devo dare atto a Nicieza di avermi fatto cambiare idea su Ciclope con X-Men #44, un albo incredibilmente intelligente e brillante, incentrato sul protagonista. Ancora oggi è un monito su come sia sufficiente una sola buona storia per farti affezionare a un personaggio.

Le mie storie preferite? Sono una che morirebbe per Rogue e Gambit, vivevo letteralmente per le storie, di solito secondarie, che li vedevano protagonisti su X-Men e Uncanny. Non mi bastavano mai. L'Era di Apocalisse fu una svolta, per me. Ero ancora inesperta nella comprensione dei fumetti e di quanti tipi di storie potessero raccontare, di quali limiti avessero. Quel ciclo mi spazzò via mostrandomi le figure che amavo sotto una lente diversissima. Ma credo che i cicli di Excalibur e X-Factor che ho citato prima siano le storie che mi hanno più lasciato addosso i loro segni, cambiando il modo in cui vedevo i super eroi e influenzandomi ancora adesso.

Fonte: Marvel

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