X-Men - Giorni di un futuro passato... a leggere!

Cosa passa per la testa di un appassionato degli X-Men alla vigilia dell'uscita di Giorni di un futuro passato?

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Ci siamo. Due giorni. Di un futuro prossimo. Non certo Giorni di un futuro passato, come recita il titolo del prossimo film in uscita che vede protagonisti gli X-Men. Due giorni e poi potremo andare tutti quanti a vedere la pellicola di Bryan Singer, colui che ha portato i nostri mutanti preferiti al cinema, ci ha sedotti e abbandonati, ci ha traditi con Superman, per poi tornare a sollazzarci con Xavier e compagni e, ora, portare sul grande schermo un'avventura che ha lo stesso titolo di una delle storie più amate di sempre.

Eravano nel pieno della fanciullezza fumettistica, quando in Italia compariva Days of a Future Past, il ciclo scritto da Chris Claremont e disegnato da John Byrne, che fa da ideale ispirazione per il film che sta per invadere le nostre sale. Se non sapete di che parla, in questi giorni troverete recensioni e contributi che si occupano principalmente del fumetto. Riassumendo moltissimo, la storia è quella di un futuro in cui i mutanti sono nell'angolo. Cacciati, sterminati, segregati. Pochissimi X-Men invecchiati e sopravvissuti riescono ad inviare la coscienza di Kate, non più Kitty, Pryde nel passato, in maniera che possa prendere possesso del suo corpo giovanile e impedire l'omicidio del senatore Kelly, uno dei più fieri avversari politici della razza degli homo superior. Evitando quest'evento, si cambierà il corso del tempo: niente isteria, niente repressione dei mutanti per rappresaglia, la speranza di una convivenza, per quanto difficile, con gli umani ancora in vita.

Sbrigato il minimo sindacale di esposizione dei fatti, questo articolo cerca di illustrare lo stato d'animo del lettore di vecchia data degli X-Men, le sue aspettative e considerazioni riguardo alla trasposizione filmica del fumetto, pur sapendo che i due universi narrativi sono molto differenti e che ad essere conservata sarà solo l'idea di base, come è giusto che sia.

Partiamo da una considerazione: pochissimi, ci pare di poter azzardare, considerano Giorni di un futuro passato la loro storia mutante preferita di tutti i tempi. Un empirico sondaggio, probabilmente, vi porterebbe a una quasi schiacciante vittoria del ciclo di Fenice Nera, con una presenza non trascurabile dell'arco narrativo di Grant Morrison, una componente più tamarra che porrà innanzi Age of Apocalypse e molti che citeranno storie sparse di Claremont, come Massacro Mutante. Tuttavia, è quasi impossibile trovare un lettore che parli male di Giorni di un futuro passato. Si tratta di una storia amatissima, emozionante, e memorabile per tanti motivi.

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Innanzitutto, la protagonista è Kate. Sprite, Kitty, Pryde. Chiamatela come vi pare. Eravamo tutti innamorati di lei, negli anni Ottanta. Era la mascotte del gruppo, il punto di vista adolescenziale della seconda formazione degli X-Men, molto più adulta della prima nella sua identità. Mentre il gruppo originale era composto da ragazzi nel pieno di un percorso di crescita, questi nuovi mutanti erano già formati, una famiglia spesso disfunzionale, le cui dinamiche di gruppo erano più complesse. Kitty era una di noi. Il suo amore adolescenziale per Colosso, il paternalismo che subiva e di cui godeva da parte di tutti, il suo rapporto speciale con Ororo, alias Tempesta, la rendevano adorabile. Sapere che il ruolo di salvatrice del mondo e della razza mutante sarebbe toccato a lei, era una soddisfazione non da poco, per i lettori del 1981 (un po' più tardi per noi Italiani). Intuire fin dal trailer che anche questo film sugli X-Men sarà di fatto un film su Wolverine non è esattamente la migliore notizia che si possa dare a un lettore duro e puro. Non una pregiudiziale sull'apprezzamento, per carità. Ma resta un piccolo sasso nello stivale. La speranza che la Kitty di Ellen Page abbia lo spazio che merita è ancora forte, prima della visione. Ma il fatto che i riflettori siano soprattutto per il Logan di Jackman, per quanto forse scontato, infastidisce.

Il secondo e fondamentale motivo per ricordare Days of a Future Past è la sua importanza narrativa. Con quel ciclo, di fatto, Claremont ha dato il via e ha posto le basi per una caratteristica che avrebbe accompagnato le testate mutanti per lunghissimo tempo: quella che ha reso gli X-Men, con la sola possibile eccezione dei Fantastici Quattro, il gruppo maggiormente coinvolto in viaggi nel tempo, realtà alternative, versioni parallele e distopiche dell'universo Marvel. Grazie a quel ciclo, sarebbe sbarcata Rachel Summers, figlia di Ciclope e Jean da una linea temporale alternativa; la nascita e la crescita del personaggio di Cable non avrebbero avuto lo stesso significato senza di esso; l'arrivo di Alfiere, dieci anni esatti dopo il viaggio temporale di Kitty, avrebbe avuto tutto un altro sapore, e così il ciclo dell'Era di Apocalisse e tutto quel che ne sarebbe seguito. Persino le attuali vicende, ad esempio quelle di un giovane Scott Summers prelevato dal suo tempo per venire catapultato nell'attuale presente Marvel, sono consapevolmente debitrici di quello storico ciclo che oggi dà il titolo ad una pellicola cinematografica. Chi di noi, quando Legione viaggiò a ritroso nel tempo, uccidendo per sbaglio Charles Xavier e consegnando il mondo a En Sabah Nur, non vi ha visto un oscuro e deformato riflesso del viaggio nel passato di Kate?

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Giorni di un Futuro Passato è stato una testata d'angolo, un momento di definizione fondamentale dell'identità degli X-Men e continua ad esserlo tutt'ora, in qualche modo. Il film di Bryan Singer dà l'idea di voler fare altrettanto. Al di là delle evidenti velleità di riscrittura di alcuni eventi delle pellicole precedenti, l'annuncio dell'arrivo al cinema anche di Age of Apocalypse ci porta a nuovi probabili viaggi nel tempo, nuovi paradossi da sciogliere, nuove realtà alternative. Nella mente del lettore più attento, quindi, non può che esserci una domanda, alla vigilia dell'uscita nelle sale di Giorni di un Futuro Passato: questo snodo narrativo sarà all'altezza di quello che avvenne su carta? La versione filmica avrà la forza di influenzare positivamente tutto il brand dei mutanti al cinema come avvenne per il fumetto? Il progetto appare rischioso. L'appassionato di vecchia data lo sa. E, un po' speranzoso un po' titubante, si avvia a poggiare le terga sulla su poltrona. Centrali, prego. Possibilmente in fondo.

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