Wonder Woman: Azzarello e Chiang fanno un bilancio del loro ciclo
Brian Azzarello e Cliff Chiang parlano di Wonder Woman al termine del loro storico e apprezzatissimo ciclo sul personaggio
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Be', io e Cliff non siamo bravi a collaborare con gli altri. Prima di iniziare ho detto a Dan DiDio che ci sarebbero serviti tre anni di autonomia e abbiamo ottenuto il via libera. L'abbiamo guadagnata perché abbiamo proposto la nostra idea ancor prima di iniziare.
Le copertine sono state realizzate tutte in anticipo per poter essere utilizzate come immagini promozionali. Hanno contribuito ad unificare lo stile degli albi e sono state uno strumento importante per comunicare l'atmosfera della serie. Se gli interni sono la storia, le copertine sono una pubblicità, un'opportunità ulteriore di far capire la nostra visione del personaggio e mostrare Wonder Woman sotto un'altra luce. Mi sono anche occupato della maggior parte del character design, ma ogni artista ha avuto un margine di autonomia. Ad esempio Tony è stato libero di disegnare qualunque dio volesse nella sua run e ha realizzato dei personaggi fantastici, alcuni dei preferiti dai fan. Poseidone reso come una balena gingante, o il suo meraviglioso Ade. Rispetto agli altri dei della serie sembrano davvero creature di un altro mondo.
Ci siamo documentati moltissimo per rifondare il pantheon di Wonder Woman, e non volevamo essere troppo legati alla mitologia greca classica. Volevamo in qualche modo aggiornarla e modernizzarla. Siamo stati criticati da alcuni, ma credo che fosse davvero una minoranza dei lettori. L'immagine di Diana, invece è stata influenzata direttamente dalle sceneggiature di Brian: una donna molto sicura di sé, non necessariamente appariscente ma che certamente colpisce. Una vera guerriera amazzone che, ogni volta che entra in una stanza, attira gli sguardi di tutti. Si comporta con regalità e sicurezza. E una persona di questo tipo tende a essere più silenziosa di quanto ci si aspetti.
La coppia creativa ha confermato che la serie ha avuto un impianto narrativo e una trama progettati sin dall'inizio, con qualche cambiamento qui e là durante la collaborazione, ma con moltissimi punti fermi perfettamente conservati, dall'inizio al finale della storia. Soprattutto l'immagine di Wonder Woman, che abbraccia il suo ruolo di Dea della Guerra rimanendo una donna e un'eroina motivata dall'amore e dalla compassione, era l'intento sin dal debutto.
Quando abbiamo avuto l'idea di farla diventare la Dea della Guerra ci siamo domandati cosa avrebbe fatto se avesse assunto quel ruolo. Ci piaceva l'idea di raccontare il suo contrasto, la sua anima amorevole e quella guerriera, di incarnazione della guerra, il modo in cui avrebbe gestito il proprio ruolo e la propria identità. Non era un'idea campata per aria e non l'avremmo portata avanti se non avessimo avuto qualcosa da raccontare tramite essa, per reinventare il personaggio. Del resto è per questo che i personaggi più efficaci sono così importanti. Come Batman: viene reinventato in continuazione. E ci sono moltissime storie diverse che si possono raccontare anche tramite Wonder Woman: ecco qual era il nostro orizzonte.
Fonte: Comics Alliance