La vita bugiarda degli adulti: tutte le anticipazioni sulla serie dall'incontro con il cast e i creatori!

Ecco tutte le anticipazioni su La vita bugiarda degli adulti dall'incontro con il cast e i realizzatori della serie in arrivo su Netflix

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Mancano ormai pochi giorni al debutto della prima serie originale Netflix italiana del 2023, una serie attesissima prodotta da Fandango e tratta dal celebre romanzo di Elena Ferrante La vita bugiarda degli adulti. Poco prima di Natale abbiamo partecipato, a Roma, alla premiere della serie dove abbiamo visto i primi due episodi e abbiamo incontrato il cast e i creatori della serie. Parliamo di Tinni Andreatta (vicepresidente contenuti italiani vi Netflix), Ilaria Castiglioni (manager delle serie originali Netflix), Domenico Procacci (produttore della serie per Fandango), Edoardo De Angelis (regista e co-sceneggiatore), Laora Paolucci e Francesco Piccolo (sceneggiatori), Valeria Golino (zia Vittoria), Giordana Marengo (Giovanna), Pina Turco (Nella), Alessandro Preziosi (Andrea).

Come nasce un progetto ambizioso come La vita bugiarda degli adulti

Castiglioni: Dalle parole e dal talento di Elena Ferrante e da un produttore come Domenico Procacci di Fandango, che hanno lavorato con passione per dare vita a questo adattamento. Con Domenico abbiamo capito da subito la sfida da affrontare, sapevamo ed eravamo molto consci che per realizzare questa serie ci serviva una squadra di fuoriclasse. In termini di scrittura cercavamo delle penne che fossero in grado di restituire i personaggi come nel libro, ma nello stesso tempo reinventarli. Elena Ferrante ed Edoardo De Angelis hanno partecipato all’adattamento, che è stato “creativo”. Il secondo elemento fondamentale in tal senso era la regia: ci serviva un regista di grande personalità che potesse dare corpo ai personaggi ma anche evocare i luoghi e gli anni in cui la storia è ambientata, la Napoli anni novanta. Edoardo ha girato una serie davvero originale e autentica.

Procacci: Fu proprio con Tinni Andreatta che parlai per la prima volta de L'amica geniale, e ora ci troviamo a lavorare ancora insieme. Ero preoccupato che vi fosse una qualche sovrapposizione tra le due serie, ma quando Edoardo ha accettato di prendersi carico di questo progetto abbiamo intuito che, conoscendo il suo cinema, non avrebbe lasciato il suo mondo fuori da questo lavoro, combinando il suo immaginario a quello della Ferrante e dei libri. I quattro romanzi (è in lavorazione la quarta stagione de L’amica geniale) arrivano di fatto a poco prima dell’ambientazione di questa serie, fermandosi a metà anni ottanta. Siamo sempre dentro quel mondo, ma non soltanto il mondo dell’Amica geniale: il mondo di altre opere di Elena Ferrante, è il suo mondo. Ma questa serie è anche molto il mondo dell’immaginario e del cinema di Edoardo De Angelis.

Com'è stato per Edoardo De Angelis entrare nel mondo di Elena Ferrante

De Angelis: Innanzitutto è stato molto piacevole, perché la Ferrante scrive molto bene. Dentro le sue parole abbiamo trovato tantissime cose, e queste cose sono diventati fatti dentro i corpi che le hanno fatte vivere. Adattare un romanzo non è una cosa troppo complicata o difficile, è come leggere. Se io leggo un romanzo quelle parole le sento con la mia voce e mi suggeriscono delle immagini che mi appartengono. Ecco perché alcuni adattamenti ci lasciano disorientati, se amiamo i romanzi da cui sono tratti. Stavolta tocca a me leggere questo romanzo e raccontarlo insieme a un’ottima squadra di scrittori. L’ho affrontata con naturalezza e spero che questa naturalezza traspaia.

Valeria Golino e la costruzione del personaggio di Zia Vittoria

Golino: Il lavoro complesso è stato prepararsi sul linguaggio di questo personaggio, che pur essendo napoletana è un’estranea. Lavorare sul corpo, su come occupa lo spazio. Ho avuto un po’ di ansia perché non mi sentivo mai pronta, anche solo per suonare la fisarmonica per finta ho dovuto prepararmi 2-3 volte a settimana per mesi. De Angelis poi non mi diceva niente, era calmissimo, mi metteva a fianco delle persone speciali (come la mia coach di napoletano). La prima volta che ho visto zia Vittoria ne stavo parlando con Domenico Procacci: aveva appena preso i diritti del romanzo e ne parlavamo con entusiasmo, senza però entrare in questioni lavorative. A un certo punto gli ho detto: c’è quel personaggio di zia Vittoria che è portentoso, e se avessi delle tette enormi mi proporrei (nel libro è descritta così). Stacco: sette mesi dopo mi chiama e mi propongono il ruolo. Per le tette… abbiamo cercato di fare il possibile!

L'esordio di Giordana Marengo e il rapporto con Valeria Golino

Marengo: Il mio è un percorso particolare, non avevo mai pensato di fare una cosa del genere, è stato del tutto casuale perché un’amica di mia madre mandò una foto alla casting della serie. Ho fatto vari provini, ho incontrato Edo, mi sono aperta con lui e secondo me è stato importante potermi far vedere come sono e non come in un normale provino, esponendo la mia personalità. Questo progetto sembrava più grande di me, ma ho vissuto l’ansia bene, passavo più tempo con Edo che con mia madre e quindi si è creato un clima molto famigliare.

La prima volta che ho visto Valeria eravamo al palazzo dove abbiamo fatto le prove e mi ha abbracciato, mi ha aiutato tantissimo a rompere il ghiaccio.

Golino: Ero nel suo stesso stato d’animo, lei era alla sua prima volta, io invece ero in ansia perché continuavo a sbagliare con la lingua, e quindi ci siamo aiutate tantissimo a vicenda.

Uno spin-off su Nella?

Turco: Better Call Nella! È stata forse la prima volta in cui ho trovato profonda semplicità a costruire il mio personaggio. Somiglia tantissimo a mia mamma, quindi un tipo umano che conosco perfettamente. Stessi errori, stesse debolezze. Fa' l’errore di qualche anno fa, delle donne di affidare la propria felicità alle mani di qualcun altro: la pagherà abbastanza cara. È stato un viaggio molto intimo, ho rivisto molto lei e quindi un percorso non complicato ma intenso.

Alessandro Preziosi e la legittimazione delle bugie

Alessandro Preziosi: La legittimazione della bugia e la legittimazione del male sono una delle cose più ambiguamente interessanti del romanzo e ora anche della serie. Le bugie sono interessanti perché a un certo punto si spingono a un tale estremo… Quella borghesia napoletana, quella scalata sociale… Il modo in cui le bugie vengono smascherate, ed Edoardo la smaschera con tantissimi colori. Ho visto come letteratura e cinema possono unirsi in una cerniera straordinaria di libertà creativa.

Il sodalizio tra Laura Paolucci e Francesco Piccolo alla sceneggiatura

Paolucci - La storia è ambientata nel 1994, per chi ha letto il romanzo sa che Ferrante non si sofferma su sociologia o politica di quegli anni ma sulla psicologia dei personaggi, piccoli oggetti, piccoli spostamenti che creano catastrofi e la possibilità di liberarsi. Questa cosa secondo noi rende questo racconto molto più universale. Quello che sapevamo è che potevamo raccontare la vita prima di whatsapp, di internet eccetera. Come trasmettevamo le emozioni all’epoca? Ci siamo focalizzati molto sulla musica: Edoardo ci ha mandato un sacco di playlist. La musica scelta da Edoardo è stata quella di gruppi che in quel periodo si sentivano nei centri sociali. La musica ti riporta a quando l’hai sentita, ci ha riportato alla gioventù di Giovanna. Sapevamo che Peppino di Capri sarebbe stato ballato da adulti e giovani in una scena importante. Abbiamo inserito una parte in un centro sociale… La musica ci è servita a recuperare una parte emotiva. Il period drama ha sempre la trappola del cliché, e questo penso sia stato evitato. Devo anche ringraziare Netflix perché non è affatto scontato avere tutte queste canzoni in una serie, e la colonna sonora di un maestro come Enzo Avitabile.

Piccolo: Questo è un racconto su un personaggio che scende verso un altro personaggio: si incontrano e scopre tutto. Io credo che non ci sia un luogo come Napoli per mostrare con grande evicenza le classi sociali. E allo stesso tempo non c’è nulla che sia più aperto, in questo senso. La discesa di Giovanni verso il Pascone, che pensa sia un mondo nuovo e invece scopre essere il mondo da cui arriva tutto… è stata affascinante. Due Napoli diverse da raccontare: persino il dialetto era diversissimo, uno di casa loro e uno molto più emotivo. C’è poi quest’altra cosa unica che la Ferrante coglie benissimo: in tutto il mondo c'è qualcuno che fa del male, ma in nessun posto quella persona vuole anche essere voluta bene. In questo racconto è una cosa esplosiva: si fa del male ma si chiede anche "mi vuoi bene?"
Per quanto riguarda l’adattamento, il nostro lavoro è stato costruire il contesto sociale degli anni novanta: la Ferrante lo rimuove, lo trova inutile. Noi nel fare una serie abbiamo dovuto costruire il contesto. La Ferrante ha a che fare con cinema e serie già da un po’ e ha capito benissimo il nostro lavoro: quel racconto è la nostra giovinezza, posti che abbiamo visitato da piccoli. L’immaginario di Edoardo è perfetto per esprimersi con quel mondo lì, e noi ci siamo molto lasciati andare.

Dopo l'incontro stampa c'è stato anche tempo per un Q&A con i giornalisti. Ecco le più interessanti:

Perché avete scelto attrici più grandi per le ragazzine?

De Angelis: C'è un motivo morale. Ci sono scene delle scabrose. Ne abbiamo parlato molto all’inizio… l’impostazione della messinscena non è mai morbosa, ma lavorare con una ragazzina di 15 anni a queste scene mi creava un problema che prescinde dalla valutazione strettamente professionale, mi creava una difficoltà umana. Giordana è stata individuata tra tremila provini realizzati a Napoli. Abbiamo scelto tra tutti Giordana per le sue qualità umane e le sue capacità interpretative, che non aveva ancora mostrato al mondo (penso sia il primo fotogramma che imprime), ma il potenziale si vedeva.

Com’è stato il rapporto con la misteriosa Ferrante, che ci tiene a mantenere l’anonimato? Quali raccomandazioni ha fatto in particolare? Ha visto la serie?

De Angelis - Il rapporto è stato di natura epistolare. È stata un’esperienza affascinante, normalmente ci si incontra dal vivo con i gruppi di scrittura. Ho cominciato a pensare a lei come a un’entità letteraria. Molto affettuosa ma formale nei rapporti, con dei momenti dialettici che sono stati anche accaniti, ma posso dire che l’autrice non aveva mai un intento di conservazione, ma aveva desiderio di scoprire quali fossero le possibili implicazioni nella traduzione di questo romanzo. Alla fine ha visto la serie e ho ricevuto da lei una lettera bellissima.

Golino: Non ho avuto contatti ma chiedevo spesso a lui informazioni, e tramite Edoardo sapevo cosa si dicevano.

In questa serie ci sono sequenze che su Rai 1 non avremmo mai visto. Mi chiedo se come autori e produttori vorreste lavorare più in generale sulla “vita bugiarda degli italiani”.

De Angelis - Il richiamo a un linguaggio emotivo più viscerale ed esplicito è una cosa presente nel romanzo della Ferrante. L’indagine sulle vite bugiarde è sempre l’indagine più appassionante e divertente: le bugie generano conflitti che sono sempre degni di essere raccontati.

Andreatta - La linea editoriale che vogliamo perseguire in Netflix è l’autenticità di quella che è l’Italia anche al di fuori di stereotipi e tabù, anche ciò che c’è dietro all’apparenza, dietro a ciò che vediamo superficialmente, il chiaroscuro del nostro paese. Su questo il lavoro sui personaggi femminili, l’interesse a raccontare un personaggio che nella sua libertà è pieno di difetti, è quello che vogliamo fare. Portare insomma nel panorama italiano qualcosa di nuovo, diverso, autentico anche nel suo essere scorretto.

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